Capitolo 40

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Pan mi tira per un braccio, intimandomi di correre più veloce. I piedi mi fanno male, la stanchezza inizia a farsi sentire e sprofonda verso le mie ginocchia, facendomi perdere il controllo delle mie gambe. Mi appoggio pesantemente alla mano di Pan, cercando un sostegno che lui non esita a porgermi. Cerca di tenermi su meglio che può mentre continuiamo a correre imperterriti verso una meta non stabilita. Sbuchiamo in una stradina isolata e finalmente ci fermiamo, permettendomi di riprendere un po' di fiato. Mi appoggio ad una parete e scivolo verso il suolo, buttando la testa all'indietro sentendo la gola bruciare per lo sforzo. La vista inizia a farsi leggermente più sfocata, ma sbatto le palpebre più volte per riprendere un minimo di lucidità.
Siamo avvolti dal silenzio, i nostri respiri affannosi sono l'unico suono percepibile.

Pianto le unghie nel palmo della mano per cercare di riprendere la calma, ma la mia mente sembra non ascoltare le mie preghiere. L'agitazione non passa, la paura non ne vuole sentire di lasciarmi in pace. I pensieri mi investono improvvisamente nel momento in cui il mio respiro sembra essersi regolarizzato.

Le parole di Josephine si intrecciano all'interno da mia mente, ma non riesco a trovare un senso all'interno di esse e questo serve solo ad alimentare la mia confusione. Credevo che una volta spiegato tutto sarebbe stato più chiaro e avrei finalmente risolto i miei problemi, ma ora mi sembra di sapere meno di prima.
Emozioni molto forti...che significa? La rabbia e la frustrazione per aver buttato la mia vita non sono abbastanza? Cosa potrebbe esserci di più intenso della consapevolezza di dover vivere una vita dannata e infelice?

«Wendy, stai bene?» Pan mi scuote per una spalla, ricordandomi della sua presenza accanto a me.
Mi alzo in piedi lentamente, appoggiandomi con le mani al muro per cercare di sostenere il peso del mio corpo che sembra non volersi stabilizzare.
Le gambe cedono improvvisamente, ma prima che possa cadere a terra due braccia mi afferrano.
«Attenta» mormora preoccupato con il viso all'altezza del mio collo mentre le sue mani cingono i miei fianchi con l'intento di sorreggermi.

«Sto bene» sussurro cercando di ignorare i brividi che mi percorrono la schiena. Chiudo gli occhi cercando di riprendermi e mi allontano di poco da lui, provando a stare in piedi da sola.

«Devi riposare» mi avverte intensificando la presa.

«Non è il momento, riposerò sta sera» mi faccio forza sulle braccia e scanso le sue, muovendo qualche passo in avanti. La testa sembra non girare più, segno che il momento peggiore è passato. Nonostante mi senta ancora parecchio debole posso resistere ancora un po'.
Pan si arrende e mi lascia camminare da sola, stando però sempre al mio fianco.

«Dove andiamo adesso?» mi domanda.

«Hai detto che l'ombra ha più possibilità di trovarci di notte, vero?» chiedo.

«Si, è così»

«Allora ci conviene sbrigarci finché è ancora giorno»

Senza esitare mi dirigo verso il sentiero che porta alla mia vecchia casa.

«Devo sapere come sta mio fratello»

«No Wendy!» mi si para davanti, impedendomi di continuare.

«È il primo posto dove si aspetta che andrai. È troppo pericoloso»

I miei lineamenti si induriscono, la mia voce rimane dura e inflessibile.

«Io ho bisogno di sapere come sta» pronuncio decisa, e non mi aspetto neanche una risposta dal momento che lo supero e continuo a camminare a passo spedito.

«Wendy, devi ragionare. Stai andando dritta verso la sua trappola!» mi si pone nuovamente davanti, stavolta prendendomi per le spalle per impedirmi di proseguire oltre.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now