XXXVII

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Capitolo trentasette

Capitolo trentasette

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Trascorsi tre giornate nell'abitazione di Kristoffer, posteriormente a quella sua apparizione nel mio dormitorio, durante quella caliginosa serata di nubifragio e influenza, e da quella sua inspiegabile richiesta di trasportarmi nel pregevole appartamento per potersi prendere cura di me. Siffatto mi sbalordì copiosamente siccome non pronosticavo una sua comparizione per il fatto che mi avesse ingiuriato crudelmente e poi evitato come se fossi un'aborrita campagna pubblicitaria, che fa capolino inaspettatamente sul tuo schermo, mentre stai leggendo un articolo online. In effetti non giostrai adeguatamente la contingenza e soprattutto le mie emozioni, anche perché lui si fece vivo, immancabilmente agguerrito, compassato e con una cospicua bramosia di rimproverarmi. Ergo mi adirò di più, pur tuttavia i miei atteggiamenti immaturi e le mie repliche non ingenerò ulteriore rabbia, in lui, anzi restò curiosamente misurato, e allo stesso tempo coscienzioso, come se lo stato in cui mi trovassi gli arrecò commiserazione, ma specialmente pentimento per le sue perfide gesta. Ero certa che avesse provato rincrescimento perché altrimenti non mi avrebbe mai sollecitato ad autorizzarlo a prelevarmi dal college per prendersi cura di me, conoscendo lui e la sua fierezza.
Logicamente sarebbe stato equanime bandirlo dalla mia stanzetta, ingiuriandolo proprio come lui aveva fatto con me, mentre invece ascoltai la sua ciarla, mi fomentai all'intonazione della sua premurosa richiesta e mi liquefai, come un cubetto di ghiaccio lasciato al sole incandescente, quando mi depositò due caldi baci sulla pelle ignuda del mio ginocchio.
Due baci inopinati ma chiaramente apprezzati.
Sbuffai uno sbadiglio inelegante di fuori dalle mie labbra disidratate, a causa del granitico raffreddore che mi aveva costretto in quelle antecedenti giornate a respirare con la bocca, mentre elevai il busto dal confortevole materasso, il quale mi aveva ospitata in tutte e tre le giornate. L'ambiente era nitidamente illuminato dai temperati raggi solari della mattina che si addentravano trepidamente dalle imponenti vetrate, del piano inferiore, e della modica finestra sovrastante il letto, occupato da me e...Kristoffer. Ancora dormiente allato a me.
I miei occhi bricconcelli, come fossero due calamite e lui una superficie metallica, si abbrancarono sul suo torso erculeo e denudato, o meglio velato esclusivamente dai suoi differenziati tatuaggi e il soffice piumone lattescente, abbandonato sgraziatamente sulle longilinee gambe, leggermente al di sotto dei suoi attillati boxer corvini. Assomiglianti a quelli vestiti da me, quella sera passata in seguito alla ributtante serata nella mastodontica villa di Mr.Clark allorquando mi aveva ospitata, per la prima volta, in casa sua e mi aveva premurosamente accudita. Esattamente come in quei obbrobriosi giorni.
Mi aveva viziata preparando gustose zuppe, assestandomi assiduamente il cuscino cosicché non tossissi ripetutamente, ri-ordinandomi più volte i capelli scarmigliati in una coda impeccabile e mi aveva viziata il viso con carezze tenui, ogni notte mentre sonnecchiavo, assicurandosi che la febbre non si elevasse. Quelle carezze furono talmente leggere, a contatto con la mia pelle, da sembrarmi un artefatto della mia mente intorpidita dalla febbre ma io ero sicura di averlo sentito sedersi abbino a me. Quanto avrei voluto allargare le palpebre e pizzicarlo nel momento in cui mi stava donando un gesto incredibile ma ameno, invece la spossatezza aveva contrastato il mio estro, acconsentendomi solamente di godermi le sue carinerie nel sonno.
Sospirai trasognante contemplandolo, come se fosse una divinità, agognando nuovamente le sue acuminate mani sul mio viso purpureo o, addirittura, contraccambiare la compiacenza e lambire il suo viso, caratterizzato da quei zigomi sporgenti e dalla mascella affilata, sprovvista di barba. Tuttavia forzai le mani fameliche, di dentro le tasche della sua ampia felpa scura, e rotolai tacitamente giù dal letto, propensa a esprimergli la mia gratitudine tramite una squisita colazione. In modo da non rischiare una fattibile sfuriata per averlo adulato. A seguito di un frettoloso pit stop in bagno oltrepassai il suo sfavillante bancone nero, identico ai restanti arredi della cucina, sopraggiungendo dinanzi al condottiero del mastodontico appartamento: il colossale e splendido frigorifero a doppie ante, perpetuamente ben fornito.
Al suo interno le cibarie erano tutte organizzate, disciplinatamente, nei variegati compartimenti e cassetti, palesando l'accuratezza maniacale del tedioso pugile assopito. Drizzandomi sulle punte dei piedi, avvolti da dei morbidi calzini in pile rosa, arpionai svariate vivande, indispensabili per preparare un impeccabile colazione americana. Anzitutto azionai la macchina del caffè americano, affinché fosse pronto e caldo al momento del suo risveglio, per poi colmare una padella con due uova e quattro appetibili fette di bacon assieme a due noci di burro e due fette di pane.
Non ero un individuo abilissimo in cucina tant'è vero che carbonizzassi qualsiasi vivande, anche delle sempliciotte patate in padella. Pur tuttavia avevo deciso di sdebitarmi in quel mondo, arrischiando di intossicarlo o nelle peggiori fatalità, ucciderlo. Motivo per cui fossi ansiosa e accorta mentre roteavo risolutamente il mestolo nella mistura paglierina dei pancakes e squadravo prudentemente la padella sfrigolante.
All'inizio tutto progredì appropriatamente mentre invece quando disposi la pastella su un'altra padella e mi occupai di strizzare delle arance, con uno spremiagrumi elettrico, si scatenò l'inferno come se Russel Crowe l'avesse sentenziato nel modo in cui lo ordinò nel film 'Gladiator'. Il condimento del bacon e delle uova incominciò a schizzare inviperito, inzaccherando il para-schizzi, in piastrelle scure, lucente della cucina immacolata di Kristoffer. Inoltre anche i pancakes intrapresero la stessa rivoluzione capitanata dal bacon e dalle uova, maggiormente ambrate, scoppiettando e plasmando considerevoli spruzzi.
"Accidentaccio!" esclamai scalpitante, aggirando abilmente i guizzi d'olio scottante e nel medesimo istante trattenni ambedue le mani al di sopra dell'arancia, temendo che anch'essa, congiuntamente allo spremiagrumi, si unificassero alla sommossa avversa alla mia persona. Proprio come se fosse la congiura di Giulio Cesare. Tuttavia quella insurrezione non ebbe una prolungata durata dal momento che due risolute mani presero il dettame, assestando il garbuglio. Mi bastò reclinare, appena appena, la testa all'indietro per rivelare, l'eccezionale, figura di Kristoffer alle mie spalle.
Ancora frastornato dalla sonnolenza incominciò a riassestare la parapiglia, con movenze quiete, riuscendo a mettere in salvo la colazione realizzata con tanta affettuosità e dedizione. I suoi occhi bronzei si trapiantarono nei miei, ancora incollati sul suo incantevole volto mascolino ma allo stesso tempo diafano come fosse una statua marmorea risalente alla scultura greca, il suo sguardo era austero e delicatamente aggrondato. Lo intensi dalle sopracciglia castane increspate nel punto di mezzo e la mandibola, pronunciata, maledettamente contratta; proprio come il mio ventre in bailamme per quella proiezione paradisiaca.
"Cosa ti avevo ribadito, di non fare, Holly?" proclamò inaspettatamente facendomi fremere nello stesso modo di una fogliolina su un ramo, in pieno autunno "M-mh- ricapitolai celermente tutti e tre le giornate sforzandomi di reperire talune proibizioni- No, non ricordo. Cosa mi hai ribadito di non fare?" biascicai volgendomi verso di lui. Kristoffer soffiò indispettito dalla mia ordinaria inavvedutezza, appresso mi arpionò saldamente il busto così da levarmi da terra "Di non affaticarti, Holly. Sei ancora debilitata." chiarificò abbandonandomi su uno sgabello "Sì! Ora ricordo." ridacchiai per l'azione appena accaduta, causandogli un altro sbuffo stizzito.
Incollerito anche appena sveglio.
"Però, mi hai detto di non affaticarmi. Non di non entrare in cucina." puntualizzai sollazzante oscillando le gambe penzolanti.
Era smisuratamente esilarante infastidirlo giocosamente, per di più era altrettanto gradevole lo sguardo che mi dedicava. Un'occhiata imbufalita anche se imboscava il suo sollazzo e il ghiribizzo di progredire con quel menomato bisticcio.
"Credevo fosse palese, Holly. Non avevo, e non ho ancora, intendimento di farmi polverizzare l'attico a causa di una ragazzina screanzata e i suoi fulminei attacchi di gola." replicò placidamente, con un timbro di voce considerevolmente più profondo, intanto che procedette con l'ultimazione della colazione "Ehy!" gridai oltraggiata sovrapponendo le braccia al petto "Io non sono screanzata e tantomeno soffro di fulminei attacchi di fame! Questa colazione era per te! Per ringraziarti per tutto quel che hai fatto per me." gli illustrai riservandogli una smorfia puerile "In Norvegia, essere grati ad una persona, si esprime concisamente con delle espressioni. Non causando un intossicazione al padrone di casa, con una colazione elaborata da una ragazzina goffa." proseguì con lo stuzzicarmi lietamente, disponendo di fronte a me un piatto florido di vivande e un bicchiere colmo di spremuta d'arancia "Smettila!- sbuffai abbrancando con le dita una scricchiolante fetta di bacon,unta di squisito grasso- Hai dello sciroppo d'acero?" farfugliai con la bocca ridondante "Sì, ma smettila di ruminare così rumorosamente." "Ah!Devo smetterla di fare questo?" chiesi masticando più impetuosamente mentre acchiappò la bottiglietta di vetro per poi sbatterla sul bancone "Cosa c'è, Hagen?" sibilai appagata fronteggiando la sua occhiata austera. Chiaramente non deviò lo sguardo ma anziché contrattaccare, si accomodò flemmaticamente sullo sgabello, incominciando poi, a tagliare la sua porzione di pancakes.
Distogliendo lo sguardo.
Per una buona volta ero riuscita ad ammutolirlo e questo mi arrecò molta soddisfazione. Siccome non fosse fattibile un evento del genere, essendo la sua, una figura sovrastante e sfrontata, rispetto alla mia. Malgrado l'incontrollato godimento, quel suo anomalo silenzio iniziò a impensierirmi.
"Kris?" miagolai scombussolandogli il ginocchio con il piede "Kris, perché non contrattacchi? Non mi dire che hai esaurito tutte le tue pessime repliche." seguitai con l'istigazione calciando con più fermezza il suo polpaccio, asciutto ed erculeo, temporeggiando una sua funesta reazione. La quale non tardò a manifestarsi, provocandomi un tremito sommesso.
La sua mano argentea abbrancò, come un avido predatore, il mio piede rompiscatole "Holly, Holly, Holly." cantilenò piantando i bronzei occhi nei miei.
Idolatravo quell'istante, quando mi fissava con quello sguardo di ammonizione, intransigente. Uno sguardo capace di rendermi interamente ossequiente a lui e capace di fomentare tutte quelle sensazioni scabrose, inidonee ad un ragazzina di soli sedici anni. Quella momentanea presa di razionalità, puntualmente lesta nel menzionarmi quanto fosse irregolare lo stravagante e anonimo vincolo fra me e Kristoffer, fu brevemente sottovalutata giacché fossi smisuratamente indaffarata nel tenere a bada le impulsività impure.
"Smettila." "Altrimenti?" mormorai stuzzichevole frenando, a stento, un sorrisetto intrattenuto. Kristoffer sbuffò soltanto discostando gli splendidi occhi, come se si fosse realmente tediato dell'insensato giochetto, ma invece repentinamente la mia gracile figura venne catturata e in seguito strascicata su di lui. Contro il suo nerboruto corpo, integralmente ignudo fuorché da dei striminziti boxer che celavano la sua piacevole mascolinità. Mi sentii divampare a causa dell'inaspettato gesto del pugile ma principalmente per aver sperimentato un soddisfacente brivido dovuto, al lieve e fulmineo, sfregamento tra i nostri sessi.
"Ti rallegra tanto,Holly, questo tuo minorato svago?" domandò impassibile scivolando con le dita affusolate per tutto il mio busto fino ad arrestarsi sul collo. Si prese alcuni secondi per esaminarmi per poi stringersi il mio collo tra le dita, in una presa decisa e deliziosamente soffocante. Coincidente a quella della sera dove mi ospitò in casa sua.
Stava marcando la sua dominazione,mediante procace atto,ed io l'accettai passivamente. Integralmente presa da lui.
"Sì." annaspai protendendo il viso verso di lui, appetendo quelle eccelse labbra che per troppo mi erano state crudelmente proibite. Neppure rimembravo l'ultima volta che ci baciammo.
Senz'ombra di dubbio: un'eternità.
Naturalmente la mia trepidazione aizzò l'immodestia e la goduria di Kristoffer, difatti raddrizzò le spalle discostando la mia agognata aspirazione "Holly." bofonchiò composto rivolgendomi uno sguardo severo mentre io, scalpitavo smaniosamente sulle sue gambe "Perché no?" piagnucolai increspando le sopracciglia "Non essere precipitosa, fyrstikk." disse soltanto per poi sospingere la mia figura allo sgabello "Tu lo fai apposta!" "Cosa, Holly? Non assecondare i tuoi capricci?" domandò sogghignando, acutizzando maggiormente, in me, la stizza. Pertanto decisi di ignorarlo, protraendo la mia colazione contemplando il panorama metropolitano che si palesava oltre la parete di vetro, non più nitida come le previe volte ma appena appena impillaccherata dai residui del nubifragio. Il cielo si era dischiuso consentendo a qualche, anche se flebile, sprazzo di luce solare di rischiarare la città che per smisurati giorni fu inghiottita dall'oscurità.
"Chi pulisce queste vetrate?" "Sussistono delle ditte competenti per la pulizia dei grattacieli. Si calano dalla sommità della struttura, con appropriate cinghie di sicurezza e ripuliscono le vetrate. Per pulire tutto il grattacielo impiegano, all'incirca, tre-" "Va bene, non mi interessa." lo ammutolii dimenando una mano, evitandolo ancora.
Dal momento che lui facesse l'abituale baldanzoso, io l'avrei ignorato. Cosicché da cagionargli la mia medesima stizza.
Addentai il conclusivo boccone di pietanza, affatto buona come quelle di Kristoffer cucinate nei giorni passati, per poi guizzare giù, dallo sgabello. Tutto questo al di sotto dei suoi foschi occhi, giudiziosi a ogni sommesso movimento.
Un lieve giramento mi destabilizzò non appena appoggiai i piedi a terra, dimostrando che l'organismo non si era del tutto ristabilito e la stanchezza dovuta alla preparazione della colazione, aveva deteriorato la mia condizione fisica. Altresì dimostrava come Kristoffer avesse avuto ragione nel impormi di non sfiancarmi ulteriormente.
Questo non gliel'avrei mai detto, eppure dalla sua espressione contrariata capii di avere avuto la sua stessa veduta.
"Parla." bofonchiai a braccia conserte "Vuoi davvero che te lo dica, piccola Holly? Non vorrei avvilirti ancora." sghignazzò allietato, ergendosi poi per accentuare la sua egemonia "I-o..i-o. T-u-...se-i, se-i. Oh, dannazione! Ti detesto, Kristoffer!" strepitai con le gote enfiate e scarlatte "Mi detesti per quale motivo?- il viso mascolino di Kristoffer slittò d'improvviso a pochi millimetri dal mio, maggiormente purpureo- Perché non ti bacio?" fremetti premendo le punte dei piedi sul parquet mogano "E perché non mi baci?" la sua bocca accarezzava delicatamente la mia ma senza amalgamarsi in un sublime bacio lambito "Per multiformi ragioni." ansò quasi accoratamente intraprendendo con la mano un paradisiaco tracciato sulla mia coscia denudata. O meglio vestita esclusivamente da uno strato di pelle d'oca.
