War

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Taehyung Pov

Da quando sono partito, sono passati già tre giorni. Tre giorni di puro inferno.

Chiunque pensi che la leva, in Corea, sia una brutta bestia e sia davvero pesante, non osa nemmeno immaginare cosa vuol dire essere sul campo di guerra. È terrificante perfino per l'uomo più duro del mondo. In soli tre giorni mi sono procurato lividi su lividi e milioni di graffi, sparsi per tutto il corpo. In soli tre giorni ho visto morire due dei miei compagni di squadra.

Tenere un'arma in mano è diventata un'esperienza assurda, ora come ora. Sapere di dover tenere le dita ferme sul grilletto, aspettando di aprire il fuoco contro un'altra persona che sta cercando di difendere il proprio paese, esattamente come stiamo facendo noi, magari che abbia una splendida famiglia sulle spalle, molti cari a cui tengono a lui. È straziante e non so quanto reggerò così.

Passare la notte in delle tende, facendo a turno per dormire. Sentire il gelo che ti trafigge le ossa, il bruciore delle ferite aperte e la tristezza nello sguardo di ognuno di noi.

Sono le tre di notte, ora, e sono all'entrata della tenda sette, seduto a terra, con una mitragliatrice tenuta stretta tra le braccia. Gli altri compagni di squadra dormono o, almeno, ci provano. Ogni tanto si sentono riecheggiare, in lontananza, il suono degli spari.

Credo di aver capito ora cosa vuol dire andare all'inferno per aver peccato. Questo è il puro inferno. Dove la gente soffre, ha l'anima in pena e desidera solo porre fine alla propria vita, invece di porre fine alla vita di qualcun altro.

L'inferno di cui parla la chiesa? No, non è niente in confronto a questo.

[...]

Mi manca lo hyung, mi manca il calore della mia città, mi manca la Corea. Mi manca Jungkook.

Mi hanno informato che, dopo la prima settimana possiamo inviare delle lettere ad un determinato destinatario e, in qualche modo riuscirò a fargliene avere qualcuna. Gli avevo promesso che mi sarei fatto vivo, in qualche modo. Ci si deve accontentare anche delle cose più insignificanti, in certe situazioni, no?

Ad un certo punto la voce metallica del capo spedizione proveniente dall'auricolare che ho all'orecchio, mi riporta alla realtà.

"Kim, mi senti?" sento a malapena la sua voce, sta parlando con un tono troppo basso, cosa che non mi piace. "Sì signore, cosa succede?" imito il suo tono. Infondo deve esserci un motivo di tale pacatezza. "Ovest, credo ci siano degli uomini armati. Sveglia tutti gli altri e preparatevi, no9n passeremo una notte tranquilla." E chiude la conversazione.

Mi alzo e corro dentro, svegliando tutti, senza fare troppo rumore, li aiuto a caricare alcuni fucili e ci mettiamo in postazione, armati, dietro delle dune di terra, sperando di finire la nottata tutti sani e salvi, cosa quasi improponibile.

Ed eccolo, uno sparo verso di noi. Si ricomincia.

Nonostante sia l più giovane, in questa spedizione, sono anche il capo del gruppo sette. Il capo di altri sedici uomini, tutti più grandi di me. La loro vita è nelle mie mani, sono io che devo tenere la testa alta, prendere coraggio e dare ordini.
"Cosa cazzo facciamo? Non si  vede nulla" borbotta l'uomo la mio fianco, ricevendo una gomitata in risposta. "Cazzo Hwang, non ti hanno insegnato nulla? Segui la traiettoria del proiettile che lanciano. Segui il suono" spiego "Sono lì, dentro quel cespuglio, intravedo la luce dell'arma" e un altro sparo arriva, quasi silenzioso e cauto, andandosi a conficcare sulla terra dura, davanti a noi.

"Dobbiamo affrontarli, se rimaniamo qui fermi senza fare niente potrebbero chiamare rinforzi e farci tutti fuori. Quindi ragazzi, credo in voi, prendiamo le traiettorie e spariamo." Annuiscono tutti convinti e con una velocità disarmante ci spostiamo in altre postazioni, tutti separati. Abbiamo un ampio spettro di terra coperto ora, potremmo davvero farcela con la precisione e la calma.

