Capitolo Quarantasette - Sono...stato...

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30_Maggio_2015
Alberto Pov

"Maledetta cravatta!" bisbigliai tra me e me mentre cercavo di sistemarne il nodo.

"Ti ho sentito..." rispose Edoardo alle mie spalle "Girati che la sistemo io...sei più nervoso di me, bro'!"

Probabilmente lo ero. Era il giorno del matrimonio di Edoardo e Sofia ed io ero arrivato solo ieri sera. Cinque mesi lontano da loro e da lei. Cinque mesi in cui mi ero buttato a capofitto nel lavoro ed avevo intrapreso qualche relazione, cercando, ancora, di farla durare. Cinque mesi in cui avevo cercato di non pensarla.

Eppure, ogni tanto, il suo modo di ridere, di toccarsi i capelli, di bagnarsi le labbra, mi era ripiombato nel cervello ed io lo avevo scacciato accavallando sopra l'immagine di Edoardo.

Ed ora, lui era davanti a me, raggiante, sicuro e bello come sempre, che con le dita, sapientemente, annodava la mia cravatta. Ed io dovevo essere sincero.

"Devi sapere una cosa...e forse quando la saprai non mi vorrai nemmeno più come testimone..."

"Che stai dicendo?!" chiese preoccupato.

"Sono...stato... innamorato di Sofia!" dissi di getto e lo osservai mentre diede l'ultima sistemata con due colpetti della mano sulla cravatta e puntò i suoi occhi chiari nei miei.

"Ti sei innamorato di lei, da subito, vero? So che l'hai baciata, anni fa, mentre ero a Londra..."

"Sì...ma non l'ho accettato...e dopo aver saputo che stavate insieme l'ho rifiutato...fino a quando ho dovuto rivederla il giorno dell'incidente..."

Lui sospirò ed io continuai.

"Ma non è mai successo niente...io le sono stato vicino da amico e lei è sempre stata innamorata persa di te..."

"Ed ora?" chiese a mezza bocca.

"Ora diventerà tua moglie e..." mi fermai senza volerlo.

"Non provi più niente per lei?" incalzò lui.

"No!" risposi deciso senza dare tempo alla mia testa di elaborare altro. Perché non c'era nessun'altra risposta, nessun dubbio che io non dovessi provare più nulla, per quella che, tra poco meno di un'ora, sarebbe diventata la moglie del mio migliore amico.

"Ok...se è così devi farmi un favore..."

Lo guardai, cercando di interpretare le sue parole e lui con lo sguardo serio disse:

"Ho un regalo per lei, ma non ho fatto in tempo a darglielo, vorrei che lo indossasse oggi..."

Mi conosceva fin troppo bene ed anch'io, infatti mi era sembrato troppo strano che avesse creduto a quel mio no strozzato. Mi stava mettendo alla prova, stava cercando di capire se avesse sempre dovuto convivere con la paura che io mi mettessi in mezzo.

"Non posso vedere la sposa prima della cerimonia...glielo porteresti da parte mia?"

Non potevo cedere ora. Avevo resistito a lei stretta tra le braccia; al suo sguardo, al suo calore e al suo profumo; ora dovevo solo consegnarle un regalo.

"Certo..."

Si allontanò di poco e poi tornò con una scatolina di raso bianco e me la mise tra le mani.

"Fai il tuo dovere, testimone!" replicò ed io abbozzai un sorriso ed uscii dalla stanza.

Attraversai il corridoio dell'hotel, al centro di Roma, sul cui terrazzo ci sarebbe stata la cerimonia ed arrivai dal lato opposto, a quella che sapevo essere la suite di Sofia.

"Cazzo..."mormorai non appena bussai e avvertii il vociare dall'interno. Devo stare calmo, cercai di ripetermi a mente.

La porta si aprì di poco e Tata fece capolino.

Amami come Mai © #Wattys 2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora