Capitolo 32

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«C-cosa?» sussurro.

Sento il mondo crollarmi addosso.

'Dovrai restare qui per sempre, o morirai'

Mi alzo bruscamente, tornando seduta con le ginocchia al petto.
Le mie mani iniziano a tremare senza che io possa controllarle e cerco di ignorare l'insopportabile dolore alle tempie.
Una singola frase è riuscita a rilasciare una marea di emozioni nel mio corpo.

Mi sento avvolta dalla tristezza;
Sono costretta a passare il resto dei miei giorni qui

Mi sento sprofondare nel dolore;
Non potrò più rivedere mio fratello o chiunque altro

Mi sento trascinare nell'oscurità;
Non potrò mai più essere felice come volevo

Mi sento percossa dalla gelosia;
Gli altri possono vivere le loro vite sulla Terra con le persone che amano, e io no.

Mi sento divorare dal rimorso;
Non sarei mai dovuta uscire di casa quel giorno, non avrei dovuto abbandonare il mio fratellino a causa del mio egoismo.

«No» ringhio.

Mi sento travolta dalla rabbia.
«No!» ripeto più forte.

È colpa sua. È stato lui a portarmi qui, lui mi ha strappato dalla mia città.
Lui mi ha provocato tutto questo dolore.
Lui mi ha fatto diventare la ragazza persa che sono adesso.
Lui mi ha manipolato, minacciato, distrutto.
Lui mi ha obbligata a bere quell'acqua.


Lui mi ha bloccata qui, per sempre.

Poso il mio sguardo su di lui.
Lo osservo con disprezzo.

Questo ragazzo di fronte a me è la personificazione della mia rabbia.
Peter Pan è il male.

«Tu mi hai condannata» lo accuso, sprezzante.

«Non avevo altra scelta, Wendy. Non potevo lasciarti morire!»

«Non hai pensato a me? Non hai pensato che avrei preferito morire piuttosto che vivere qui per l'eternità?» grido sul suo viso con tutto il fiato che ho. Non mi interessa se ci sentiranno. Possono venire qui, picchiarmi, torturarmi, uccidermi. C'è più un senso?

»«Come avrei potuto farlo?» urla a sua volta, gli occhi che tornano ad assumere una sfumatura più scura.

«Perché? Non è quello che fai sempre?» rido nervosamente, portandomi una mano tra i capelli.

«Uccidi in continuazione! Non hai pietà per nessuno, usi le persone in ogni modo per raggiungere i tuoi sadici scopi, distruggeresti l'intero universo se potessi, e non hai avuto il coraggio di lasciarmi morire? Me? Una ragazza qualunque?»

Non risponde. Stringe le labbra in una linea dura, i suoi occhi ormai neri ancora fissi sui miei.

«Ti credevi così imbattibile? Così forte? Non lo sei. Ai miei occhi sei soltanto un ragazzino egocentrico che cerca di governare gli altri per scappare dalle sue paure» concludo, fredda.

Il veleno sembra star esaurendo il suo effetto, dato che vedo le sue dita muoversi.

Schegge di rabbia passano tra i nostri sguardi.
Nessuno dei due ha il coraggio di interrompere il contatto, forse per paura che se lo facessimo ci perderemmo entrambi. Perché ora l'unica cosa che ci tiene vivi è la rabbia. Cosa siamo adesso, senza di essa? Non siamo niente. Siamo due punti neutri in di una stella che gira al contrario. Siamo due figure inesistenti in un astro unico e splendente. Ora lui non è niente senza il mio sguardo carico d'odio. E io non sono niente senza lui disteso al mio fianco.

Run, Wendy || COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora