Capitolo Sessantatrè - Sopravvivere

2.7K 173 205
                                    

17_Giugno_2023
Sofia Pov

Edoardo era in ogni ruga della mia pelle, in ogni singolo capello bianco che annegava nei miei scuri, era in ogni puntino della pelle d'oca che avvertivo quando un' inaspettata folata di vento mi coglieva il viso. E una parte del mio cuore sarebbe sempre stata sua. Per sempre.

Ma avevo dovuto sopravvivere. Di nuovo.

Mi ero rialzata. Mi ero ricostruita pezzo per pezzo. Tenendomi stretta i momenti felici, aggrappandomi all'amore che mi aveva dato e mi aveva lasciato. A nostra figlia Gioia, che a quattro anni gli somigliava tantissimo. Negli occhi, nei capelli, nei movimenti, nel carattere.

Vederla crescere mi riempiva la vita. Vederla sorridere, imparare cose nuove ogni giorno, diventare, a poco a poco, sempre più indipendente sotto i miei occhi. Una bambina bellissima, fuori e dentro, già sicura di sé, sveglia, intelligente e sensibile, che conosceva la sua storia e quella di suo padre e che era perennemente circondata dall'amore di sua nonna Lucrezia, di suo nonno e della sua compagna, delle sue zie Nali e Cecilia, dei suoi parenti americani Tata, Eric e i loro bambini e dei suoi zii Max e Alberto.

E lo zio Alberto era il suo preferito. Era di fatto colui che la coccolava di più, che la riempiva di regali e di attenzioni, che le raccontava di suo padre e delle loro avventure insieme e che ogni due settimane veniva a Roma apposta per lei e per le loro serate pizza e cartoni; ed in quei giorni lui era costretto a dormire nella camera degli ospiti di fianco alla sua.

Quella sera era incredibilmente caldo. L'aria era afosa e una cappa di nuvole ricopriva il cielo. Dopo aver visto la Bella e la Bestia per l'ennesima volta e aver mangiato pizza e patatine fritte, Gioia crollò sfinita e Alberto la portò a letto.

All'improvviso un acquazzone estivo si abbatté su Roma. La portafinestra della terrazza era aperta e quando mi avvicinai per chiuderla, quell'odore di acqua, quel fragore incessante mi colpì. Una vera e propria tempesta, proprio come quella che da mesi sentivo dentro.

Avrei dovuto capirlo in tutti questi anni che non si comanda al cuore. Che lui va sempre per conto suo e sceglie chi amare senza chiedere il permesso. Ed il mio cuore era in burrasca, travolto da sentimenti che avevo pensato di non provare mai più.

Uscii sul terrazzo e mi fermai, sotto la pioggia battente, con lo sguardo verso il cielo.

"Non voglio...non voglio..." continuavo a ripetere, mentre ero già grondante e le mie lacrime si confondevano con quelle del cielo.

"Sofia! Cosa diavolo ci fai sotto la pioggia battente?! Sei pazza! Vieni dentro!" disse Alberto tirandomi all'interno e chiudendo la portafinestra.

"Sei completamente fradicia! Vado a prenderti un asciugamano..." continuò e sparì nel corridoio, mentre io restai lì impalata.

Tornò e mi posò l'asciugamano sulla testa e me lo strinse sulle spalle. Iniziò a muovere le mani, frizionandolo sulla testa e sulle braccia, per tentare di asciugarmi.

"Perché eri lì fuori, sotto l'acqua..." sussurrò fissandomi negli occhi.

"Pregavo Edoardo...perché non voglio...non voglio...dimenticarlo..." mormorai.

"Perché dovresti dimenticarlo?! Non potresti mai..." rispose lui continuando a muovere l'asciugamano.

"Perché ci sei tu..." e a quell'affermazione Alberto immobilizzò le mani ed io ripresi "...tu sei stato sempre al mio fianco, in silenzio, con la tua lealtà, il tuo rispetto e la tua gentilezza e con queste doti ti sei fatto strada dentro di me...ti sei fatto spazio, piano, nel mio cuore..."e feci per lasciargli una carezza ma lui fermò la mia mano in aria.

"Non farlo...se non ne sei sicura...perché se tu mi sfiorassi soltanto, io potrei esplodere..." sussurrò con gli occhi lucidi "...mi ero illuso di non amarti tante volte...ma non ho mai smesso...nemmeno un giorno, da quando ti ho incontrato..."

"Con la tua dolcezza hai ricucito il mio cuore a brandelli ed io non posso più rimanere ferma a guardare quello che c'è tra noi, continuando ad ignorarlo..."

E fu allora che allentò la presa dalla mia mano ed io riuscii a posarla sulla sua guancia, ricoperta dalla barba corta; e lui ebbe un fremito e cacciò un sospiro.

Un secondo, due minuti, tre quarti d'ora, sarebbero potuti passare senza che noi ce ne accorgessimo. Lasciammo parlare le emozioni, finché non presero il sopravvento e ci travolsero.

Alberto mi prese il viso con una mano mentre con l'altra mi attirò, poggiandola sul mio fianco. L'asciugamano cadde a terra per la spinta, mentre il mio vestito bagnato, in cotone leggero, si appiccicò completamente al mio corpo.

Attaccò le labbra alle mie in un vortice di brividi, timore, urgenza, passione come se non avesse mai baciato veramente. Ed io mi lasciai andare a quel fuoco che si era riacceso dentro di me.

Il suo corpo si saldò al mio, intanto che le nostre mani si spostavano frenetiche sugli abiti, agitandoli, stropicciandoli, sollevandoli e le nostre bocche si cercavano e si rincorrevano su lembi di pelle semiscoperta.

La pelle d'oca dovuta all'umidità della pioggia si accentuò sotto la scia dei suoi palmi che percorrevano  il mio corpo, mentre il vestito scivolava a terra e noi ci barricavamo in salotto.

Tirai via la maglietta scura e il suo tatuaggio, i cui bordi fuoriuscivano dal colletto, si mostrò maestoso sul petto. Petali, linee, punti, chiaroscuri, un turbinio che toglieva il fiato. Lo sfiorai con la punta delle dita e riuscii a leggerne tutti i significati che vi aveva racchiuso: il fiore sul collo che rappresentava sua madre, gocce tanto nere e scure che simboleggiavano le lacrime per Edoardo e sul cuore un rovo di spine che si intrecciava agli altri segni.

"Quello l'ho aggiunto per te...il mio cuore è diventato un groviglio di spine perché, non potendo avere il tuo amore, avevo deciso che non ne avrei voluto nessun altro..." bisbigliò.

Lasciai un bacio leggero su quel disegno e sul suo cuore, dopo di che alzai lo sguardo ed incrociai i suoi occhi.

Una lacrima calò piano e si incastrò tra la barba. Una sola lacrima che custodiva tutto quel suo amore sempre dedicato, sempre profondo, sempre sofferto, sempre sentito ma mai corrisposto, mai vissuto, mai dimenticato, mai finito.

Ed ora il mio cuore necessitava di quell'amore.

Amami come Mai © #Wattys 2020Where stories live. Discover now