Capitolo 19

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Strano, vero?

Sentirsi soli tutto d'un tratto.

O magari eravamo già soli, ma non siamo riusciti a vederlo, o semplicemente non volevamo ammetterlo.

Perché, parliamoci chiaro, tutti sono spaventati dall'idea di rimanere da soli.
Affrontare i tuoi problemi senza qualcuno che ti regga quando senti che stai per cadere, piangere senza avere una spalla sulla quale appoggiarti, non avere qualcuno che ti rialzi quando sprofondi nel vuoto, senza via di scampo.

E io mi sono sempre chiesta perché.
Non ho bisogno di qualcuno che mi regga, di una spalla su cui piangere o di una mano che mi tiri su. Posso aggrapparmi a me stessa, asciugarmi le lacrime e risalire dal profondo con tutte le forze.

Mi sono sempre sentita come se non mi servisse. Tutto è più facile quando hai qualcuno alle tue spalle che ti sorregga. Ma quando questo qualcuno andrà via, tu cadrai all'indietro. E non potrai fare altro che piangerti addosso e provare ad aggrapparti a qualcun altro perché non sei abituato a rialzarti da solo. Sei abituato al sorriso gentile nascosto in un 'andrà tutto bene', alla mano che ti aiuta ma allo stesso tempo ti rende più debole e che poi alla fine non ti aiuta davvero. Credi sia così, ed è solo una scorciatoia.
La prima volta che ti viene offerta una mano la rifiuterai, scostante, impaurita. Ma dopo un po' quella mano ti farà sentire così protetta, amata, che ti ci aggrapperai con tutte le tue forze pur di non lasciarla andare via. Ed è proprio in quel momento che ti ritroverai da sola, alla ricerca disperata di un'altra mano da afferrare, perché quello è solo l'inizio di un infinito circolo vizioso dal quale non uscirai mai.

A meno che non impari a dipendere solo da te stessa. A rifiutare le mani, le spalle che ti vengono offerte semplicemente perché di nessuno ti puoi fidare completamente. Nessuno ti conosce veramente.

E anch'io all'inizio non volevo ammetterlo.
Non volevo ammettere di dipendere completamente dagli altri. Mi faceva sentire debole, inutile.
E una bambina di dieci anni non dovrebbe sentirsi inutile.
Una bambina di dieci anni non dovrebbe pensare che stare da sola sia il modo migliore per andare avanti.
Una bambina di dieci anni non dovrebbe preoccuparsi di essere forte, di trattenere le lacrime, di stare in silenzio anche quando avrebbe mille parole da dire.
Non dovrebbe sentire cose che non avrebbe dovuto sentire e capire cose che non avrebbe dovuto capire.

Ma è cresciuta ormai, troppo in fretta.
Capisce perfettamente i significati nascosti dietro alle parole dolci, agli sguardi gentili e falsi, ai gesti premurosi ed egoisti.

E le piaceva.
Le piaceva sentirsi grande, sentirsi diversa da quel gruppo di ragazzine che sorridevano felici al mondo, che piangevano per una litigata tra  amiche, che si arrabbiavano con i genitori perché gli sembravano ingiusti.
Le piaceva quando ridevano alle sue spalle, credendola strana, perché infondo lei sapeva di avere ragione. Sapeva che quelle ragazzine avrebbero imparato con il tempo quanto in realtà il mondo non sia felice, quanto la tristezza sia una cosa più grande di qualche stupida litigata, e quanto la rabbia per qualcuno possa portare all'odio, quello vero, quello degli 'adulti', come lo chiamava lei.

E lei quelle cose le sapeva per un motivo. Lei l'odio 'degli adulti' l'aveva sperimentato sulla propria pelle. L'aveva vissuto, l'aveva imprigionato nella sua mente e nel suo cuore, senza lasciargli via di fuga. Perché quando ci cadi una volta in quell'odio non puoi fare altro che ricaderci, e ricaderci ancora, all'infinito, fino a non volerne più uscire.
Perché è questo che alimenta l'uomo, no?
Non è l'amore, l'amicizia, la gioia, il dolore.
L'odio.
Questo era quello che vedeva in ogni persona che le parlava, ma prima di tutto, in se stessa.

E l'ha capito proprio grazie a quello che avrebbe dovuto chiamare padre.
Li capì cos'era davvero.
E anche quando i suoi occhi spenti la imploravano di fermarsi, non riusciva a vedere neanche un briciolo di umanità in lui.
Anzi, le risultava quasi patetico.
Pentirsi quando sai che stai per morire, quando sai che non ti rimane più niente e sei realmente solo, lo considerava inutile, ingiusto.
Era ingiusto che lui non avesse avuto pietà di lei in tutti quegli anni, e ora lei avrebbe dovuto provarne per lui.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now