✖ CAPITOLO 17: Due Babbuine Scintillanti

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-Ma che cavolo vuoi da me?!-
Più urlo e mi dimeno, più Stefano mi tira.
-

Mollami!!!- grido ancora -farabutto!!!-

Siamo ancora nella pista, il caos mi stordisce sempre di più.
Faccio fatica a camminare, il tubino di Vuitton sale fino all'inverosimile.

Mi sento una slitta desnuda trainata da un elefante.

-Oh! Ti ordino di lasciarmi, ippopotamo!!!- ma quello non ne vuole sapere di mollare la presa.

"Ora basta!!!"

E lo faccio.
Perché Isabella Martinelli non è un sacco di patate bollite da trascinare come un cadavere chiuso nel tappeto.

Gli rifilo un calcio.

Sì, una punizione di Ibrahimovic sarebbe il calcino di un feto che fa le piroette dentro la pancina della mamma.
Dritto sui polpacci, un fallo da cartellino rosso e 10 giornate di squalifica.
Le mie Louboutin sono usate come un'arma di distruzione di massa.

Stefano si blocca, di colpo. La musica della Tanha cambia all'improvviso; e anche il mio stato d'animo
La sua schiena è tesa come quella della Federica Pellegrini prima di scendere in vasca.
Il Principe di tammarilland si volta.
E mi squadra alla testa ai piedi.

-Copriti...- mormora.
Lo dice con un tono così autoritario e incazzoso che mi spavento.

-Ma che te frega?! Le tue fans sono mezze nude e rompi le palle a me?!- cerco di divincolarmi -ma chi sei, il padrone di una piantagione di cotone del Mississippi?! Lasciami stare!-

Ma Baroni non sembra dell'umore giusto.
Si avvicina a me, prepotentemente.

-Ti ho detto C.O.P.R.I.T.I- ripete.
Serra le mascelle, noto ancora i denti che si pressano, sotto le sue mascelle -Ti sembra normale essere conciata così?- continua -sembri puffetta che fa la escort nel villaggio dei funghi...-
È serio.
Così serio non l'ho visto nemmeno sul ring del Coliseu.
In effetti, abbasso la testa e sembro una battona. Ma vinta non gliela darò mai... come diavolo si permette?

-Ma vaffanculo, va!- sbotto, mandando in malore i corsi di bon ton che feci alle elementari -tu non usi questo tono con me, hai capito? Ma chi ti conosce? Ma chi sei?!-
Mi esce dal cuore. Sono arrabbiata, frustrata, mi viene voglia di schiaffeggiarlo di nuovo. E di riprenderlo a calci.

Ed è adesso che il bifolco mi lascia senza fiato.

Si china, verso di me.
Senza nessun sforzo mi prende in braccio; ancora, dopo il molo di Viareggio, mi sento sopra le nuvole.
Mi carica sopra la spalla, manco fossi una clava o una mazza da baseball; con l'altra manona, mi tira giù il vestito, con autorevolezza, sulla falsariga di un padre padrone geloso.

-Mettimi giù! Giù!!!- urlo con tutto il fiato che ho in gola, cominciando a sventolare le mie gambette come una capretta tirolese.
Forse ci stanno guardando tutti, ma non m'importa.
Voglio solo tornare con le Louboutin a terra.
E accade l'irreparabile.

"Ma..."

Mi sento tramortita, arriva un altro scossone. Sono incredula.
Stefano fa una cosa che mi dà i brividi: mi dá una botta leggera ma scandalosamente inequivocabile, che mi fa drizzare la schiena, spalancare le palpebre e diventare rossa come un capo Valentino.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now