Capitolo 10

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Non ebbi notizie di Pan per un po'. Giorni, forse settimane.
Era sparito, e nessuno aveva la minima idea di dove si trovasse.
Ma loro non si preoccupavano, era normale.
Faceva sempre così, mi ha detto il piccolo Tom. Quando era arrabbiato andava in qualche "posto bello", come l'aveva chiamato lui, per cercare di recuperare il buonumore.
Non riesco ad immaginare quale potrebbe essere il "posto bello" di Pan, ma di certo non è un campo di fiori. Ho solo paura che possa fare qualcosa di male. Non so dove, a chi, o perché. Ma non riesco ad immaginarmelo in una situazione diversa da quella.

In tutti i modi, dopo un po' di giorni ho smesso di chiedermelo.
Quando lui non c'è i ragazzi sembrano molto più amichevoli con me. Ho scambiato qualche parola con qualcuno di loro, compreso Devin, che si è rivelato essere molto gentile e disponibile.
Felix ha perso il coraggio di guardarmi, credo.
Nonostante è tutta la serata che provo ad incrociare i suoi occhi per capire cosa gli passa per la testa, il suo sguardo non si posa nemmeno per un secondo su di me, pur sapendo che sto cercando un contatto. E questo mi fa infuriare. Sono ancora turbata da ciò che è successo in quella tenda, e voglio delle spiegazioni. Vorrei poter andare lì e chiedergli perché l'ha fatto, e cos'era quel 'siero' che aveva nominato Pan. Ma, per quanto io voglia delle risposte, non riesco ad andare lì e spezzare la linea che ci sta piano piano separando. E con questo, ho paura di perderlo. Non capisco la natura del suo gesto, ma non posso dimenticarmi di lui.

Per un istante impercettibile i suoi occhi incrociano i miei, ma distoglie subito dopo lo sguardo, facendo finta di parlare con...James? o qualunque sia il suo nome.
So che in questo momento devo sembrare piuttosto insistente...e forse anche un po' inquietante.
Lo sto spaventando? Può darsi. Non dev'essere piacevole avere lo sguardo di una sociopatica che ti brucia sulla pelle.

Decido di arrendermi. Prima o poi torneremo a parlare, ma mi rendo conto che non è questo il momento giusto.

Nel frattempo Devin continua a parlare di cose che non mi interessano minimamente, come nelle ultime due ore. Ho scoperto che è un grande, grande chiacchierone.

«Almeno mi stai ascoltando?»

«Certo» torno a guardare verso di lui, fingendo di aver compreso alla perfezione le sue teorie sulle posate da tavola.

Il suo sguardo si dirige verso il luogo dove in precedenza era diretto il mio, lasciando che una smorfia di disprezzo si formi sul suo viso alla vista di Felix.

«Ancora con quello svitato? Non sei stufa di corrergli dietro?»

«Io non corro dietro a nessuno» lo fulmino con lo sguardo, disturbata dal suo commento.

«A me sembra di sì. È da giorni ormai che non vi parlate, nonostante io non sappia cosa sia successo, e non fai altro che fissarlo»

«Quello che faccio e quello che voglio fare non sono cose che ti riguardano, Devin» esordisco tagliente. Non mi piace che la gente giudichi le mie azioni, soprattutto se nemmeno mi conoscono.

Sbuffa sonoramente, alzando le mani al cielo in segno di resa.

«Perché non mi dici mai quello che ti passa per la testa? A volte mi sembra quasi di parlare da solo»

E non hai tutti i torti.

Si alza, indispettito dal mio silenzio e mi volta le spalle, dirigendosi verso un altro gruppo di sperduti e lasciandomi da sola.

Run, Wendy || COMPLETAWhere stories live. Discover now