Capitolo Tredici - Non ti conosco

2.4K 183 179
                                    

29_Luglio_2011
Sofia Pov

La sera dopo ero a casa e Tata aveva convinto Nali ad uscire. Io ero troppo stanca ed avevo declinato l'invito, era venerdì, la settimana era stata pesante e la ciliegina sulla torta era stata scoprire che Edoardo da lì a pochi mesi si sarebbe sposato, che mi aveva ingannato ed io non avevo avuto il minimo dubbio. Poco prima mi aveva chiamato ed io avevo guardato il telefono squillare senza far nulla. Ero incazzata nera: avrei potuto perdermi in lui e invece mi aveva mentito dal primo istante.

Mentre le mie due coinquiline erano in camera a prepararsi, sentii il citofono.

"Sono Alberto, cercavo Sofia!"

"Lucchetti?!" risposi piuttosto sbalordita.

"Sofia!Posso salire?"

"Ok" dissi solo piuttosto curiosa di capire cosa fosse venuto a fare.

Alberto Pov

Mi aspettava sulla porta. Un leggings scuro e una maglietta lunga e ampia, i capelli tirati in alto, gli occhi liberi dagli occhiali e dal trucco.

"Ciao" dissi solo sorridendo.

"Ciao, che fai qui?"

Allargai il sorriso e sollevai la busta che avevo tra le mani e vidi i suoi occhi accendersi.

"Conosco quella busta e credo tu mi voglia male..."

"È inutile che fingi, so che lo divorerai in un attimo!"

"Non si rifiuta mai un tiramisù di Pompi, farò uno sforzo..." e mi sfilò la busta dalle mani e si diresse verso la cucina. Afferrò i cucchiaini e aprì la scatola ma si bloccò e mi fissò.

"Ma...ma non è il classico..."

" Non ti piacciono le fragole?! Peggio! Sei allergica alle fragole!" esclamai rammaricato ma lei scoppiò a ridere.

"Tutt'altro, è in assoluto quello che preferisco, adoro il tiramisù alle fragole! Non te lo farò nemmeno assaggiare, sono un'ingorda!"

"Sarò costretto a rubartelo allora, perché è anche il mio preferito!"

E ridemmo insieme, ed io notai ancora una volta quanto fosse bella quando rideva: gli occhi le brillavano e piccole fossette le si formavano sulle guance; il sorriso illuminava l'intera stanza.

"Sofia, noi andiamo!" disse una voce alle mie spalle e mi girai. Due ragazze molto carine, una dai capelli biondi e lunghi e l'altra con un caschetto scuro mi fissavano.

"Ciao sono Alberto, lavoro con Sofia!" a quella mia affermazione la biondina sgranò gli occhi e disse solo:

"Sofia ma ti pare?!" Poi si avvicinò e porgendomi la mano si presentò:

"Sono Tata, lei è Nali. È davvero un piacere conoscerti! ...Volete uscire con noi?"

"Piacere mio! Comunque abbiamo già preso appuntamento con il tiramisù ma grazie per l'invito!" risposi mentre la guardavo fare strane facce a Sofia di fianco a me.

"Tata! Basta! Nali portala via, dai!" sentii dire a Sofia.

Le ragazze ci salutarono e ci lasciarono soli.

"Tata è un po' troppo...irriverente, scusala" mi disse, poi si sedette e affondò il cucchiaino nel mascarpone e fragole. Lo assaporò chiudendo gli occhi, subito dopo si morse il labbro, e noncurante totalmente del mio sguardo, riaffondò ancora una volta, riempiendo il cucchiaino e ripetendo gli stessi gesti con più voracità.

Era sensuale da morire. E cazzo, ci stavo perdendo la testa a guardarla mangiare; mentre lei non faceva una piega, nemmeno mi degnava di uno sguardo. Finché dopo altre cucchiaiate alzò la testa e mi fece:

"Dai mangialo con me, non sono così cattiva da mangiarlo da sola!"

