CAPITOLO 28: L'Antidoto

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Alessia mi passa una tazzina di caffè.
Non ha mai smesso di sorridermi, da quando ha pronunciato il mio nome. E sì, ancora di più, mi domando come ho fatto a non riconoscerla.
A non cogliere, come un fiore in mezzo al mare, la splendida somiglianza con suo fratello.
Stefano si sta facendo la doccia, lo sto aspettando. E mille brividi mi accarezzano la pelle.
Vederlo di nuovo mi ha provocato un'estasi che non potrei descrivere.
Sono emozionata. Tanto. Così dannatamente che la testa gira come una trottola. Come la ruota panoramica sul molo di Viareggio.

-Allora, Isabella...- sua sorella mi accarezza la spalla.

Mi irrigidisco di colpo. Alessia si siede accanto a me, attorno alla scrivania della reception della palestra.
Suo marito ha appena acceso il computer.

Ovvero il suo allenatore.
Il suo cognato.
L'uomo al quale ho sferrato un calcio sullo stinco, guidata dalla mia insana gelosia.
Voglio morire.

"Ecco... adesso sua sorella mi farà il terzo grado! Dopo la figura di merda come biglietto da visita è il minimo che possa fare..."
Mi aspetto mille domande, di essere analizzata che manco nei laboratori dei RIS.
Dopotutto, non mi conoscono.

-... come stai?-

Strabuzzo le palpebre.
Alessia lo dice con nochalanche, tranquillamente. Come se me lo chiedesse Ludo, Ele o Rebecca.

-Oh, bene...- sfodero una incerto sorriso di circostanza, prima di bere il liquido scuro.

La guardo, mentre si sistema i capelli chiari.

È bellissima. Come lui.
Con lo stesso sguardo, le stesse labbra, la stessa meravigliosa sfumatura di unici esseri speciali.

E mi chiedo da chi hanno preso la loro meraviglia, quelle anime belle delle quali riesco pure ad annusare i profumi.
Dal loro papà? Dalla mamma?

E mi si attorciglia lo stomaco, quando mi tornano in mente le parole di Baroni... quando riassaporo quelle fedi abbracciate alla sua collana.

A quella frase... 'Sono orfano'.
Non so... un alone di tristezza mi graffia la gola.

Ma... mi sento a mio agio. Non mi sento di troppo, un'intrusa, una novità.
Mi sento bene. Col batticuore, ma bene.

-Sai, mio fratello mi ha parlato tanto di te...- Alessia rompe gli indugi -e mi ha detto che te ne ha combinate tante... Stefano è fatto così: un tornado, come una tempesta-
-Non è un tipo che annoia facilmente...- comincio a sciogliermi.
-Mi ha raccontato pure delle Louboutin...- e mi fissa, con uno sguardo di complicità.

La classica espressione che solo noi femmine conosciamo.
Quella da 'ti prego, dimmi come non hai fatto ad ammazzarlo dopo che ha staccato i tacchi a quei capolavori di swarovski! Dimmi come fai a volergli stare vicino ancora!'

-Ehm... tasto dolentissimo...- giuro, non lo so, ma mi viene da ridere.
-Quando me l'ha accennato volevo spezzargli le gambe, credimi... come fa ad essere così... Bifolco!- esplode.

Non ce la faccio. Scoppio a ridere.
E lo fa anche lei.

-E le ha chiamate 'babbuine'. Nemmeno ballerine! Pensava di avermi fatto un favore... te ne rendi conto?-
Alessia si copre la faccia.
-No. Non ci voglio pensare... io l'avrei preso calci in culo, e non sarebbe nemmeno la prima volta!-
-Perché?! Non mi dire che ha fatto sclerare pure te...-
-Oh, da quando è nato! Si può dire che gli ho fatto da mamma, lo conosco meglio di tutti! Non puoi immaginare quanti casini mi ha combinato... o forse, sì!- e mi strizza l'occhio, come fa lui.

MA C'ERI E RESTIWhere stories live. Discover now