Capitolo 5

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Stanotte il cielo è particolarmente sereno. Riesco ad avere una chiara visione delle numerose stelle che tempestano il cielo, mentre vengo cullata dal suono delle onde del mare.
Lo scoglio su cui sono sdraiata inizia a diventare piuttosto scomodo, quindi mi metto a sedere, senza mai smettere di osservare il cielo. Il leggero vento mi solletica la pelle, e chiudo gli occhi per bearmi di quel breve momento di tranquillità.

Ma i miei pensieri tornano sempre laggiù.
A Londra, a casa, tra le braccia del mio fratellino.
Il fatto di non poter sapere come sta mi uccide.

Come ho potuto pensare di lasciarlo da solo? Sono stata un'egoista, una stupida, stupida egoista.

Eppure l'ho fatto, sono uscita dalla quella casa senza l'intenzione di guardarmi indietro.
E mi rendo conto che questa è l'unica cosa che io abbia mai fatto per me stessa. Ho sempre cercato di tirare avanti nonostante fossi costantemente circondata da persone spregevoli, solo per proteggere lui, e cercare di non fargli vedere il mondo come lo vedevo io.
Ed è questo il punto, non ho mai vissuto per me stessa, ma per lui.

Ed ora, guardando l'acqua cristallina del mare leggermente mosso, un solo pensiero mi travolge la testa.
Forse questo è solo un brutto sogno, uno di quelli in cui cadi da un palazzo e nel momento in cui stai per toccare terra apri gli occhi, accorgendoti che in realtà non ti sei mai mosso dal tuo letto.
Forse tra poco aprirò gli occhi e mi ritroverò nel mio letto, circondata dai miei libri.

Chiudo gli occhi.
Svegliati
Svegliati
Svegliati

Ma quando li riapro sono sempre qui.

Sto per alzarmi, quando il mio piede scivola sulla superficie bagnata dello scoglio e io piombo dritta nell'acqua fredda.

«Fanculo!» grido all'aria, schiaffeggiando l'acqua come se potessi riversare su di lei tutte le mie frustrazioni.

Nuoto verso la riva, poco più distante.
Mi strizzo in capelli lentamente, mentre il vento che prima mi sembrava piacevole, mi fa rabbrividire.
Ma non mi importa del freddo in questo momento, non mi importa di niente.
Mi sdraio completamente sulla sabbia, tastando il terreno con le dita per capire se tutto questo è davvero reale.

«Ancora in piedi?»

Quando mi giro quasi mi prende un colpo. Il ragazzo punito da Pan poco prima siede a pochi metri da me. Una parte del suo volto è completamente bruciata e l'altra è in condizioni leggermente migliori.
Cerco di contenere il mio stupore, ma credo di non riuscirci benissimo.

«Non guardarmi così»

Posso capire che, con il volto quasi del tutto sfigurato, non deve essere bello sentirsi così osservati.
Distolgo lo sguardo senza proferire parola, tornando a guardare il cielo.

«Mi guarirà»
Dice per poi distendersi sulla sabbia.

«Ne sono certo, mi perdonerà»
Sta parlando di Pan?
Rimango in silenzio per qualche secondo, cercando di elaborare una risposta adeguata, ma dalla mia bocca non esce nulla.

«Siamo silenziose, eh?» segue una leggera risata, dal suono dolce.

«Non sono brava con le parole»
È l'unica cosa che riesco a dire, ed è la verità infondo.

«Meglio così»

Continuo a guardare davanti a me, non volendo osservare ancora il suo volto sfigurato.

«Tu hai qualcosa di...particolare» aggiunge continuando a guardare il mare.

«Non saresti qui altrimenti»

«Non ho niente di particolare» affermo, il tono della voce basso.

«Hai quell'atteggiamento indifferente, quello sguardo perso, ma cosa ti passa davvero per la testa?»

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now