Capitolo 1

6.1K 141 6
                                    

«Sei solo una stronza, tu non sei mia mamma!» sento i passi di Bill che sale velocemente le scale e sbatte la porta della sua camera.

Guardo mia madre con disappunto.
Non so se essere più delusa dal fatto che sia ubriaca fradicia alle 7 di mattina o dal fatto che suo figlio di appena sei anni dica parole che neanche dovrebbe conoscere e lei non gli presta la minima attenzione.

«Oh, non guardarmi in quel modo» schiaffeggia l'aria.

Scuoto la testa, delusa, ancora una volta, dalla persona che dovrebbe prendersi cura di noi.

Mi alzo, la leggerezza delle gambe dettata dall'adrenalina.
«Aspetta, non volevo! Non lasciarmi di nuovo da sola Wen, ho bisogno di te!»
E di nuovo cambia, e torna ad essere la povera donna lasciata a se stessa. Ma le sue grida non mi intristiscono più. Ho smesso di provare pietà per persone che non se lo meritano, e lei è sul fondo della lista.
La sua testa cade pesantemente sul tavolo in un tonfo brusco.
Vorrei dire che sarei felice se si fosse causata un bel trauma cranico, ma mentirei.
Perché nonostante tutto è mia madre, e non è sempre stata così. E ogni volta cerco di aggrapparmi alle ultime briciole dei ricordi che mi sono rimasti di lei, per pensare che in fondo glielo devo. Ma più passa il tempo più quei ricordi si affievoliscono e lasciano spazio al presente, alla donna che ho davanti ora.

E ora sembrerò un'egoista, lo so. Ma sono stufa di aspettare, di sopportare.

Io non sono io qui dentro.
A dir la verità, non sono io da nessuna parte.
Sono solo un frammento sgualcito di ciò che rimane della purezza del mio nome, Wendy.

Salgo le scale lentamente, saltando il quinto gradino completamente distrutto.
Entro nella mia camera e prendo lo zaino che avevo già preparato da tempo, sapendo che sarebbe andata così, di nuovo.

Sento la porta della camera di Bill che si apre, quindi mi affretto ad uscire.

Passo per la cucina, dove mia madre è esattamente nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata.

Stai sbagliando, non puoi lasciarlo indietro. Resta.

Devi vivere per te stessa, qui non sarai mai felice. Scappa.

Ho passato un'intera vita a cedere alle debolezze. Alla pietà, alla compassione, all'empatia. E non mi ha portato niente, se non dolore, delusione e disgusto.

Distolgo lo sguardo, ignorando i passi di Bill che si fanno sempre più vicini.

Cammino.

Voglio lasciare tutto indietro, non voglio avere un briciolo di ricordo di questo posto.

Ma sento di dover rilasciare qualcosa, più di una cosa. Ed ho bisogno di vederlo un'ultima volta prima di dirgli addio.

Il grande cancello arrugginito mi obbliga a fermarmi lì davanti. Cerco di scacciare dalla mente i numerosi ricordi che ho di quella casa, di quel giardino, di lui.

So che è qui, so che mi ha vista.

Eppure non riesco a girarmi.

«Wendy» lo sento sussurrare più a se stesso, come se non avesse ancora realizzato che io sia davvero li.

«Wendy» ripete più chiaramente.

«Lay» gli rivolgo un sorriso tirato, cercando di reprime la sensazione di sollievo che mi dona la sua presenza.

Prima che possa fare altro, mi stringe in un forte abbraccio. Sembra non voglia più lasciarmi andare.

«Sei...davvero tu!» dice squadrandomi dalla testa a i piedi, ancora incredulo. Con gli occhi che brillano di gioia, le mani sulle mie spalle che fanno pressione, come a volermi tenere nella sua presa per sempre.
Ma è ora di staccare il chiodo dalla parete, e lui non mi rende le cose facili.

Run, Wendy || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora