XXXVI

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Capitolo trentasei

Capitolo trentasei

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Kristoffer

Il sangue deumidificato sulle mani si prosciolse, a contatto con lo sgorgo d'acqua bollente, palesando talune scissioni del derma sulla sommità delle nocche, perennemente doloranti e sanguinanti. Naturalmente la mia inobliabile inoperosità nell'immunizzarmi, avvalendomi del bendaggio alle mani in precedenza di un allenamento o, in particolare, di un match, non ottimizzava la contingenza. Tuttavia ero ormai assuefatto a contendere con tutte quelle scalfitture pertanto macchinalmente dischiusi il consueto armadietto, inferiormente al lavandino in ceramica, per poter arraffare il contenitore, malmesso, includente qualsiasi curativo, adeguato per gli: ecchimosi, l'escoriazioni e le dolenzie muscolari. Immediatamente ingoiai una pastiglia di antidolorifico anticipando l'afflizione alla costa sinistra, laddove scorsi uno sfumato ecchimosi violaceo quantunque parecchio dolente talora mi muovessi frettolosamente o facessi un atto di respirazione intenso. Motivo per cui  mi assicurai di non riscuotere un costola incrinata tastando delicatamente, con l'indice ed il medio, il costato e con particolare riguardo il tratto ostruito dall'ecchimosi.
Fortunatamente non appurai nessun tumefazione, generalmente segno di riconoscimento di un'incrinazione o una frattura della costola, né tantomeno una costola sporgente. Il più delle volte, nel decorso del mio avanzamento professionale, in modo particolare nel primordiale periodo in cui avevo solamente diciassette anni, mi fratturai nutrite volte disparate ossa, principalmente le costole. Per l'appunto durante il mio primissimo combattimento illegale -commesso unicamente per lo struggimento di accattare qualche verdone e scampare dalla strada- in un diroccato seminterrato di un bar notorio a Southwest Corridor, il mio competitore mi massacrò impetuosamente a tal punto da incrinarmi una costola al di dentro e lesionarmi differenziate fazioni del corpo. Quella sera era scalfita nella mia memoria dacché la sofferenza che avvertii, nel corso del combattimento e posteriormente, fu straziante e altresì, in quella abietta contingenza, mi incocciai in Jonh. Jonh Cox, il celebre pugile che inerpicò la classifica, decretandosi il pugile più eccellente d'America negli anni '90.Non so quale mia competenza lo avesse colpito, dal momento che trascorsi l'intero combattimento accovacciato a terra mentre venivo percosso ininterrottamente dal mio contendente, tuttavia mi invogliò a trasferirmi al The Punch sostenendo che fosse l'ubicazione calibrata a me. Al principio ripudiai quella profferta, e in particolare il suo soccorso, essendo esageratamente presuntuoso, anche da fanciullo, e sospettoso verso l'essere umano. Invece successivamente, quando l'indolenzimento alle contusioni e il dimorare per la strada divennero insostenibile, decisi di affidarmi a lui. Perciò negli anni avvenire, Jonh,si prese cura di me, indottrinandomi i segreti della professione e procreando l'altisonante pugile tanto diletto dai suoi ammiratori.
Una mano, adornata da prolungate unghie e plurimi gioielli vezzeggiò il mio torace, seguita da un viso sagace che fece capolino sulla mia spalla, scancellarono le annose reminiscenze fluenti nella mia testa imponendo ai miei occhi di lasciar perdere l'esaminazione dell'ecchimosi per collocarli sulla ragazza allignatami al dorso.
Conoscevo perfettamente il fattore per cui Caitlin si trovasse lì, nel mio bagno, perché sapeva che fossi furioso del suo portamento immaturo e di conseguenza stava escogitando parecchi intendimenti pur di fare pace. A dispetto di ciò contemplai leggermente i suoi occhi verdeggianti, sopraffatti da una striatura di furbizia e ardore, per poi far ritorno sull'ammaccatura, generandole un mugolio d'inappagamento "Seriamente?! Sei ancora indispettito per quella storia?" Sbuffò attediata appoggiando le labbra turgide su differenti aree della mia spalla sinistra procreando una sommessa distensione dei tessuti muscolari, al momento tesi. "Sono infuriato a causa del tuo comportamento immaturo,Caitlin." dichiarai pacatamente chinando il collo su di un lato, accondiscendendole di proseguire con la sua stimolante manovra. Lei aveva esperienza con il mio corpo pertanto sapeva padroneggiare, perfettamente, le sue mani visto che le orientava costantemente nei punti più appropriati.
