Capitolo Sessantuno - Ricostruire tutto il puzzle

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11_Dicembre_2018
Alberto Pov

Quando tornai a casa, quella sera, tutta la roba di Viviana era sparita insieme a lei. Non aveva dimenticato proprio nulla, aveva fatto sparire anche tutte le nostre foto insieme. Sospirai, non mi sentivo bene ma non mi sentivo in colpa. Ero stato sincero con lei quando stavamo insieme e l'avevo amata davvero o, probabilmente, come ne ero consapevole ora, forse solo una parte di me l'aveva amata, perché l'altra, piccola o grande che fosse, era rimasta da sempre, innamorata di Sofia.

E certamente mi ero nascosto a me stesso per non accettarlo. L'avevo amata solo con il cuore, costretto dal fatto che lei amasse un altro, mentre la mia mente aveva continuato a rifiutare quel sentimento, cercando di farlo scomparire. Ma adesso era riaffiorato tutto, come un peso che risale a galla, senza più nulla che lo trattenga sul fondale.

Non c'era torto, non c'era ragione. Era inevitabile, ma era pur sempre sbagliato. Amavo da sempre la persona sbagliata. Ed ora che il destino aveva deciso la fine di Edoardo, l'idea che lui, in qualsiasi parte dell'universo fosse, potesse leggermi nel pensiero e conoscere la verità dei miei sentimenti su Sofia, mi faceva uscire pazzo. Fu allora che decisi che era il momento di leggere la sua lettera.

La recuperai, la aprii e mi feci coraggio:

'Ciao bro', siamo stati sempre, entrambi, restii alle smancerie e alle paroline dolci ma almeno in questo occasione voglio fare uno sforzo. Tu sei stato per me il fratello e l'amico che non ho mai avuto e so di essere stato lo stesso per te, perciò ti ringrazio per quello che sei stato e per quello che sarai dopo la mia mancanza.
È inutile dirti che ti affido la cosa che più vale per me, la persona più unica e rara che io abbia mai conosciuto, perché so che sapresti prendertene cura, come già hai fatto una volta in mia assenza.
La conosci anche tu, è una donna di una forza immensa e non si appoggerà mai a nessuno, ma nel momento in cui deciderà di farlo, sarà certamente su di te.
E allora, tu stalle vicino come se fossi io.
Ci conto.
Ti voglio bene, Edo'.

"Maledizione, Edo!" blaterai "...stalle vicino come se fossi io??!!! Ma se tu l'hai amata più della tua vita stessa..."continuai ad alta voce, come se lui potesse ascoltarmi. Posai la lettera sul tavolo e mi passai una mano sulla testa.

La amavo anch'io per quanto l'amasse lui?
Cosa importava, lui ci sarebbe sempre stato.
La sua impronta sarebbe stata, sempre, troppo nitida.

25_Aprile_2019
Sofia Pov

Erano passati cinque mesi. E se non fosse stato per la creatura che cresceva e si muoveva dentro di me, non me ne sarei accorta. Senza Edoardo, le ore, i giorni, i mesi, le stagioni erano diventati tutti uguali. Non c'era giorno in cui, non mi svegliassi con  l'idea di aver vissuto il peggiore degli incubi e non c'era notte in cui, non andavo a letto sperando di svegliarmi accanto a lui.
Rivivevo spesso i suoi ultimi istanti tra le mie braccia e c'erano volte in cui avrei voluto dirgli 'Addio' per rassicurarlo e molte altre, in cui avrei voluto dire 'Rimani, resta qui con me, non lasciarmi andare'. Ma era successo tutto troppo in fretta ed io ero rimasta inerme e non avevo detto nulla di sensato.

Tutti, intanto, cercavano di starmi accanto, senza opprimermi: mio padre e Laura, Nali, Tata a distanza, Beatrice, Elena e Marco, ed Alberto, che ogni due settimane veniva a Roma per aiutarmi, nonostante lo studio di Milano fosse, ormai, solo sulle sue spalle.

Quel giorno, il primo compleanno di Edoardo senza di lui, dopo il lavoro, decisi di andare al bosco. Presi la macchina e guidai fino a lì. Aprii il cancello, dato che Edoardo lo aveva fatto recintare e parcheggiai nella radura. A quel punto sgranai gli occhi: era un ologramma, uno scherzo della mia mente o cos'era quella piccola casa in legno tra gli alberi?

Spensi la macchina, scesi e mi avvicinai; e più mi avvicinavo, più riuscivo a capire. Presi il mio mazzo di chiavi a cui era legata la chiave che Edoardo mi aveva lasciato ed entrò perfettamente nella serratura della porta della casa in legno. La aprii e la varcai. Era tutto reale: le travi al soffitto, il pavimento in parquet, il colore caldo delle pareti. Entrai, feci un giro, non mancava nulla: c'era un salottino, un angolo cottura e un tavolo con le sedie, e poi una porta che dava in una camera da letto e un bagno. Ritornai indietro e notai un biglietto sul tavolo.

Era piegato in due e sul davanti c'era scritto: per Sofia. Lo presi e lo lessi.
'L'ho fatta costruire perché volevo che, ogni volta che fossimo venuti qui, avremmo potuto restarci e l'ho fatta costruire di nascosto, perché volevo farti una sorpresa.
Tu hai detto che la macchina non era il massimo della comodità e noi avevamo bisogno di un posto comodo e confortevole per amarci nel nostro bosco.
Spero ti piaccia.
Ti amo, Edoardo'.

Sembrava come se, ogni cosa che aveva fatto, ogni pezzo che aveva lasciato dietro di sé, l'avesse fatto cosciente dell'idea che se ne sarebbe andato e che io avrei dovuto ricostruire tutto il puzzle da sola.

Presi tra le dita, il ciondolo a cuore che mi aveva regalato il giorno del matrimonio; ed iniziai a giocherellarci. Lo facevo spesso e ogni volta, avevo l'impressione che lui si materializzasse davanti ai miei occhi, con il suo sorriso compiaciuto e che dicesse "Il merito è mio, lo sai no?!". Ed io, a quell'immagine, sorridevo, lo sentivo in quel breve momento un po' più vicino e ritrovavo un briciolo di pace.

D'un tratto l' esserino nella mia pancia iniziò a scalciare, richiamando la mia attenzione. Con l'altra mano feci una carezza su quella pancia, che piano piano diventava più grande e nonostante attraverso le ecografie non ero ancora riuscita a scoprirne il sesso, avvertivo in me che sarebbe stata una bambina, la nostra piccola, grande, Gioia.

Ora, c'era ancora una cosa che dovevo fare e che non avevo ancora fatto. Affrontare Lucrezia, parlarle e dirle della gravidanza. Dalla morte di Edoardo, dal giorno del funerale, non l'avevo più vista ma aveva il diritto di sapere che l'ultimo regalo che suo figlio mi aveva lasciato, se lo avesse voluto, sarebbe potuto essere anche per lei.

Amami come Mai © #Wattys 2020Donde viven las historias. Descúbrelo ahora