CAPITOLO 30: Mi Dispiace

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-Benvenuta nella tana di Stefano Baroni...-

Il principe apre la porta del suo appartamento, all'ultimo piano, senza smettere di sorridermi.
E sì, sono emozionatissima.
Sto entrando nel cuore del suo mondo.

Il suo palazzo si trova sul lato mare della piazza del mercato, davanti al banco del fioraio con le serrande già abbassate; un vecchio edificio, di quelli anni 70, con le tapparelle color verde bottiglia e piccole crepe sui gradini delle scale, scheggiati dal tempo.
La classica palazzina popolare, con il profumo delle cene che le altre famiglie stanno cucinando, il volume un po' troppo alto dei televisori, alcuni gatti che ronfano beatamente sopra i tappetini.

-Non sarà una reggia come la tua... ma è casa...- e mi strizza l'occhio, mentre mi fa cenno di accomodarmi.

Appena supero l'uscio del portone, il cuore mi batte all'impazzata.
Mi guardo attorno, con le stesse curiose sensazioni che percepisco, solitamente, quando metto piede dentro un museo:
quando provo il desiderio di vedere.

Il suo appartamento è piccolo, ma caldo. È questo il sentore che avverto: calore.
C'è un lungo corridoio, quello delle tipiche case di una volta, che scorre lungo tutte le stanze della sua nido e conduce ad una rampa di scale.
Nonostante sia un ambiente spoglio, non curato, silenzioso, lo trovo delizioso. Accogliente.
C'è un gran casino, con pile di indumenti sportivi accatastati sopra una sedia, un paio di piatti sporchi dentro il lavandino della cucina asettica, gli attrezzi della palestra abbandonati in un angolo del salotto, alcuni scatoloni sparpagliati qua e la.
Un divano, due poltrone, un piccolo stereo reduce dagli anni 90 e un grande mobile di legno: una biblioteca strapiena di libri impolverati.

Eppure... eppure mi piace. Tanto.

Non riesco a non guardarmi attorno, come se fossi rapita.
C'è cosi luce, li dentro, che la notte buia fuori dalla finestra sembra una splendida aurora.

-Fai pure... dai un'occhiata in giro...- Stefano parla alle mie spalle -fai come se fosse casa tua, Isabella...-

Mi volto. Non voglio risultare una ficcanaso.

Baroni sistema i panini e le birre sopra un vecchio tavolo di legno.

-Ehm... scusa...-

Solo adesso mi rendo conto che sto vagando per casa sua, ipnotizzata, senza riuscire a dire niente.

-Scusa di cosa?- ride.
Fisso le sue fossette sulle guance, ho i brividi.
-Scusa per... per niente...- e gli sorrido.

Mi guarda con un'espressione da 'ecco, hai detto la cosa giusta'.

-Ti garba?- e apre la bottiglia di Tennent's con la mano, senza sforzi -sì, è un caos assurdo, dovrei dare una bella ripulita ma... non ho mai tempo! Di solito è Alessia che viene a dare una sistemata ma ultimamente è molto incasinata...-
-Ste, non giustificarti...- vado verso di lui, gli afferro le mani -mi piace tanto, dico davvero...-

Non voglio farlo sentire a disagio. E poi è vero: adoro casa sua.
Quelle mura non possono che essere speciali solo per il fatto di essere il suo regno.
E poi è rimasta esattamente come l'hanno lasciata i suoi genitori.
Quindi... quindi è perfetta.

-Dopo ti faccio vedere la parte più bella...-
-La tua camera da letto?- "perché sono diventata una pervertita?!"
-Anche...- e mi sciolgo -ma mi riferisco al tetto!-
-Al tetto?!-
-Si...  ma è una sorpresa... non avere fretta...-

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now