Capitolo Quarantanove - Sei felice?

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30_Maggio_2015
Edoardo Pov

Mi avvicinai piano mentre la osservavo ridere e parlottare con le sue amiche, sedute a tavola. Le poggiai una mano sul fianco e lei si girò e mi poggiò una mano sul viso.

"Balli con me, moglie?" le dissi ad un soffio dalle sue labbra.

"Certo che sì, marito!" rispose lei dopo aver fatto un cenno alle ragazze e subito dopo, sfiorato la mia bocca con la sua.

Allora le presi la mano e la condussi al centro della sala del ricevimento, mentre le note di una musica lenta si diffondevano nell'aria. Le strinsi le mani sui fianchi e la avvicinai di più a me, mentre lei intrecciava le sue lunghe dita dietro il mio collo.

Ero perso nei suoi occhi scuri e profondi e avvertivo i brividi che i suoi polpastrelli lasciavano, picchiettando sulla mia nuca.

"Sei felice?" mi domandò di colpo, interrompendo quel silenzio di beatitudine.

"Me lo chiedi?! È una domanda retorica, conosci già la risposta!"

E lei sorrise e appoggiò la fronte sulla mia bocca ed io ancora una volta, avrei fermato il tempo, in quel preciso istante, come in tutti quelli in cui lei mi aveva sorriso, mi aveva baciato o mi aveva semplicemente guardato.

"Bene, perché io sono tanto felice..." mormorò sollevando lo sguardo e ritrovando i miei occhi nei suoi lucidi.

"Ma immagino che Gioia oggi ti manchi più degli altri giorni..."

"Sì...ma grazie alla sorpresa di mio padre, mi è sembrato di averla accanto..."

Salii le braccia sulla sua schiena e la strinsi forte al petto. Restammo così per un po', finché si staccò e guardandomi disse ancora:

"Ti sei pentito di non aver permesso a tua madre di essere qui?"

"No...lo ha voluto lei, continuando a non accettare te, la nostra relazione e quindi questo matrimonio!"

"Mi dispiace, soffri già tanto la mancanza di tuo padre..."

"Sì, ma lei si è sempre comportata da egoista. Anche ora, che avrebbe potuto mettere da parte il rancore inesistente che nutre verso di te ed essere partecipe della felicità di suo figlio; cercando di conoscere davvero, la persona che lo rende felice. Ma ancora una volta ha scelto l'apparenza. Basta parlare di lei, c'è soltanto una donna nella mia vita e sei tu".

Appoggiò di nuovo la testa sul mio petto ed io sollevai lo sguardo che finì sul mio testimone seduto a tavola, intento a finire il suo risotto.

"C'è una cosa che devo dirti..."

Lei si allontanò e mi guardò di nuovo.

"Stamattina Alberto mi ha confessato di essere...stato innamorato di te!"

Deglutì e poi abbassò gli occhi pochi secondi.

"Lo sapevi?" continuai.

"Qualche mese prima che ti svegliassi, era tornato a Milano perché i suoi sentimenti...diciamo... non gli permettevano di starmi vicino..." sospirò e continuò "non te l'ho detto perché non volevo che ci fossero problemi tra voi...lui non ha mai fatto un passo oltre..."

"Lo so...me lo ha detto. Mi ha detto che non prova più nulla per te ma io ho avuto paura comunque e ho fatto lo stronzo: l'ho messo alla prova facendoti consegnare questo..." dissi toccando con le dita il cuore di oro rosa che le pendeva al collo "Ma era sincero...Sei tutto per me Sofia e non sopporterei di perderti..."

La strinsi di più e mi abbandonai sulle sue labbra dolcemente e lei si staccò un secondo solo per sussurrarmi:

"Ti amo, Edoardo. Non mi perderai...mai!"

Finalmente eravamo soli. La festa era finita, avevamo salutato tutti ed eravamo tornati mano nella mano nella suite. Avevo appena chiuso la porta, mi ero tolto la giacca e la guardavo togliere le scarpe. Mi allungò una mano e la intrecciò alla mia.

"Sai una cosa?! Da quando sei mio marito sei meno stronzo di quando ti ho conosciuto..." disse scoppiando a ridere.

"Beh, tu da quando sei mia moglie sei meno scurrile di quando ti ho conosciuto!" la stuzzicai.

"Ovviamente! Ho al mio fianco il principe Edoardo!" rispose sogghignando mentre iniziò a sbottonare il mio gilet. Salì le mani sulle spalle e lo fece scivolare, quindi mi fissò e con le dita iniziò a sciogliere il nodo della cravatta. La fede al suo anulare brillava nonostante le luci basse della camera, le cose tra noi erano cambiate, forse anche noi; ma il modo in cui mi liberava dalla cravatta mi faceva sentire i brividi come la prima volta. La sciolse e la tirò da un lato, facendola cadere a terra quindi iniziò con il primo bottone della camicia.

I suoi occhi, le sue mani, le labbra socchiuse mi acceleravano il respiro e mi immobilizzavano i pensieri.

"Non so come smontare questi cosi..." disse ad un tratto facendomi ridere e riferendosi ai gemelli ai miei polsi, mentre io non mi ero nemmeno reso conto che la camicia era completamente aperta.

Staccai i gemelli e mi tolsi la camicia, lanciandola sulla sedia vicina, quindi lei iniziò a sbottonare il pantalone senza mai perdere il mio sguardo; fino a che si piegò e mi slacciò le scarpe, mi tolse le calze e lo tirò giù.

"Sei troppo vestita..." mormorai non appena fu di nuovo di fronte a me.

Sorrise maliziosa, girò le mani dietro la schiena scendendo la zip ed il vestito piano si aprì davanti ai miei occhi e scivolò allargandosi ai suoi piedi. Fece un passo di fianco e lo sorpassò. Mi riposizionai davanti a lei ma non mi avvicinai perché volevo godermela in tutto il suo splendore.

Aveva un body chiaro, a tratti completamente in pizzo semitrasparente che le fasciava il corpo ambrato e quel contrasto risaltava la sua bellezza. Sollevò piano le braccia e tirò via il fiore dai capelli, quindi prese a togliere piano le forcine e le ciocche scure iniziarono a cadere sulle spalle. Era bellissima, i miei occhi non smettevano di percorrerle il corpo e il viso, ed il mio corpo non riuscì a trattenersi, si sbilanciò verso di lei e le mie mani la presero con ardore e attaccarono i nostri corpi, mentre la mia bocca si impossessava vorace della sua.

"Sono pronta per la nostra, altra, prima volta...di nuovo..." bisbigliò lei sulle mie labbra.

"Ogni volta sarà più bella...te lo prometto..." risposi e la sollevai di peso, lei ancorò su di me le gambe incrociate ed io la condussi fino al letto e la stesi sotto di me.

E come amavo fare, ricominciai con calma, baciando ogni millimetro di pelle e accarezzandole le curve che mi mandavano fuori di testa, mentre continuavo ad osservarla guardarmi con la mia stessa voglia riflessa nei suoi occhi. Quella voglia che io avevo di essere suo e lei di essere mia.

Amami come Mai © #Wattys 2020Where stories live. Discover now