Capitolo Cinquantaquattro - Fidati di noi

1.7K 149 160
                                    

03_Luglio_2016
Sofia Pov

Mi girai dall'altra parte del letto che era libera, mentre il solito pensiero mi tormentava da mesi, ormai. Era arrivato il momento di parlarne. Allora sollevai la testa per guardare l'orologio sul comodino, erano passate le nove. Edoardo, mattiniero com'era, si era già alzato, mi trascinai giù dal letto e andai verso la cucina, vestita solo del mio pigiama leggero verde scuro.

Era di spalle, con il pantalone del pigiama e una t-shirt; e stranamente armeggiava ai fornelli, mentre un odore dolce, già si sentiva per tutta la cucina.

"Ma...stai cucinando per caso?!" lo canzonai mentre mi avvicinavo per poter vedere.

"Ferma lì! È una sorpresa!" mi intimò lui, venendomi incontro.

Quindi mi avvolse con le braccia e mi strinse, baciandomi a stampo.

"Buongiorno..."

"Buongiorno amore..."

"Stai bene?"

"Potrei farti la stessa domanda dato che stai cucinando!"

"Spiritosa!" ridacchiò.

"Devo parlarti...è importante..." dissi fissandolo in quegli occhi di mare calmo.

Mi prese per mano, si sedette al tavolo della cucina e mi fece sedere sulle sue gambe.

"Allora?" fece, accompagnando una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"È più di un anno che siamo sposati e tu non hai mai preso l'argomento...ma io ricordo ciò che mi hai detto tanti anni fa prima del coma..."

"Lo ricordo anch'io...hai cambiato idea?!"

"No...io voglio una famiglia con te...ma continuo a prendere la pillola...perché..."

Mi interruppe "Non ti ho chiesto il motivo...perché non volevo ti sentissi forzata, io lo desidero ma il grosso del lavoro è tuo...e non posso biasimarti se non sei sicura di volerlo..."

"Ho...ho paura...io...non sarei capace di fare la madre...la mia è stata pessima...non saprei da dove iniziare..."

"Anche io...insomma...ho paura anch'io! Non sono mai stato padre e nemmeno io so come si fa; ma sono certo che tu sarai una madre fantastica e che insieme affronteremo tutto come abbiamo sempre fatto!".

Sospirai e poggiai la fronte contro la sua.

"Fidati di me, fidati di noi, Sofia..."sussurrò.

"Forse ho solo bisogno di tempo...altro tempo..." mormorai.

"Sì, certo...prendi tutto il tempo che ti serve..." rispose lui, facendo salire la mano sulla stoffa liscia della canotta fino a toccare la spalla nuda.

Il brivido che mi causò mi spinse ad afferrargli il viso tra le mani e prendergli il labbro inferiore tra i denti.

"Aspetta..." biascicò mentre continuavo a torturare, alternandole, le sue labbra "devi prima mangiare la colazione che ho preparato per te...ho fatto i pancakes..." biascicò, ancora, velocemente.

Mi staccai di botto "Tu? Tu, Edoardo Bonelli hai cucinato i pancakes?" domandai sorridendo.

"Yes!" disse spalancando le braccia.

Mi alzai di botto e corsi verso il piano della cucina. Una pila di pancakes si ergeva nel piatto quadrato, ed altri due, più scuri, erano poggiati in un'altro.

"Questi due sono i primi...sono bruttarelli...dovevo capire come fare..." disse indicando i due più cotti nel piatto più vuoto "ma gli altri hanno l'aspetto identico a quelli del tutorial di YouTube...dovrebbero essere anche buoni!"

"Sembrano perfetti! Io li voglio cioccolato e banana!" risposi lasciandogli un altro bacio sulle labbra "Grazie..."

"Grazie a te per la fiducia!" disse strizzandomi l'occhio.

09_Ottobre_2017
Edoardo Pov

Stavo rientrando allo studio dal tribunale. Stamattina ero uscito presto, tanto che Sofia si stava ancora preparando. Era ormai ora di pranzo, quindi la chiamai per dirle di scendere per andare a pranzo direttamente.

Lei rispose solo "ok, ma prima passa un secondo dal mio ufficio..."

Quando arrivai lo studio era vuoto, tutti gli altri erano già in pausa.

"Sofia!" la chiamai mentre aprii la porta del suo ufficio.

"Ciao..." disse soltanto, piano. Se ne stava appoggiata davanti alla sua scrivania, aveva i capelli sciolti, non indossava gli occhiali ma indossava ben altro che saltò ai miei occhi: aveva i tacchi alti, che non metteva mai a lavoro, una gonna stretta che la fasciava fino a sopra il ginocchio e una delle sue solite camicie sbottonata fino all'attacco del seno; quando la sua divisa era sempre un pantalone stretto e una camicia abbottonata fino al colletto.

"Ciao...che succede!?" chiesi sorridendo mentre in automatico girai la chiave nella serratura.

"Niente...volevo una mano..." disse allusiva "tu come mai hai chiuso a chiave?" Chiese sogghignando mentre io non risposi ma sorridendo, avanzai di qualche passo. Allora si girò e cominciò a prendere le cartelle e i faldoni dalla sua scrivania e lentamente li posava a terra.

Il movimento di lei che si alzava e si chinava di spalle sotto i miei occhi mi fece vedere rosso. Deglutii, mi passai una mano fra i capelli e mi allentai la cravatta.

Quando ebbe finito e la scrivania fu sgombra, ci si sedette sopra e subito dopo vi si stese appoggiandosi sui gomiti. Risi, nervoso ma soprattutto eccitato.

"Ho pensato che forse, cambiare ambiente...sperimentare...poteva farci bene..." fece suadente.

Avanzai famelico a quelle parole e presi posto tra le sue gambe. Lei sollevò il piede e fece pressione sul mio fondoschiena con il tallone e il tacco.

"Sofia..." mormorai "stai rischiando davvero grosso..."

Lei non rispose, si morse solo il labbro inferiore ed io persi il senno. Le infilai le mani su per le cosce sollevando la gonna ed iniziai ad accarezzarla lentamente fino a che non la sentii sospirare ed io a quel punto le calai lo slip giù per le gambe.

Lei a quel punto si distese completamente ed io iniziai a baciare, punto per punto, la sua  gamba sinistra fino a finire al centro. Mi piantai lì, cogliendo il suo sapore, mentre lei intrappolava tra le dita i miei capelli; finché i suoi mugolii mi accesero ancora di più e mi sollevai, sovrastandola. Le slacciai tre bottoni della camicia, lasciando il pizzo chiaro alla mia vista e mi liberai da ciò che mi divideva dal mio piacere, incatenandomi al suo corpo lascivo, che languidamente si offriva al mio.

Lei accettò l'invito, anzi lo incitò con i suoi movimenti, combacianti ai miei; ed io presi a sospirare il suo nome al suo orecchio, sulla sua bocca, sul suo collo, sul suo seno, fino a restarne intrappolato.

L'amore ci diede il colpo di grazia, ed esausti ci ritrovammo a ridere, uniti nei corpi e nelle anime, aggrovigliati l'uno all'altro, su una scrivania di legno scuro.

Sprazzi d'autrice
Immagino che tutti abbiate pensato "ecco ci hanno preso gusto in ufficio" ma non è così...badate alle date...è passato più di un anno. Nel prossimo capitolo avrete tutto più chiaro.

Grazie ancora per il seguito che date a questa storia, ne sono felice ❤

Amami come Mai © #Wattys 2020Where stories live. Discover now