Capitolo 8

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«Cazzo!» tiro un calcio al tronco d'albero più vicino, sentendo il piede pulsare per il dolore.

Oggi non sono per niente in forma. Non ho dormito molto dopo tutti gli avvenimenti di ieri, e nemmeno una freccia fino ad ora ha centrato il bersaglio.
Sbuffo frustrata decidendo di prendermi una pausa e mi siedo a terra.
Oggi il cielo è abbastanza sereno, solo qualche nuvola oscura la sua luminosità. Mi lascio cullare dal suono del vento e del canto degli uccelli, chiudendo gli occhi per un secondo. Cerco di svuotare la mente, rivolgendo i miei pensieri solo a me stessa. Oggi non voglio preoccuparmi di nessuno, Felix, Devin, Pan. Sono solo piccoli punti all'interno di quest'immensa isola, come me.

Sento un rumore seguito da una voce, che non mi sembra di conoscere.
Sospiro infastidita. Avrò mai un attimo di pace?

Rimango al mio posto, sperando che chiunque sia se ne vada il più presto possibile.

Ma, ovviamente, il mio momento di tranquillità è disturbato dai passi che si fanno sempre più vicini a me, portandomi ad aprire gli occhi.
Intravedo un movimento nei cespugli, prima che una testa mora sporga da essi.
Osservo distrattamente il mio visitatore, facendo passare i miei occhi su tutta la sua figura, mentre lui mi guarda sorpreso.
Uomo, sulla trentina, parecchio affascinante. Capelli nero corvino e occhi azzurri, che mi osservano confusi per qualche lungo attimo.

«Mi sembri un po' troppo vecchio per essere uno sperduto di Pan» dico rompendo il silenzio, leggermente divertita dalla situazione.
Da come mi guarda sembra quasi che abbia visto un fantasma. Non accenna a muovere un passo e continua a fissarmi con gli occhi più aperti del previsto, quasi come se volesse accertarsi che io sia reale.

Alzo gli occhi al cielo tornando nella posizione di prima. Ha disturbato la mia quiete, almeno potrebbe avere la decenza di rispondermi!

«Sei una ragazza?» chiede tentennante, come se non ci credesse nemmeno lui.
Mi giro a guardarlo con aria confusa.

«Ti sembro per caso un uomo?» rispondo con voce infastidita.
Qual è il suo problema?

«No, non intendevo questo. Solo che...» si ferma senza continuare la frase, cosa che mi disturba ancora di più.
È una tale noia!

«Chi sei?» domando.

«Killian. Mi chiamo Killian, signorina...»
Solo in questo momento, quando rivolge la mano verso di me, noto un uncino al posto di essa, dettaglio che non mi smuove minimamente. A dir la verità questa è una delle cose più normali che abbia visto da quando sono qui.

«Wendy»

«Ok, Wendy...»
Sembra essere tornato in se e si avvicina con molta più sicurezza, fino ad abbassarsi arrivando alla mia altezza e posare il braccio sul ginocchio piegato.

«Se mi dici dove si trova Peter Pan, prometto che non ti succederà niente» si rivolge a me con un sorriso e voce calma. Cosa crede, di avere a che fare con una bambina?

Emetto una risatina sommessa, che sfugge al mio controllo.

«Quanto sono stupidi gli uomini»dico più a me stessa, mentre posso percepire lo sguardo confuso del tizio dietro di me.

«Posso sapere a cosa devo questo suo...divertimento?»

«Non ti dirò niente. Puoi andare a cercare qualche altro stupido sperduto che sia disposto a fidarsi di uno strano uomo vestito come un cantante rock,  con una mano sola e che, ad esser sincera, puzza tremendamente di alcol. Ma io non sono così disperata»

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now