Capitolo Cinque - Dovresti lasciarti andare un po'

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13_ Giugno_2011
Sofia Pov

"Non sei Dio in terra! Dovresti scendere da questo piedistallo!" gli dissi con disprezzo.

"Il piedistallo me lo sono costruito da solo e ci sto sopra quanto mi pare!"rispose sempre controllato.

"Sei davvero l'uomo più insopportabile, saccente e irrispettoso che abbia mai conosciuto!"controbbattei.

"Beh, essere in cima a tre classifiche non è da tutti!" disse sogghignando.

"Sei solo un viziato figlio di papà, che non sa cosa significa il sacrificio e il sudore...il dolore!" mi infervorai.

"Questo non te lo permetto! Sarò un viziato figlio di papà come dici tu; ma il sacrificio e il sudore li ho provati sulla mia pelle. Il dolore...poi...Mi stai giudicando! Tu, tu che dici sempre di non voler giudicare nessuno, mi stai incollando addosso soltanto stereotipi!"rispose alzando lievemente il tono di voce.

"Io!? Io non giudico proprio nessuno...sei tu che sei odioso, che vuoi sempre avere l'ultima parola, che sei presuntuoso e maleducato ed io detesto le persone così, non le sopporto!"dissi continuando a gesticolare.

"Certo eh, non le mandi a dire! Qualcuno avrebbe dovuto spiegarti che non devi per forza far sapere agli altri tutto ciò che ti passa per la testa! Sarebbe meglio se tu ti controllassi qualche volta!"rispose visibilmente stizzito.

"Oddio! E' un solo mese che lavoro qui e credo già che impazzirò!"

"Come ben sai, nessuno ti trattiene, la porta è quella e sei libera di prenderla quando vuoi!"

"Bonelli, se così pensi di mettermi in soggezione o scoraggiarmi non hai ancora capito nulla. Io tengo al mio lavoro più di ogni altra cosa e resterò qui a renderti la vita impossibile finchè non sarai tu a licenziarmi!" lo punzecchiai.

"Bene!"

"Bene!"

"Se è così allora, ti comunico che il caso Lauris è il più importante che abbiamo e ci sarai tu con me in tribunale a fine mese; quindi voglio la tua massima disponibilità, anche fuori dagli orari di studio!"

"Perfetto!"

"Perfetto!"

Lo odiavo, lo detestavo, aveva il potere di farmi saltare i nervi con un solo gesto o una sola parola. Lavorare a stretto contatto solo e soltanto con lui in questi giorni sarebbe stato un massacro. Ma non volevo che mi vedesse debole, che mi considerasse meno di quanto valessi e acconsentii.

24_Giugno_2011

Erano passati alcuni giorni dall'incontro con Angelica Tremonti ed io mi sentivo ancora scombussolata. Non per averla rivista o almeno per quello che mi aveva ricordato; ma per come, gli occhi di Edoardo e la sua mano sulla mia mi avevano scosso. Il suo ascoltare e il suo raccontare, mi avevano mostrato che eravamo più simili di quanto potessi immaginare e mi avevano esposto tutta la sua fragilità. E forse si era pentito di averla mostrata proprio a me perché era tornato ad essere ineccepibile come sempre.

Lavorammo insieme, a stretto contatto, per quindici giorni ininterrotti. Spesso avevo dovuto raggiungerlo anche a casa sua, perchè aveva una marea di appunti da mettere in ordine e sistemare. Tutte le volte che ero stata lì, a qualunque ora fossi andata o me ne fossi andata, lui era sempre stato perfettamente ingessato e impeccabile, con la sua cravatta sempre annodata e i capelli sempre a posto. Non si scomponeva nemmeno a casa sua. Era una cosa che mi faceva andare il sangue al cervello! Come faceva ad essere sempre così impomatato! Che noia infinita!

04_Luglio_2011
Edoardo Pov

Era lunedì e dovevamo lavorare più possibile per poter terminare tutto per giovedì mattina. Sofia stava lavorando ancora una volta a casa mia; non ero un tipo molto ordinato e quando lavoravo avevo un ordine tutto mio, casa mia era invasa da appunti e riuscivo a concentrarmi meglio stando lì, per cui fu costretta a raggiungermi.

Questa donna è strana. Per quanto sia concentrata, instancabile ed impeccabile nel suo lavoro, l'opposto è, non appena si lascia andare.

Mi sono abituato ormai ai suoi 'Porca Troia!' mentre parla al telefono o al suo modo di comportarsi come se fosse sempre a casa sua, a suo agio. Credo, a volte, che sia completamente folle e non pensi minimamente alle conseguenze delle sue azioni o si comporta appositamente così soltanto per farmi innervosire. Eppure, qualcosa in lei appartiene ancora alla ragazzina bullizzata e terrorizzata.

Poi stasera, quando ad un certo punto ha tolto gli occhiali e sciolto i capelli un attimo, per poterli risistemare: mentre la guardavo, ho avvertito una strana sensazione e non sono riuscito a capire il perchè. C'era qualcosa che mi ha bloccato, l' ho osservata in ogni dettaglio: delle mani che arrotolavano i capelli, degli occhi che cercavano di seguirne i movimenti, della bocca dischiusa e per quei pochi secondi è stato come se il mio cervello si fosse disconneso e non vedesse e pensasse ad altro. Poi quando ha finito e ha inchiodato gli occhi nei miei, rimettendo gli occhiali, mi sono ripreso.

Ma dopo è successo ancora qualcosa, qualcosa che mi ha fatto abbassare le barriere e mi ha scoperto completamente esposto a lei, ancora una volta. Da quella sera tutto è cambiato. Stava andando via, eravamo sulla porta mentre il suo taxi aspettava nel parcheggio, e lei dopo avermi guardato un solo, infinito secondo; senza che me ne rendessi conto e potessi obiettare qualcosa, ha messo le mani sulla mia cravatta e ha allentato il nodo, sciogliendolo, poi mi ha passato una mano tra i capelli lasciandomeli scompigliati sulla fronte.

"Dovresti lasciarti andare un po' e liberarti da tutto questo rigore almeno tra le mura di casa tua. Ti farebbe bene, Edoardo". Mi ha detto solo, abbozzando un sorriso e subito dopo se ne è andata ed io, io sono rimasto di stucco, ho sbottonato il primo bottone della camicia e mi è sembrato di riprendere a respirare.

E poi 'Edoardo'. Sentirmi chiamare in quel modo da lei, in quel modo appena accennato, dolce e caldo mi aveva fatto uno strano effetto. Il suono del mio nome continuava a risuonarmi in testa e ad assillarmi e ad immaginare che lo facesse ancora. Cosa diavolo mi stava succedendo? Cosa diavolo mi stava facendo questa donna? Mi sentivo completamente disorientato ed era assurdo ed impossibile che io perdessi il controllo su di me.

Lei, ancora una volta aveva fatto tutto spontaneamente, senza pensare a nulla, senza pensare alle conseguenze ed io non ero pronto.

Non ero pronto a questo tornado di donna, alla sua naturalezza, alla sua istintività, alla sua ostinazione; non ero pronto a quel turbinio di emozioni che mi aveva scatenato e che sbattevano impazzite dentro di me cercando di trovare una via d'uscita.

Amami come Mai © #Wattys 2020Where stories live. Discover now