Il cuore trottava dissennato, estasiato per quelle fievoli tenerezze, contro il mio petto. Intenzionato a fuoriuscire e lasciarsi vezzeggiare da lui.
"Tipo?" lo sollecitai impaziente schiacciando la coscia contro le sue dita "Beh...tipo- la sua bocca dischiusa si accostò alla mia- perché necessiti di una doccia rigenerante e poi dobbiamo anche assestare le tue cose. Stasera ti devo riconsegnare alla tua beneamata responsabile di dormitorio." concludendo l'eloquio con bacio sulla fronte.
Non intensi se mi avesse addolorato in maggior misura il millesimo bacio proibito, la menzione della malvagia Mitchell, che aveva flirtato svergognatamente con il mio pugile, o il suo dichiarare 'stasera ti devo riconsegnare alla tua beneamata responsabile di dormitorio'. Quasi certamente quest'ultima, poiché mi arrecò un formidabile senso di inquietudine. Ero consapevole di dover rincasare al college ma non mi andava a genio il pensiero di non poter vedere più Kristoffer, assiduamente come in questi giorni. Trascorrere del tempo con lui fu meraviglioso, specialmente perché mi posizionò al centro di tutte le sue attenzioni senza l'intrusione di opprimenti persone.
Per di più anche l'idea di dovermi fare una doccia mi travagliò. Avvertivo già un flebile affaticamento e al solo pensiero di dovermi trattenere per sostanziosi minuti al di sotto del getto d'acqua con gli arti superiori ininterrotto movimento, tremolai.
"Non credo farò una doccia." mormorai mentre Kristoffer era indaffarato con l'ordinare la cucina e inserire piatti e posate nella lavastoviglie "Perché? È rilevante farsi una doccia posteriormente a un'influenza. Facilita la tua riattivazione, così puoi tornare a galoppare con i tuoi amici fatati." roteai gli occhi al soffitto "Non sei divertente.E io non ho amici fatati!" "Forza!Vai a farti la doccia." mi congedò chiudendo l'elettrodomestico "La farò domani al college." "Perché Holly? Hai già fatto una doccia a casa mia e una, delle due volte, senza la mia approvazione. In più hai utilizzato i miei indumenti. I miei maglioni e un paio di boxer. E non ti sei lamentata, fyrstikk." sogghignò addossandosi alla cucina con le braccia conserte e con gli occhi fiammeggianti posati sul mio viso, repentinamente divenuto rubicondo "N-on è per ques-to!" farfugliai rammemorando le due serate summenzionate "E allora qual è il problema?" "Sono ancora un po' stremata e non riuscirò a farmi una doccia. E sì, avevi ragione tu. Non dovevo affaticarmi! Ma ci tenevo a sdebitarmi con te, ti sei preso cura di me per tutto il tempo!"
Kristoffer mi sorrise dolcemente distendendo la mano sulla mia guancia "Non devi sdebitarti, dopotutto la colpa è-" "Non voglio parlare di quanto avvenuto! Abbiamo sbagliato entrambi." lo anticipai opprimendo il viso contro la sua mano "D'accordo, signorina. Ma ora andiamo." dichiarò spostandosi dalla cucina in direzione del bagno "Mi riporti già al college? Non posso rimanere un altro pochino di tempo,qui, con te?" frignai seguendolo strisciando i piedi sul parquet "Holly, potresti non strascicare i piedi in quel modo? È insopportabile." borbottò bruscamente. Feci capolino con la testa, sulla soglia della porta, trovandolo affaccendato con l'immane vasca da bagno "Non hai risposto alla mia domanda." "No,Holly. Intendevo: 'Andiamo, ti aiuterò io con la doccia.' " mi rivolse uno sguardo per qualche secondo prima di voltarsi nuovamente, serenamente. Come se quello che avesse appena pronunciato fosse consueto.
"Aspetta che?" scalpitai balzando nel bagno "Non era comprensibile quello che ho detto?" "T-u...t-u...t-u..." "Ti sei tramutata in un apparecchio telefonico?" "TU VUOI FARMI LA DOCCIA!" gridai inaspettatamente arrecandogli un sussulto per lo spavento "Sto preparando la vasca, Holly. Non la doccia, c'è un inestimabile distinzione tra le due." chiarificò saccente confluendo nella vasca una congrua dose di bagnoschiuma che in pochi secondi si trasfigurò in una spasmodica nuvola di candida spuma "Conosco la differenza tra le due! Ma non è questo il punto!" "Non pensavo ti indispettisse l'alternativa, volevo aiutarti. In qualsiasi modo, ti chiedo scusa e la vasca la utilizz-" "Non mi ha indispettita!È ch-e...è ch-e....per fare il b-agno b-isogna spogliarsi e-" "Lo so,Holly. Per l'appunto ho preparato la vasca e poi ti avrei concesso i tuoi tempi e mantenuto la tua privatezza. A ogni modo non tormentarti, userò la vasca per me." mi sorrise dolcemente allentando l'irresolutezza "Ora voglio controllare che la febbre non sia aumentata nuovamente, così ti darò eventuali medi-" "Puoi aiutarmi, Kris." asserii imbarazzata ma volitiva nella decisione di permettergli, ancora una volta, di prendersi cura di me.
Come ribadito da Kristoffer, mi concesse i miei tempi e mantenne la mia privatezza, volgendosi di spalle permettendomi di denudarmi, della felpa e delle mutandine, e assestarmi nel caloroso liquido aromatico del suo contraddistinto profumo mascolino ma allo stesso tempo gradevolmente zuccherato. Al primo momento mi sentii considerevolmente a disagio, tant'è vero che imprigionai le gambe al petto cercando di occultare quel filiforme corpo ai suoi occhi, abituati, indubitabilmente, a corpi di donne più opulenti e adulti. Mentre invece Kristoffer seppe sopprimere il disagio cominciando a lavare la lunga chioma scarlatta e instaurando un atipico dialogo amichevole. Mi domandò quali fossero i miei progetti per il futuro, concernenti alla scuola ma perfino al futuro, ulteriormente mi chiese notizie su come procedesse il lavoro con il comitato del giornalino e sul ragguaglio tra me e Amanda, assicurandosi più e più volte che non mi desse ancora problema. Questo mi fece sorridere perché mi resi conto quanto ci tenesse a me, sebbene non lo denotasse.
In più eseguì dei cedevoli gesti, come quando per mio rispetto restò, per tutto il tempo, genuflesso sulle dure mattonelle,per adombrare la mia nudità. O altrimenti la sua apprensione, per timore che la schiuma dello shampoo non mi finisse negli occhi.
Tutto ciò acutizzò tutte quelle vergini sensazioni, comprovate solo e soltanto per lui.
Fortunatamente quel suo comportamento premuroso non si concluse con il completamento del bagno,anzi progredì per il resto della giornata. Continuò a vezzeggiarmi gelosamente anche quando avvolse attorno a me un esteso asciugamano cereo per poi farmi sedere sul marmo, per potersi dedicare all'asciugatura dei capelli. Mi fece sentire una bambina incapace di svolgere delle basilari mansioni da sola eppure non mi lamentai, dal momento che idolatravo quel suo lato premuroso. Un lato di Kristoffer tutto per me.
Non espressi lagnanze neppure quando mi impose di prendere posto su di una scura poltrona bassa, che aveva tolto dal suo salottino per poterla situare in cucina allato della sua persona, coperta esclusivamente da un aderente pantalone sportivo, affaccendata con la gestazione del pranzo. Un pranzo peculiare poiché caratteristico della Norvegia, il suo paese scandinavo natale.
L'organizzazione del pasto fu molto piacevole, rimasi tutto il tempo a contemplare la sua eccelsa magnificenza e auscultare l'orazione sulla sua fanciullezza a Bryggen. Mi sbalordì quando da una mia irrilevante interrogativo sulla salsa marrone, che abilmente stava cucinando, cominciò l'esposizione. Raccontò di Helga, la madre di Henrik, una donna corpacciuta per nulla aggraziata come le donne di città, lì a Boston. Una donna impavida, che malgrado la morte prematura del marito in un grave incidente sul lavoro, ebbe la forza di crescere Henrik e poi anche Kristoffer. Ed era proprio per questo il motivo per cui fosse così affezionato e devoto a quel esiguo nucleo familiare. Ulteriormente il coabitare con lei gli permise di acquisire regole, e segreti, nel settore della cucina e degustare tutte le sue prelibatezze, come quella che stava cucinando per me.
Avrei fortemente voluto domandargli perché avesse abitato con loro anziché la sua famiglia ma determinai che fosse meglio evitare e apprezzare la sua iniziativa. Mi limitai esclusivamente a richiedere innocenti delucidazioni, scoprendo quanto amasse la carne di renna e gli mancasse la sua Norvegia, sebbene si trovasse bene qui in America. Sentendo quale fosse la sua vivanda diletta rabbrividii esterrefatta tuttavia mi rincuorai rifocillandomi lo stomaco con un altro porzione di quella deliziosa carne aromatizzata alle erbe affogata nella gustosa salsa marrone.
"Perché quella smorfia disgustata?" si interrogò versandosi del pregiato Cabernet Sauvignon di Inglenook nel suo calice mentre colmò il mio con dell'altra acqua. Più volte lo scongiurai di farmi degustare il rossastro vino, invano. Mi ignorò completamente. Anzi per mettermi a tacere rese la mia acqua più sovversiva aggregandoci una fetta di limone e due cubetti di ghiaccio.
"Carne di renna, Kristoffer?! Andiamo! È rivoltante!" commentai inzuppando il boccone di carne, curiosamente mielata, con della generosa salsa "Davvero? Quindi mi stai dicendo che non assaggeresti mai la carne di renna?" mi guardò accostando il mento sul dorso della mano "O-vv-iamente, K-ristoffer. M-ai e poi mai." "C'è un incongruenza, Holly." "Cosa?" "Beh, dici che non mangeresti, mai e poi, carne di renna. Ma ne hai fatto perfino il bis."
Da quel momento il pomeriggio si deteriorò a causa di alcuni miei piagnistei, cagionati dai sensi di colpa, per aver consumato con così tanta ghiottoneria una candida renna. Una probabile renna appartenente a Santa Claus.
L'insensibile pugile si beffeggiò di me, accrescendo i miei rimorsi con delle sciocche battute. Ciò nonostante si scusò per non avermi messa al corrente, dapprima, del piatto del giorno e per lasciarsi perdonare mi acconsentì di scegliere un'attività da fare, prima di accompagnarmi al dormitorio. Non seppi istantaneamente cosa proporgli, essendo eternamente preoccupata di inasprirlo, pertanto girovagai per l'attico alla ricerca di qualche intrattenimento mentre Kristoffer si occupava di assestare sia la cucina che il mio borsone da viaggio.
La televisione la elusi dapprincipio e con lei anche il venusto pianoforte a fianco alla parete di finestre, giacché sapessi benissimo che non avrebbe mai suonato per me. Adunque mi fissai dinanzi alla metodica libreria, immessa nella parete in mattoncini rubizzi, assemblata di volumi stilati in lingua norvegese. Nonostante non conoscessi affatto il norvegese scelsi un libro e obbligai il pugile ad accomodarsi accanto a me, sul suo divano, per leggermi il libro. Anche se esitante accolse la mia profferta e si sedette con me ma non prima di avermi accuratamente coperta con un plaid in pelliccia grigio e introdotto, grossomodo, il libro da me scelto. Era un'opera teatrale del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, intitolata Catilina.
Sentirlo esporre in norvegese mi infiammò il cuore seppure non capissi nulla.
Era tutto magnifico. Lui, la sua voce, il libro profumato stipato dolcemente fra le sue longilinee dita lattee, la pioggia battente all'esterno ed infine io, appollaiata sulla sua spalla con un sorriso beato impresso sul viso arrossato.
La lettura procedette per circa un'ora, approssimativamente, fino a quando alla mia millesima distrazione lui si interruppe, distolse lo sguardo dal libro per incontrare il mio. O meglio dire mi pizzicò a fissarlo trasognante. Comunque il volto era curiosamente rilassato, per niente malcontento.
