Monster

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Taehyung pov

Oggi si parte per una delle spedizioni più importanti, all'interno di questo paese. Siamo quattro squadre. Il capo spedizione non è presente con noi e ha lasciato tutto nelle mani mie e nel capo della squadra cinque. L'ansia è alle stelle, sia per me, che per tutti gli altri.

Dovremmo irrompere in case di cittadini semplici, spaventando tutti i bambini presenti, tutte le persone che in questa situazione non c'entrano nulla. Siamo tutti col groppo in gola, perché quando ho detto che questo posto è come l'inferno mi sono sbagliato. L'inferno è una passeggiata, rispetto a tutto questo.

Siamo nelle Jeep, mentre sfrecciamo sulle dune di sabbia ad alta velocità. Non dobbiamo perdere nessun minuto, ogni secondo è essenziale, oggi.

Una volta arrivati, lasciamo le auto all'entrata del paese e scendiamo, correndo, mentre ci dividiamo in squadre. La mia squadra è in minoranza, perfetto, magnifico! Devo gestire il tutto con sei ragazzi? Beh, è una sfida.

Corriamo, mentre puntiamo le armi addosso ad ogni passante, che si fionda subito al muro, alzando le braccia. Sentiamo gli spari provenire da nord e ci sistemiamo per non farci prendere. Urliamo tra di noi, per sentirci meglio ed escogitare un piano migliore. Andare avanti per questa strada è impossibile.

Cerchiamo di tenergli testa, ma è davvero impossibile. Sono il doppio di noi e così non possiamo andare avanti, non ce la faremo mai e questa cosa non può accadere, non deve accadere!

"Hwang, sistemati lì" gli indico un posto migliore "prendi la mira e spara, spara come se fosse la fine della tua vita. Perchè se continuiamo così, lo sarà per tutti!" Urlo, per farmi sentire da tutta la squadra. Sembrano risvegliarsi e si mettono sotto, a mirare e a sparare, con tutta la precisione che hanno in corpo. Nel frattempo, chiamo tramite l'auricolare il capo dell'altra squadra. Abbiamo assolutamente bisogno di rinforzi.

Poco dopo aver informato gli altri della situazione, ci hanno raggiunto, sistemandosi al nostro fianco, mirando e sparando, all'unisono con noi. Così, dopo avercela messa tutta, sconfiggiamo il primo blocco di uomini armati sul territorio, potendo avanzare, fino al centro del paese.

È deserto, non c'è nessuno, tranne poche persone che stanno correndo cercando un riparo.

Dall'altro lato della piazza, vediamo il secondo blocco armato avanzare con una aggressività allucinante. Quasi da far accaponare la pelle. E così ci nascondiamo di nuovo, tornando a mirare e a sparare.

Sembriamo davvero delle piccole macchine programmate per uccidere e questo pensiero credo mi accompagnerà per tutta la vita. Purtroppo è ciò che questo posto ci ha fatto diventare in così poco tempo. Ma è ciò che dobbiamo pagare per la nostra vita. È questione di sopravvivenza.

Una volta che abbiamo buttato giù la metà dei loro uomini, si ritirano, correndo, lasciandoci libertà di avanzare verso la nostra meta. Ci alziamo e diamo le nuove direttive della missione, per poi tornare a camminare, stando attenti ad ogni passo compiuto, ogni minima mossa, ogni singolo rumore.

Arriviamo davanti all'edificio dove alloggia uno degli uomini che dirigono tutta questa merda che siamo venuti a sconfiggere. Irrompiamo dentro di esso, vedendo tutti i dipendenti a terra, con le mani sopra la testa, che piangono e ci chiedono di risparmiaci, nella loro lingua.

Bello come sono diventato io stesso ciò che ho sempre ripudiato.

Arriviamo all'ultimo piano, dove ci hanno detto che l'uomo stava alloggiando. Stanza 127, siamo lì davanti, aspettando di dare il via per buttare giù la porta. E dopo il conto alla rovescia, i nostri ragazzi eseguono alla perfezione ciò che è stato ordinato.

All'improvviso dei suoni assordanti di spari arrivano dalle nostre spalle, mentre ordino agli altri di fare ciò per cui siamo venuti, esco dalla stanza per controllare cosa sia o, meglio, chi cazzo sia.

All'improvviso un uomo sulla quarantina mi spunta davanti, tenendo una piccola mitragliatrice in mano, le dita sul grilletto, l'altra mano stretta sull'impugnatura. Uno contro uno.

Non è dell'esercito, perché si sta mettendo contro di noi? Vuole per caso morire così presto? La gente è davvero pazza. All'improvviso, appena ricarico l'arma, sotto il suo sguardo, spara e io, aspettandomelo, mi getto a terra e, in quel preciso istante mi accorgo di una cosa.

C'è una bambina poco dietro di lui, che trema, dietro una scrivania rivoltata.

L'uomo comincia ad urlare, in inglese, per farmi capire, probabilmente. Vuole che ce ne andiamo? Simpatico lui.

Sbuffo divertito, rispondendogli "Vuoi che ce ne andiamo? E perché dovremmo farlo?" Sapere l'inglese allora serve a qualcosa. E così mi spara della cazzate allucinanti, prima di ricominciare ad urlare come un matto. La bambina esce correndo da dietro la scrivania, aggrappandosi alla gamba dell'uomo, piangendo. Parla inglese anche lei e lo sta supplicando di fermarsi, ma lui gli punta l'arma contro, facendola bloccare all'istante.

Quest'uomo ha perso il senno della realtà, a quanto pare.

Uno dei ragazzi esce dalla stanza, per vedere la situazione all'esterno, ma lo incito a tornare dentro e a lasciarmi da solo con quell'uomo psicopatico, che è venuto a suicidarsi e si ha portato dietro la figlioletta.

Avanzo lentamente, abbassando l'arma, ma tenendola sempre saldamente. L'uomo aumenta la stretta sull'arma e da uno spintone alla figlia, facendola cadere, dopo che lei gli aveva chiesto di nuovo di fermarsi.

Riprendo l'arma in mano, puntandogliela contro, mentre continuo ad avanzare lentamente. All'improvviso sembra avere un attacco di psicosi e comincia a sparare come un matto. I miei ragazzi escono allo scoperto, ma quando si rendono effettivamente conto di ciò che sta succedendo, prendo la mira e gli sparo, dritto in fronte.

È andata. L'ho fatto davvero.

La bambina comincia ad urlare disperata, dopo aver visto il padre cadere a terra, ricoperto di sangue.

"Taehyung cazzo stai sanguinando!" i ragazzi corrono intorno a me, continuando a dirmi di correre via, che sarei potuto peggiorare e che la ferita era davvero brutta. Quell'uomo di merda mi ha sparato, dritto nel braccio. Ma cosa importa?

Ho ucciso il padre di quella bambina davanti ai suoi stessi occhi, come anni fa fecero con me.

Sono un mostro.

Military||Taekook Where stories live. Discover now