Capitolo Quindici - Era solo un gioco...

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07_Agosto_2011
Sofia Pov

Quando la mia colpa risaliva a galla mi sembrava di uccidere Gioia, ogni volta, di nuovo. Come sempre non riuscivo a trattenermi e le mie emozioni trapelavano, mostrandosi a chiunque. Alberto non aveva colpa, anzi, aveva ragione, ero io, che ero rimasta fossilizzata a quel giorno, incagliata in quel dolore. E preferivo rinchiudermi senza parlare.

Intanto Edoardo continuava a chiamare ed io rifiutavo qualsiasi contatto; mandava messaggi in cui sclerava e cercava di capire per convincermi a rispondergli, ma io lo ignoravo completamente. Alberto mi inviò molti messaggi per sapere se stavo bene ma per due sere non venne a trovarmi, e ciò mi fece uno strano effetto: ero abituata a parlarci, a scherzare, a passare le serate insieme e mi sembrava mi mancasse un complice.

Quella domenica sera, volevo stare da sola. Mi ero chiusa in bagno e mi ero messa a mollo in vasca, per un' ora, fingendo con Tata e Nali che andasse tutto bene, poi avevo aspettato che fossero uscite, mi ero vestita ed ero sprofondata sul divano. Ma avevo bisogno di distrarmi.

'Me lo porti un tiramisù alle fragole?' scrissi poi, d'impeto, ad Alberto.

Non ricevetti risposta ma poco più di una mezz'oretta dopo sentii il citofono.

"Consegna a domicilio, tiramisù!" urlò nel citofono.

Alberto Pov

Dopo aver scoperto la verità, dopo quel giorno nel suo ufficio, avevo cercato di non vederla. Non volevo riaprire nuovamente quella ferita e avevo paura di farle, ancora, del male.

In più Edoardo continuava a chiamarmi e chiedermi di potersi mettere in contatto con lei, da giorni e la cosa mi insospettiva. Perchè non ci riusciva? Perchè lei non gli rispondeva al telefono? Riprese a balenarmi in testa l'idea che tra loro fosse successo qualcosa.

Quando la domenica sera arrivò il suo messaggio, restai qualche secondo perplesso; ma volevo vederla e forse lo voleva anche lei dato che mi aveva chiesto di andare a casa sua. Avevo solo paura che ci fosse troppo imbarazzo dopo ciò che era capitato ma cercai di comportarmi normalmente e lei fece lo stesso. Quindi la serata si tramutò presto in una delle nostre in cui scherzavamo e ci prendevamo in giro. Finchè non presi una bottiglia.

"Obbligo o verità! Ci stai?"

"Stai scherzando?!Non ci giocavo nemmeno alle medie!"

"Hai paura, allora!" la stuzzicai.

"Mi stai sfidando, vero?"

"Ovvio!"

Prese e girò la bottiglia che colpì se stessa.

"Scelgo verità" disse velocemente ed io la provocai:

"Ok, vediamo..." finsi di pensarci e poi sparai la domanda che mi assillava: "ti piace Edoardo?"

"A chi non piace?!" rispose diplomatica.

"Lo sto chiedendo a te!"

"E' affascinante..."

"Non hai risposto alla mia domanda"

"Si, si!va bene?!" rispose frettolosamente.

Ne ero certo ed ora ne avevo la conferma. Diedi un colpo secco e girai la bottiglia che colpì di nuovo lei.

"Dai è una congiura!" esclamò scocciata.

"Obbligo o verità?"

Sofia Pov

"Obbligo o verità?" mi aveva appena chiesto Alberto e certamente avrebbe rincarato la dose, chiedendo ancora di Edoardo, quindi dissi:

"Obbligo!" e lo vidi spalancare gli occhi un secondo.

"Voglio un bacio, vero, ora!" esclamò imperativo, mordendosi un labbro che tradì un sottile imbarazzo.

Lo fissai senza rispondere pochi secondi, quindi sospirai e mi sollevai perchè eravamo seduti a terra e mi avvicinai.

"Sicuro?"mormorai in ginocchio davanti a lui che stava seduto a gambe incrociate.

"Sì, sicurissimo" e mi prese la guancia con la mano e accompagnò le mie labbra sulle sue che subito socchiuse ed io feci lo stesso. Le nostre lingue si presero decise e si avvolsero mentre posava l'altra mano sul mio collo. Dovevo ammettere che era un gran baciatore e mi resi conto che il mio cervello si stava facendo trasportare; allora mi staccai dalla sua bocca e lui senza perdere tempo mi mise una mano sulla schiena e mi riavvicinò prepotente, riprendendosi le mie labbra; e in un secondo la mia bocca non rispose più ai comandi del mio cervello ma a quelli della sua lingua che sapiente si impossessava di lei.

L'intensità di quel bacio si tramutò in dolcezza e lento Alberto liberò le mie labbra dalle sue. Lo guardai negli occhi un solo istante poi mi alzai di scatto e a passo svelto andai in cucina.

"Sofia dove vai?!" chiese confuso.

"Ho bisogno di bere!" bofonchiai.

Di colpo me lo ritrovai di fianco

"È stato così male?"

Ma io non lo guardai e non risposi intenta ad aprire la bottiglia di falanghina che avrei ingurgitato. Ma lui mi bloccò poggiando le mani sulle mie che armeggiavano con il cavatappi.

"Deve essere stato proprio terribile se non rispondi e non mi guardi!"

Sospirai e mi girai a guardarlo, mentre nonostante avessi mollato la bottiglia lui non aveva mollato le mie mani.

Fece un passo e si avvicinò maggiormente tenendo salde le mie mani nelle sue.

"Era solo un gioco..." sussurrai

"Può essere ma ne voglio ancora..." disse fissandomi.

Dovevo rispondere ma non ci riuscivo, avevo la salivazione azzerata e mi morsi il labbro dal nervoso.

"Non farlo!"

"Cosa?!" risposi basita

"Morderti il labbro...o non resisterò neppure un secondo di più!"

Mi irrigidii e serrai le labbra, quindi abbassai lo sguardo.

" Vuoi che me ne vada?"

Alberto era stato sempre sincero e nonostante non ne fosse cosciente, mi era stato vicino in questi giorni in cui mi ero sentita illusa e tradita dal suo amico; non potevo cacciarlo via come se avesse fatto qualcosa di male, in fondo quel bacio l'avevo ricambiato.

Per ripicca, per rabbia, per gioco, per piacere, avevo baciato Alberto ma avevo pensato ad Edoardo.

"No, resta, ci vediamo un film."

Lo vidi annuire e mi lasciò le mani. Andammo in salotto, accesi la tv e ci sedemmo sul divano.

Alberto Pov

Ero stato uno stronzo aiutato da un pizzico di fortuna ed ero riuscito a baciarla. Ma la mia reazione era stata opposta a ciò che mi aspettavo.

Mi ero sentito diverso su quelle labbra, mi era sembrato di riprendere fiato dopo essere stato in apnea e ne avrei voluto ancora.

Stavo per dare di matto.

Perché lei, per un motivo a me sconosciuto, si era chiusa nei miei confronti. Glielo avevo letto nei gesti, nella freddezza con cui mi aveva evitato. Ed ora, mentre ero ancora qui, sul divano, al suo fianco, cercando di focalizzarmi su un film di cui non sapevo neppure il nome; la mia mente si perdeva in quelle sensazioni nuove che avevo provato stringendola a me e che avrei voluto continuare a sentire.

Amami come Mai © #Wattys 2020Where stories live. Discover now