Jungkook

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Taehyung Pov

Siamo appena tornati dall'ennesima spedizione fatta in questi giorni, nel campo nemico. Non avrei mai pensato, ma il nostro esercito è davvero forte e certe volte sembra quasi imbattibile. Dovrei esserne felice, ma l'unica cosa che mi ronza in testa è che sto letteralmente diventando una macchina assassina. È assordante il pensiero fisso dei miei genitori, mio padre e mia madre, che s8i sono sacrificati per mettermi in salvo. E io cosa sto facendo? Sto uccidendo esattamente come quell'uomo ha fatto con loro. Sono un mostro.

Il capo spedizione è tornato all'accampamento e lo troviamo dentro la tenda principale, dove ci hanno richiamato tutti assieme. Ci accomodiamo, chi seduto, chi in piedi, sull'attenti, ad ascoltare ciò che ha da dirci. Dopo aver fatto il saluto militare, tutti all'unisono, si schiarisce la voce ed inizia a parlare.

"Bene ragazzi, sono fiero di ciò che state facendo. Mai avrei pensato che avreste potuto dare questi risultati, in così poco tempo. Con l'aggiunta del capo istruttore Kim, alla nostra intera squadra, abbiamo avuto un grande incremento di successo e una basso tasso di mortalità, tra di noi." E tutti cominciano ad applaudire di felicità, guardandomi.

Non so nemmeno io se esserne almeno un minimo felice. Sì, ho salvato spesso i miei compagni, li sto aiutando a tornare a casa, dalle loro famiglie. Ma quante famiglie ho distrutto in questi giorni? Quanti padri ho portato via ai propri figli? Quante mogli sono rimaste a crescere i propri bambini, senza la figura maschile al loro fianco?

Scuoto la testa e faccio un piccolo inchino, in segno di riconoscenza verso di tutti. Almeno questo, loro sembrano grati per ciò che sto facendo.

"Bene, cambiando discorso. Come già vi avevo accennato, da oggi potrete spedire delle lettere ai vostri cari, in Corea. L'aereo che le porterà a destinazione, partirà stanotte, quindi, se volete farvi vivi e far sapere a loro che state bene, sbrigatevi e mettetevi a scrivere ora. Sono sicuro che a casa vi stanno aspettando, no?" ci sorride e ci congeda.

Mi fermo a parlare con alcuni ragazzi, poco più grandi di me, che hanno intrapreso questa strada per loro volere. Mi ringraziano per il duro lavoro che sto facendo per tutti quanti, in questi giorni. Sembrano davvero riconoscenti e seriamente, mi si stringe il cuore a sentire certe cose.

"Quindi sei stato mandato qui perché ti scopavi una matricola?" mi chiede uno di loro, facendomi annuire. "È ingiusto" sbuffa "e scommetto che al ragazzo non abbiano fatto nulla, mh?" Mi mordo il labbro inferiore, spostando lo sguardo. "Sono stato io a voler così, in realtà. Se uno dei due doveva soffrire, quello dovevo essere io. Non merita questo trattamento" mormoro sospirando. "Quindi... è il tuo ragazzo? Ci stai dicendo questo?" E annuisco di nuovo. "Woah fratello, sei davvero coraggioso allora" mi sorride dandomi una pacca sulla spalla, facendomi sorridere leggermente.

Sono felice che la gente pensi questo di me, perché pian piano mi stanno facendo convincere di mettercela davvero tutta e fregarmene di tutto ciò che sento, della paura che mi brucia sulla pelle, che mi blocca il fiato e lottare fino alla fine per poter vivere davvero la mia vita normale, insieme alla persona che più amo al mondo.

Il capo missione si avvicina a noi e passa un braccio sulle mie spalle. "Ragazzi, ve lo rubo per un paio di minuti, non vi dispiace, vero?" Gli sorride e mi allontana da tutti, rimanendo solamente noi due, in disparte.

"Morivi dalla voglia di far sapere al tuo ragazzo che fossi vivo e che stessi bene, no?" aggrotto le sopracciglia, annuendo. "Sì, perché?" premo la lingua contro la guancia, aspettando una risposta, che arriva quasi all'istante.

Porta una mano sulla tasca più grande del giubbotto della divisa e fa uscire un foglio e una penna che mi porge, sorridendo.

"Mettiti sotto ragazzone, scrivigli un poema, un papiro. Scrivigli tutto ciò che ti senti di dirgli e, soprattutto, digli quanto ti manca e che lo ami" prendo il foglio e la penna in mano "fallo, perché so quanto è difficile star lontano dai propri cari in certe situazioni. Quindi sfogati, fallo per lui e fallo per te." poi mi spinge leggermente "Ora va! Vai alla tenda sette e mettiti in un angolino a scrivere, a domani Taehyung."

Così saluto gli altri ed esco, con una determinazione che in questi giorni mi mancava.

Entro nella mia 'casa' del prossimo periodo e, dopo aver fatto un cenno di saluto agli altri mi dirigo sulla mia brandina e, dopo aver preso un grande respiro, comincio a scrivere tutto ciò che mi passa per la testa.

Voglio far sapere a Jungkook che me la cavo, che va tutto bene e che mi manca. Che non deve preoccuparsi per me, che ce la farò e che torneremo insieme, più forti di prima. Che nessuno si rimetterà tra di noi.

Ma ho bisogno di sfogarmi anche con qualcuno, e lui, fin ora, è stato l'unico con la capacità di ascoltarmi. Quindi, perdonami Kookie, ma sopporterai, oltre al mio amore immenso per te, anche ciò che mi turba, perché qui, in questo istante, io sono solo. Solo come un cane abbandonato.

Mi sei rimasto solo tu, anche se sei lontano.

La penna scorre sul foglio libera, senza problemi e per la prima volta da quando ho messo piede qui dentro sto provando un po' più di leggerezza. Il peso sul petto si allevia, il respiro si regolarizza e la tensione che tendeva ogni singolo nervo presente sotto la mia pelle teso, diminuisce.

Effetto Jungkook? Può darsi. D'altronde, tante cose, tempo addietro, si sono affievolite solamente grazie a lui.

E mi ritrovo a sorridere come un deficiente, mentre penso a lui. Mentre ricordo ogni parola importante detta, il suo tocco delicato, le sue labbra sulle mie e sulla mia pelle. Il suo calore, la notte, quando dormivamo abbracciati. Le sue mani, che si intrecciano con le mie, il suo sguardo vigile, che mi metteva sempre allegria. Ricordo tutto, come se avessi delle piccole foto ricordo di ogni momento passato insieme a lui, impresse nella memoria.

Perchè, Jeon Jungkook, qualsiasi cosa accada, tu rimarrai sempre nel mio cuore.

Military||Taekook Where stories live. Discover now