Capitolo 24

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Ci metto un po' di tempo per aprire gli occhi.
Le palpebre fanno resistenza, implorandomi di rimanere così un altro po' e godermi la serenità del momento.
Ma mi faccio forza e alzo il busto dal terreno umidiccio, scostandomi diverse ciocche di capelli neri che mi sono finite sul viso.
Osservo per un po' le mie gambe piene di graffi prima di alzarmi e passare la mano sugli occhi in un movimento stanco.

Attorno a me non c'è nessuno, solo il focolare incenerito e un telo con ancora la forma del corpo di chi ci ha dormito sopra.

Eppure mi sembra abbastanza presto, il sole sta sorgendo in questo momento e si possono ancora intravedere i lievi segni dell'oscurità della notte.

«Emma!» provo a chiamarla, attendendo qualche secondo una risposta che non arriva.

Decido di sedermi e aspettare che qualcuno torni, se li andassi a cercare probabilmente mi perderei e non posso permettermi di perderli di vista.

Mi siedo di nuovo a terra, cercando ancora di domare la stanchezza che sembra non volermi abbandonare.
Continuo a passarmi la mano sul viso cercando di riprendere un po' di lucidità, ma il mio cervello sembra urlare 'ti supplico, dormi'.

Alla fine cedo ai richiami del mio corpo e mi stendo sul terreno. Non ha senso rimanere sveglia, prima o poi torneranno.

Ma in un battito di ciglia mi sento scuotere delicatamente una spalla.

«Wendy, svegliati» la voce di Emma mi riporta alla realtà e sbatto gli occhi più volte guardandomi attorno confusa.

Il sole è in alto, splendente, che illumina il luogo circostante, nonostante qualche attimo prima avrei giurato di averlo visto sorgere a malapena.
Non mi ero nemmeno resa conto di essermi addormentata, era sembrato un istante.

«Dove siete stati?» le chiedo piano, con la voce ancora impastata dal sonno.

Per qualche secondo rimane in silenzio, ma nonostante i suoi occhi siano piantati nei miei capisco che non mi sta davvero guardando. Ha lo sguardo perso nel vuoto, pensieroso.

«Emma» la richiamo gentilmente, sfiorandole la mano.
Si ritira di scatto dal mio tocco, come se si fosse risvegliata.

«Dobbiamo andare. Forza, alzati» mi porge una mano aiutandomi ad alzarmi.
I suoi lineamenti sono marcati da una punta di nervosismo e angoscia, che cerca invano di mascherare.

«Cos'è successo? Dove sono gli altri?»
Mi passo le mani sporche di terra sulla veste in movimenti calmi, mentre continuo a guardarla.
Serra la mascella e prende un respiro profondo, staccando i suoi occhi dai miei per indirizzarli in un punto indefinito.

«Non riusciamo a trovare Mary Margaret»

'Alla mora ci penso io, non sarà più un problema'

Spalanco gli occhi e il mio respiro si blocca.
Tossisco, cercando di ricompormi, ma credo che la mia agitazione sia piuttosto palpabile.

«Sono sicura che non è andata lontano»affermo, rendendomi conto del suono vuoto della mia voce che fa risultare la mia frase come parole buttate all'aria, senza un velo di verità.
E deve averlo notato anche lei dato il sorriso tirato che manda in risposta.
Un sorriso privo di emozioni, spento, che mi fa quasi pensare che stia provando del risentimento nei miei confronti.

«Non si sarebbe mai allontanata di sua spontanea volontà, abbiamo chiarito sin da subito che saremmo dovuti rimanere tutti uniti. L'hanno presa» il suo tono duro e deciso mi impedirebbe di pormi domande a riguardo, eppure non mi spiego come possa esserne tanto certa. Non è qui da molto, eppure ne parla come se sapesse perfettamente quello che dice e ne fosse completamente sicura.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now