Svincolando così la l'agitazione dal mio corpo e quel giorno, la collera interrotta.
"E perché saresti infuriato con me?- parlicchiò strusciando la lingua sulla vena, palpitante e ingrossata, del mio collo- Perché ho deturpato quell'irrilevante rapporto tra te e l'allocca ragazzina?" Le sue dita affusolate approdarono alla bordura dei miei boxer laddove intrufolò, appena appena, una coppia delle sue dita al fine di incominciare un supplizio insensato "Non menzionarla." l'ammonii bruscamente arpionandole polso smilzo in una presa granitica "Oh!Non mi dire che la piccola ragazzina si è fatta beffa di te,Kris!" Sghignazzò accontentata dall'insignificante contingenza implicatasi fra me e quella ragazzina mediocre "Cos'è successo,Kris? Ha conseguito la sua finalità piantandoti in asso come un allocco oppure hai compreso il suo perverso intendimento di cederti la sua illibatezza così da sguazzare nella tua ricchezza?Alla maniera di una puttan-" malgrado fossi amareggiato, e principalmente, imbestialito con quella signorinetta intollerabile e quella sua spossante curiosaggine, non fui capace di non tutelarla da tutte le inesatte e ripugnanti asserzioni. Di conseguenza con un subitaneo strattone spostai il corpo armonioso di Caitlin innanzi alla mia rialzata figura, sospendendo così la sua impertinenza, deprecabile, e l'impotente dominazione.
"Ti ho appena ribadito di non menzionarla,Caitlin." Asserii aspramente sul suo volto appagato, inglobato tra le mie dita "Sono estenuato da questo atteggiamento." "Mm-h...quindi adesso cosa farai,Kris?Mi assegnerai una punizione come fai con lei?O sennò mi fotterai dentro questo bagno, per farmi comprendere che non devo contrariarti? Se devo essere onesta, sto pronosticando questo momento da quando ti ho visto andar via dalla palestra." boccheggiò sfregando, abbisognante, i suoi fianchi soffici,contro la mia marmorea erezione, abbisognante quanto lei, occultata dalla stoffa fievole dei boxer "Giù.Inginocchiati." le ordinai recisamente spingendo, contemporaneamente sia lei che i boxer,giù sulle mattonelle nivee. Caitlin tripudiante mi incluse fra le tumide labbra purpuree e come consuetudine si lasciò possedere senza mai protestare, neppure quando freneticamente e anelante approssimai il suo viso al mio inguine, affinché mi inglobasse totalmente; né quando la issai, inaspettatamente, per poterla denudare e schiacciare contro la parete in vetro della doccia.
Il vapore acqueo, generato dall'acqua rovente, accerchiava tutto l'abitacolo rendendolo asfissiante e scivoloso. Tuttavia i nostri corpi proseguirono a modellarsi e rimanere unificati, sebbene fossimo ansimanti e sfiancati, finché non raggiunsi l'orgasmo, sporcandole le carni, inumidite e calde.
Di poi mi dedicai integralmente a lei, permettendole di raggiungere un secondo orgasmo blandendole le pieghe turgide.
"Dio..." boccheggiò sorridendo raggiante e soddisfatta, sospingendosi contro di me, speranzosa che potessi concederle degli atteggiamenti o espressioni amorevoli a seguito del dozzinale amplesso.
Avveniva frequentemente questo suo desiderio di essere vezzeggiata, all'opposto in me si istituiva solo il desiderio di ritornare alla mia solitudine. Giustappunto mi dedicai alla doccia, visto che l'acqua cominciò a freddarsi, generando dapprima sul suo volto un abituale cipiglio successivamente delle sbuffate.
Tutto ciò perseguì per tutta la durata di tempo che usufruii per prepararmi, rassettare tutti gli effetti indispensabili da trasportare a casa e uscire dall'esiguo appartamento perennemente disorganizzato. Abominavo il disservizio in generale, e particolarmente il disordine in quell'appartamento, ma trascorrevo solo poche ore, durante la settimana, in quel bugigattolo quindi risultava infattibile migliorarlo.
Mi accertai più volte di aver prelevato tutto, prima di serrare la porta e indirizzarmi verso la hall scortato incessantemente da Caitlin affaccendata, non più dagli sbuffi intollerabili, ma da un eloquio altrettanto intollerabile. Fortunatamente all'incombente uragano, che si sarebbe accanito sulla città la notte del giorno consecutivo, non l'avrei incontrata per parecchi giorni giacché un decreto aveva imposto di chiudere ciascuna attività per motivazioni di sicurezza, pertanto anche il The Punch venne chiuso e lei fu costretta a rincasare nella sua signorile villa a Beacon Hill, assieme al suo ameno paparino.
"Finalmente!È mezz'ora che ti sto attendendo!" Henrik si levò da uno dei diversi sgabelli allineati innanzi al banco del bar, sgombro di individui avvinazzati "Ti avevo ribadito di arrivare in orario! Questo è l'ultimo volo per la Norvegia e non voglio perderlo." Bofonchiò aspramente, meravigliandomi "Scusalo, è colpa mia!- mormorò sensualmente Caitlin scrutando il cavallo dei miei jeans neri- Dovevo farmi perdonare. È un peccato che tu debba partire! Potevamo sollazzarci insieme, mi delizia sempre, essere padroneggiata da due uomini. Beh...buon viaggio,Henrik!Ci vediamo la settimana prossima,K." si congedò ridacchiando lasciandomi solo con il ragazzo infuriato e nauseato dall'attestazione sboccata di Caitlin "Andiamo.Voglio andarmene da qui dentro." Grugnì, artigliando con prepotenza il suo mastodontico borsone, avviandosi in prossimità della mia macchina posteggiata nel parcheggio dirimpetto all'edificio.
Henrik era furibondo con me da una settimana, approssimativamente. E questa sua impetuosità era un derivato dell'impervia diatriba fra me e Holly, quel pomeriggio nella mia macchina. Pur non avendo compartecipato alla disputa e non avendo nozioni sulle mie cagioni, prese le parti di Holly. Cominciando a evitarmi e diventando maledettamente scontroso,senza dubbio successivamente ad una dichiarazione della ragazzina megalomane.
Si era coalizzato a mio sfavore ,prediligendo una ragazzina invadente e sprovveduta.
L'aerostazione si stava appropinquando e per l'intero itinerario aveva perdurato la sua mutria, giocando ininterrottamente con un allocco gioco sul suo smartphone, il quale consisteva nel costruirsi una propria fattoria virtuale "Per quanto ancora perdurerai con questa minorata sceneggiata?" sbuffai guardandolo trasversalmente "La mia sceneggiata non sarà mai proporzionata alla tua." Bofonchiò non distanziando lo sguardo dalla schermatura "Fammi indovinare,è accorsa da te per fare la sventurata martire?Credevo venisse da te solo per inquisirsi nella mia vita personale." "Cosa?-sbottò strabiliato intrufolando il telefono nella tasta del piumino carminio -Lei non è mai accorsa da me, Kristoffer. Sono andato, io,al college e le ho chiesto di trascorrere un pomeriggio assieme in quella caffetteria. Sono stato io, non lei. Senz'ombra di dubbio mi ha domandato di te ma non con indiscrezione! Quella ragazzina è terrificata da te!" "Terrificata?" "Non mal intendermi, Kristoffer.Non sto parlando di te,fisicamente! Sappiamo tutti, e lo sa perfettamente anche lei, che non le faresti mai del male. Mi sto rivolgendo alla tua personalità perennemente distaccata e autoritaria! È quello il movente della sua irrequietezza! Ho notato come si inquieta e farfuglia con nervosismo, quando vuole domandarti un interrogativo che ti abbia come protagonista oppure quando deve semplicemente raccontare qualcosa su di te!" "È invadente! Come avresti reagito, tu,se qualcuno avesse curiosato tra i tuoi averi, senza la tua approvazione, e poi chiesto delucidazioni a riguardo?" "A questo riguardo hai ragione ma se tu le avessi concesso l'opportunità di rivelarti gli effettivi accaduti, senza ingiuriarla, sapresti già da tempo la realtà! Non mi ha domandato di quella foto, te lo giuro!" strepitò esasperato studiandomi, alla ricerca di qualsivoglia emotività suscitata dalla sua orazione rivelatrice, intanto che posteggiassi l'auto dinanzi all'aeroporto popoloso.
"Comprendo che la sua invadenza possa indispettirti ma devi anche considerare che ha sedici anni e molte cose non può comprenderle da sola. Sei un avvenimento atipico per lei e non sa come gestirlo. Adunque devi farlo tu. Ma non con delle sfuriate di quel genere! Devi essere più cauto e pacifico,Kris. Non puoi ingiuriare tutte le persone che tentano di addentarsi nella tua vita e volerti bene! Non puoi continuare ad essere un barbaro, senza cuore e solitario." sbuffò per la milionesima volta, cozzandomi contro la spalla una percossa "Henrik ti strangolo con la tua beneamata calzamaglia." lo ammonii apportandogli finalmente una risata "Abbiamo fatto pace?" gli domandai guardandolo con adulazione "Solo se chiarifichi con Holly e rimpatri al più presto in Norvegia." "Tornerò in Norvegia, te lo prometto." "E promettimi anche che chiarificherai con Holly." sogghignò dimenando le sopracciglia "Esci da questa macchina. Adesso." "Sei il solito barboso!Avanti!Abbraccia il tuo bellissimo migliore amico, nonché il più incredibile ballerino di danza classica!" "Oh,hold munn!" sospirai abbracciandolo "Jeg elsker deg,Kris!" "Jeg også. Oh,quasi dimenticavo.- disgiunsi i nostri corpi per potermi chinare verso il vano portaoggetti e afferrare una scatolina- Portalo ad Helga, è un regalo per lei. E dille di spedirmi pacchi meno gremiti di vettovaglie, ci sono empori anche qui." "Sarà fatto!Ora devo andare prenditi cura di te e stai attento." precisò scendendo dalla macchina "Non preoccuparti, Henrik." lo quietai gesticolando svogliatamente con la mano.
"Kristoffer?" "Sì,Henrik?" "Ha capito il suo errore,ed è pentita. Ora tocca a te, capire di aver sbagliato." asserito ciò, chiuse lo sportello e si incamminò.
La dissertazione di Henrik aveva portato chiarezza, tanto è vero che iniziai a rendermi conto di aver sovradimensionato la colpevolezza di Holly e di aver agito ignominiosamente, senza discernimento. Ciò nonostante non ero disposto ancora a rincontrare Holly giacché mi sentissi troppo svelato ai suoi occhi. Indubitabilmente aveva compreso che la mia vita personale fosse la mia più considerevole debolezza ed plausibilmente l'avrebbe potuta adoperare a sua volontà.
Eppure una parte di me era fiduciosa nei suoi riguardi, percepiva di potersi confidare con quella ragazzina micidiale.
"Mi farai ricoverare in un ospedale psichiatrico prima o poi, fyrstikk." biascicai sfiancato da qualunque riflessione,eterogenea dalla susseguente.
Con un tenue colpo bloccai il vano portaoggetti rimasto dischiuso e attraverso quella movenza mi accorsi di un foglio di carta, ripiegato su se stesso, slittato al di sotto del sedile accosto al mio. Lo arraffai speditamente, auspicando che non fosse un'essenziale documentazione di Henrik, e lo scartai, scorgendo tutt'altro che una documentazione.
Era un disegno. Un disegno convalidato da Abbie. Il quale figurava due individui che si teneva per mano. E quei individui erano me e Holly. Me e Holly che si tenevano per mano.
Non decodificai l'emozione che provai, né tantomeno quello che ronzò nella mia testa. Misi soltanto la macchina in moto e uscii dal posteggio dell'aeroporto.

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