I nostri bersagli escono dai cespugli, correndo veloci per posizionarsi altrove, cercando un riparo proponibile. Il fuoco si apre e ne buttano giù uno, con una facilità disarmante che quasi mi preoccupa. Come se fosse stato un diversivo per prenderci alla sprovvista, proprio come ci avevano insegnato in caserma.

E infatti, poco dopo, altri spari vengono da altre parti. Si sono spostati, ricevendo una buona visuale su di noi.

Ad un occhio esterno potrebbe davvero sembrare una scena di un film. Architettata, seguendo un copione. Invece è la fottuta realtà, che piano piano ci porta via quel briciolo di umanità rimasta dentro di noi.

Il suono assordante dei proiettili, sparati ad una velocità allucinante, fa sì che nessun altro suono possa prevalere su di esso. Facendo sì che sia l'unica cosa che le nostre orecchie possano sentire.

"Kim dietro di te!" Mi giro di scatto, trovando un uomo pronto a scagliarsi contro di me. Cadiamo a terra, lui sopra di me. Sembra non fare una piega, nessun dispiacere, nussuna nota di tristezza nel suo sguardo. Una macchina, un assassino.

Poi uno sparo e l'uomo si accascia improvvisamente sopra di me. Mi sposto, facendolo cadere di lato. È morto.

"Vieni ragazzino!" prendo la mano del capo spedizione e mi alzo, tenendo stretta l'arma. Ci avviamo in una nuova e piccola zona, dove possiamo star un minimo più riparati dagli spari. Ci sistemiamo e cominciamo a mirare agli uomini che stanno sparando verso i nostri compagni.

Sparo dopo sparo, riusciamo a metterli tutti giù. E io, posso dire di essere una checca, in questo istante. Sparo, ma mai prendendo la mira a dei punti vitali. Credo di avere paura, davvero tanta paura.

Il capo se n'è sicuramente accorto, ma non mi ha detto nulla. Mi sta coprendo lui le spalle. Sempre che devo darmi una svegliata, o quello a morire sarò davvero io.

[...]

La situazione sembra essersi calmata. Noi, per fortuna, non abbiamo perso nessuno dei nostri compagni, cosa che mi sembra assurda, per come si era messa la cosa.

Siamo sempre io e il capo, gli altri sono rimasti nelle loro postazioni. Il sole sta sorgendo, i cinguettii degli uccelli si sentono forte e chiaro.

Ad un certo punto, alle nostre spalle, sentiamo un 'crack' fatto da qualcuno che ha appena calpestato qualche rametto a terra. Mossa sbagliata amico.

Ci giriamo e, dopo uno sguardo d'intesa, ci allontaniamo, ognuno dalla parte opposta. Poco dopo uno sparo ed un urlo che mi richiama. Mi alzo da terra e corro verso la sua direzione, trovando il capo a terra, sanguinante.

"Ammazza quel figlio di puttana!" ringhia, urlando. Mi giro e lo intravedo, mentre prende la mira su di me. Mi butto a terra, appena vedo le sue dita premere il grilletto.

Terrore. Il terrore si è impossessato del mio corpo e non riesco a fare niente.

"Taehyung, cazzo!" cerco di respirare profondamente, mentre quell'uomo continua a sparare. Siamo dietro una roccia, grande il giusto per coprirci. L'uomo si sposta, lo sento e comincia a sparare di nuovo. Sono l'unico che puo' fare qualcosa, l'unico armato, in questo momento.

"Taehyung, fa qualcosa! Sei qui per un motivo, per Jungkook, no?" mi ringhia contro "Fai che questa cosa non sia inutile, fai che non ti sei cacciato in questa merda per niente. Fallo per lui" continua "per lui, che ti sta aspettando! Non gliel'hai promesso?!"

E così, con una scarica di adrenalina mi alzo di scatto, impugnando l'arma alla perfezione e prendendo la mira. Comincio a sparare, nella sua direzione, mentre lui fa lo stesso contro di me.

Ho bisogno di Jungkook al mio fianco, devo essere un uomo con le palle. Voglio tornare da lui, vivere con lui. Fanculo le mie paure. _Lui è più importante di qualunque altra cosa._

Ed eccolo, cade a terra. Ho fatto centro. È morto.

Sono un mostro anche io, ora.

Military||Taekook Where stories live. Discover now