Capitolo 48

1.1K 58 1
                                    

«Tu non esisti per me»

Quelle parole crudeli riecheggiavano ancora nell'aria intorno a loro.
Wendy non sapeva se i brividi che percorrevano il suo corpo fossero causati dal contatto delle labbra di Pan sul suo orecchio o dal veleno presente nella sua frase.

Non sei reale

Tu non esisti

Lei non era nulla, per lui.
Era invisibile, era una presenza destinata ad essere ignorata. Era indesiderata, era sbagliata.

Ma allora perché non voleva crederci? Perché non voleva accettare il fatto che Peter Pan non la volesse?

Non sembrava la realtà. Ora lo sguardo disgustato che era solita rivolgergli era passato su di lei. Ora era lui a guardarla come se fosse la ragione di ogni suo male, la spina velenosa sullo stelo della rosa.

La brusca presa sul suo braccio le fece strabuzzare gli occhi. Pan la stringeva talmente forte da farle male, tanto che un lieve gemito di dolore lasciò le sue labbra.
La issò da terra senza alcuna delicatezza e la trascinò verso la gabbia che prima imprigionava il pirata, ancora steso senza vita poco distante da essa. Wendy provava a dimenarsi, ma ogni volta che compiva qualche movimento avventato la presa di Pan diveniva più ferrea. La spinse all'interno della piccola prigione e chiuse la porticina a chiave il più rapidamente possibile, prima che la ragazza cercasse di impedirglielo.

«Che stai facendo?» gridò la ragazza in preda al panico avvolgendo le mani intorno alle sbarre di legno.

«Non ti lascerò girare sull'isola fino a diventare un ostacolo» la informò con tono freddo.

Si alzò da terra dopo essersi assicurato che la gabbia fosse chiusa per bene, dopodiché con un movimento del polso lasciò che quest'ultima si sollevasse in aria ad un'altezza vertiginosa.

Wendy trattenne il fiato e si immobilizzò, spaventata dall'oscillazione della piattaforma sotto di lei.

«Tirami giù, Pan. Tirami giù!» lo supplicò con lo sguardo, ma il suo tono era colmo di risentimento.

Pan la guardò sarcasticamente dal basso.
Poi le diede le spalle e si incamminò con l'intenzione di lasciarla lì, da sola.

«Hai paura di me, vero?» osò la ragazzina, sapendo che avrebbe ricevuto la sua attenzione se avesse colpito il suo punto debole: l'orgoglio.

Pan si bloccò, ma non si girò verso di lei. Voleva sentire quello che aveva da dire, ma non le avrebbe dato la soddisfazione di mostrarsi interessato.

«Mi hai rinchiusa qui dentro perché sai che io posso fermarti. Sei un codardo» continuò in seguito al suo silenzio.

Stavolta Pan non poté fare a meno di girarsi e guardarla con un ghigno divertito stampato sul volto.
Sembrava leggermente sorpreso dalla sua arroganza, ma Wendy non ne comprendeva il motivo. Gli aveva detto cose ben peggiori, eppure sembrava che lui quell'affermazione non se l'aspettasse.

«Oppure voglio solo tenerti qui per sempre, assicurandomi che tu non vada da nessuna parte» le rivolse quella che sembrò una presa in giro a tutti gli effetti.

«Potresti essere il mio trofeo. La mia ragazza sperduta, bella e giovane per l'eternità»

«Sai che non è così» rispose prontamente Wendy lasciando che la lieve punta di disgusto nella sua voce fosse notata.

Il sorriso di Pan si allargò notevolmente, mostrando una fila di denti bianchi.
Se le circostanze fossero state diverse, Wendy avrebbe pensato che quel sorriso fosse meraviglioso.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now