In realtà volevo mangiare lei, godere del sapore del tiramisù avvinghiandomi alla sua bocca. Cosa dovevo fare, fingere o essere sincero?

"Non guardarmi così Lucchetti!"

"Così come?"

"Con quello sguardo...tuo!" disse facendo una pausa prima di tuo.

"Sei una che non si fa intimidire dagli sguardi, giusto?"

"Lo vuoi o no questo squisitissimo tiramisù?!" troncò il discorso.

Mi sedetti di fianco a lei e presi il mio cucchiaino continuando a fissarla.

"Sei una delle donne più assurde che abbia mai incontrato, come l'effetto che mi fai..."

"Che stai cercando di fare...non giocare con me..." mormorò scuotendo la testa.

"Perché pensi che stia giocando?"

"Perché per come sei, potresti essere dovunque e con chiunque e... sei qui"

"Evidentemente voglio essere qui..."

E muoio dalla voglia di baciarti e ci proverei ora, di nuovo, rischiando un altro due di picche, pensai.

"Ma proprio non ti piaccio?" dissi socchiudendo gli occhi come se quello potesse darmi accesso ai suoi pensieri.

"Non ti conosco..." controbattè semplicemente.

"Allora mi farò conoscere!" risposi prontamente.

01_Agosto_2011

Le mie mani su di lei accendevano il suo corpo e davano fiato ai suoi gemiti. Io mi beavo del suo sapore, prima con estrema lentezza poi a tratti con avidità; quella avidità con cui avrei voluto gustarla dal primo istante in cui avevo guardato i suoi occhi e mi ero incantato sul suo sorriso.

Soffocò un gemito più forte, sospirando l'iniziale del mio nome ed io mi sollevai e mi fermai ad osservarla, aspettando che riaprisse gli occhi per poterci leggere dentro, il piacere di cui ero stato autore; mentre una musica di sottofondo giungeva alle mie orecchie ovattate.

'I used to rule the world
Seas would rise when I gave the word
Now in the morning, I sleep alone
Sweep the streets I used to own...'

Sobbalzai con le mani fra i capelli e il respiro corto. La sveglia aveva appena interrotto il mio sogno erotico su Sofia.

"Cazzo!" mormorai e mi strofinai gli occhi. Era davvero un sogno e sembrava così reale. Ero ancora frastornato, sudato ed eccitato. Non ricordo da quanto non facevo un sogno così; avevo sempre esaudito tutte le mie fantasie, non avevo certo bisogno di farlo in sogno! Almeno fino ad oggi.

Avevamo passato questi giorni insieme, a lavoro e anche di sera, ogni volta con una scusa mi ero presentato a casa sua e avevamo finito per parlare sul divano. Ed ogni volta avrei voluto avvicinarmi, toccare un lembo della sua pelle o passare il pollice sulle sue labbra per sentirne la morbidezza e più di tutto, baciarla fino a toglierle il fiato. Eppure non l'avevo fatto. Lei era a suo agio, non cercava nessun tipo di contatto ed io ero terrorizzato dal fatto che avrebbe potuto rifiutarmi, irrigidirsi e sopratutto allontanarsi.

Mi alzai e mi buttai sotto la doccia. L' acqua calda riportava il mio pensiero a quel maledetto sogno e dovetti girare il rubinetto per raffreddarla insieme ai miei sensi bollenti.

Era una ragazza normale dal punto di vista fisico, ma la sua mente brillante e la sua ironia mi catturavano ad ogni parola e mi attraevano a tal punto da sognare che fosse mia. Probabilmente il fatto che non si concedesse amplificava la mia voglia di lei ma un sogno erotico era davvero un campanello d'allarme nel mio cervello.

Dovevo baciarla, trovare assolutamente il modo di farlo. Certamente, baciandola, mi sarei tolto quel tarlo dalla testa e l'avrei riportata sullo stesso piano delle altre.

Amami come Mai © #Wattys 2020Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum