Capitolo 35

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Storybrooke

Killian sospirò, concedendosi di riposare per qualche minuto prima di tornare al timone della nave. Era molto stanco, negli ultimi giorni aveva dormito solo poche ore e la mancanza di sonno iniziava a farsi sentire. Si passò una mano sul viso cercando di riprendersi, non poteva permettersi di distrarsi, le speranze dei suoi compagni erano legate a lui. Solo grazie a lui sarebbero potuti tornare sull'Isola che non c'è a riprendere Henry e Mary Margaret.

Il pensiero di tornare lì lo spaventava, nonostante non volesse ammetterlo. L'ultima volta che ci era stato era sul punto di morire, se Tremotino non fosse arrivato Peter Pan li avrebbe uccisi senza esitazione.

Uncino aveva pensato molto spesso a Wendy da quando avevano lasciato quel posto. Aveva ben chiara l'immagine del suo viso spaventato mentre veniva abbandonata nelle mani di quel mostro, da sola.
Era ancora viva? Ne dubitava. Le chance che Pan l'avesse lasciata in vita erano più che minime, soprattutto dopo che loro avevano alimentato la sua rabbia fuggendo. Cercava però di scacciare quel pensiero, nonostante gli revocasse un indesiderato dolore al petto.

Non capiva perché si sentisse così, lui odiava quella ragazzina sfacciata e prepotente.
O almeno credeva di farlo. L'aveva minacciato, gli aveva mentito, l'aveva ferito. L'aveva guardato come se avesse potuto ucciderlo da un momento all'altro, senza pensarci due volte. Purtroppo per lui però, Killian aveva capito che quello sguardo era solo una maschera, unito a tutti i suoi comportamenti distanti e provocatori.
Perché dentro di se, aveva capito che Wendy non avrebbe mai potuto fare del male. Non aveva visto innocenza o purezza nei suoi occhi, al contrario. Quella ragazza era ben lontana dall'essere innocente, dall'essere pura. Ma quello che la rendeva speciale era che lei l'oscurità che aveva dentro cercava di combatterla.
E lui, nella sua lunga vita, aveva incontrato così tanti corpi inondati da essa che aveva imparato a distinguerli con un solo sguardo. Ma non aveva visto mai nessuno resistergli, e Wendy lo faceva benissimo. Era come se non gli appartenesse, se fosse stata costretta a farla entrare dentro di se ma non si fosse mai lasciata andare al suo volere. E questo, nei suoi duecento anni di vita, non l'aveva mai visto.
Wendy Darling non era fatta per l'oscurità, ci si era solo ritrovata per caso e ci era rimasta bloccata.


Emma lo raggiunse a terra e incrociò le gambe.
Uncino le riservò un rapido sguardo.
La ferita sulla spalla ancora evidente, nonostante avesse insistito per levare la fasciatura. La 'intralciava', come diceva lei.

«Devi riposare, Killian. Sei sfinito» gli consigliò con tono sincero.

Emma non voleva ammetterlo, ma teneva molto ad Uncino. Lui la stuzzicava, le ronzava intorno continuamente nonostante i suoi sguardi annoiati e le sue parole infastidite. Ma a lei piaceva avere qualcuno che le riservasse continue attenzioni, che non la facesse mai sentire sola.

«Non c'è tempo per riposare. Dobbiamo tornare sull'Isola il prima possibile» borbottò lui passandosi le mani sugli occhi stanchi.

«Ho un brutto presentimento» confessò lei, gli occhi rivolti verso la tempesta di stelle che inondava il cielo.

«Emma-»

«So che dovrei essere positiva, fiduciosa e tutto il resto» lo interruppe «è solo...non lo so, sento che c'è qualcosa che non va»

«Ovviamente c'è qualcosa che non va, ma noi la risolveremo. Torneremo sull'isola e riporteremo indietro Henry e Mary Margaret» cercò di rassicurare lei ma soprattutto se stesso.

«Wendy»
Uncino sussultò interiormente sentendo il suo nome uscire dalle labbra di Emma.

«Cosa?» le chiese troppo rapidamente, portando la bionda ad inarcare un sopracciglio.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now