Capitolo 39

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Abbiamo passato la notte indisturbati distesi in uno dei tanti vicoli di Harlesden. Avremmo dovuto dormire a turni, ma Pan sembrava parecchio stanco al contrario di me, che non avrei chiuso occhio nonostante le poche energie. Quindi sono rimasta sveglia tutta la notte a controllare che nessuno ci vedesse e che non arrivasse nessun "ospite" indesiderato mentre Pan se ne stava tranquillo in un angolo. Ha dormito così profondamente che mi sono chiesta se fosse la prima volta dopo anni che chiudeva veramente gli occhi.

Io mi sono guardata un po' in giro. Ho visto poche persone, la maggior parte si affacciava ai balconi ogni tanto per controllare che fosse tutto a posto, poi tornava in casa e barricava le finestre. Sono passati giusto alcuni ubriaconi e i pochi senzatetto talmente disperati da passare la notte qui, come noi.

Il sole inizia a sorgere mostrandomi le lievi sfumature arancioni dell'alba che non avevo fatto altro che bramare per tutta la notte.

Scuoto lievemente Pan per un braccio, portandolo ad alzare il capo dallo scomodo cemento mentre si massaggia il collo con una smorfia di dolore sul viso.

«Perché non mi hai svegliato?» borbotta con la voce ancora impastata dal sonno.

«Dovevi riposare» mi alzo e cerco di pulirmi i pantaloni come meglio posso.

«Potrei quasi abituarmi alla tua gentilezza, Darling» mi canzona alzandosi a sua volta e passando una mano nei capelli sporchi.

«Non ci contare»
Mi affaccio distrattamente verso la strada, constatando che non ci sia ancora nessuno.

«E adesso?» Pan mi raggiunge, poggiando la schiena alla parete del vicolo.

«Sy ha detto che sarebbe venuta da noi stamattina. Suppongo che dovremmo solo aspettare» rifletto.

Gli occhi di Pan si spostano sul muro dietro di me.

«O forse no»

Mi giro incuriosita dal suo tono preoccupato e leggo la scritta incisa sulla parete sporca del vicolo.

«Abbie road, St. John's wood»

Rileggo più volte quella via, cercando di localizzare il posto con la mente.

«Può anche non essere rivolta a noi. Magari è solo un graffito senza senso» propongo tornando a guardare lui, che però non sposta gli occhi da quella scritta.

«O magari no» alza un sopracciglio indicandomi il muro con un cenno del capo.

La scritta è sparita.

——

«Hai idea di chi possa essere questa "conoscenza"?» domando, calciando un sassolino sulla strada deserta.

«No. Non sapevo neanche che Sy conoscesse qualcuno di questo mondo» risponde seccato, probabilmente dal fatto che la fata gli abbia nascosto fin troppe cose.

Annuisco soltanto, concentrandomi sulla strada da seguire.
È passato molto tempo dall'ultima volta che sono stata qui, eppure sembra un ricordo così nitido. È come se l'aria fredda e umida di Londra mi fosse sempre stata accanto, anche su quell'isola calda e soffocante. Forse è perché una parte del mio cuore è sempre appartenuta a questo posto, nonostante i ricordi che ho di esso non siano dei migliori. Però ci sono cresciuta, non avrei nessun altro luogo a cui attribuire l'appellativo di "casa".

«Wendy!» mi sento chiamare poco prima che qualcosa di freddo si posi violentemente sul mio collo.

Trattengo il fiato, presa alla sprovvista da chiunque mi stia stringendo contro il suo petto puntando un coltellino alla mia gola.

Run, Wendy || COMPLETAحيث تعيش القصص. اكتشف الآن