"Non stai comprendendo nulla, vero?" rise appena appena chiudendo il volume, abbandonandolo sul tavolino basso di faccia al divano "Mh-mh- mugolai assentendo con la testa- Ma mi piace sentirti leggere. La tua voce è...rasserenante." ammisi portando le gambe al di sotto dei glutei "Devo riportarti al dormitorio, Holly." "Ma non mi va! Voglio stare qui!" frignai per poi sporgere il volto, arricciolato in un'espressione adulatrice, verso il suo, sfarfallando le ciglia "Stai cercando di persuadermi, piccoletta? Con queste sciocche moine?" sogghignò toccando di sfuggita la mia guancia rubiconda "Potresti fare di meglio, non credi?"
Mi stava istigando, di nuovo. Ma al contrario questa volta non avrei assecondato il suo volere. Ero arcistufa dei suoi subdoli giochini e in più volevo quella dannata bocca appiccicata alla mia.
"Perché non mi vuoi più qui, Kris?" miagolai strisciando, stuzzichevole, il polpastrello dell'indice sul suo ginocchio, inclinando successivamente il capo sulla spalla per poter studiare in maniera migliore la sua espressione "A che gioco stai giocando, Holly?" era incuriosito da l'inattesa mossa seppure non fosse del tutto convinto. "Non hai dato conto alla mia domanda, Kristoffer. Non mi vuoi più qui, allora." scrollai le spalle continuando ad accarezzargli il ginocchio "Cazzo..certo che ti voglio qui, Holly. E...cristo...Smettila,ora!" grugnì arpionandomi il polso confinando i leggeri tocchi del mio dito solamente nella zona del ginocchio "Mi vuoi qui, dunque. Ma invece... vuoi baciarmi, Kristoffer? Questa mattina hai detto di no, perché avevi le tue multiformi ragioni, ricordi? Ma ora?" bisbigliai, con il cuore tamburellante, a pochi centimetri dal suo volto, repentinamente irrigidito come il resto del corpo erculeo e bollente.
Pensai di possedere le redini del gioco, quel momento, e di poterlo destreggiare a mio piacimento. Dimenticando però un fattore basilare: l'inflessibile dominazione di Kristoffer.
Invero con una lesta mossa mi ritrovai nuovamente bloccata contro di lui, seduta su di una gamba "Ripeto: a che gioco stai giocando, Holly?" "A un gioco che però a te, non va di giocare." soffiai sulla sua bocca "Ovvero?" "Baciarsi, Kristoffer." mi guardò per poi sorridere di sbieco "Non ho mai detto di non voler-" "E allora baciami!" strillai estenuata da questa citrulla bambinata "Ti prego, Kristoffer. Baciami. Baciami!" mugolai incoraggiandolo con dei dondolamenti del bacino "Oh Kristus! Holly, io bacerei quella boccuccia fanfarona ogni secondo ma devi apprendere una nuova regola." "Quale?" "Devi prendere più spesso l'iniziativa. Vuoi baciarmi? Cazzo, fallo! Devi farlo. Di certo non mi incazzo per questo."
Tremai. Ma non capii mai se fosse dovuto da quanto detto o altrimenti dalla sua fervente bocca, finalmente, appiccicata alla mia. Avvertii una tenue dolenza, per la sua brutalità, eppure dischiusi le labbra permettendogli di possedermi con la lingua irruenta. Era un bacio scombinato, umido e troppo auspicato da entrambi; difatti l'eccitamento di entrambi prese il sopravvento. Le mani di Kristoffer accalappiarono i miei fianchi e mi incentivò ad accostarmi sempre di più al suo corpo caldissimo, ed io lo accontentai. Attorniai le braccia attorno al suo collo e assestai il polpaccio, per darmi maggiore stabilità, sul suo inguine e fu lì che avvertii perfettamente il suo sesso turgido, coperto dal pantalone sportivo.
Supposi che sentire un membro maschile in quello stato mi avrebbe schifata, o addirittura sdegnato, invece, in quella contingenza, con Kristoffer, il fenomeno mi istigò notevolmente. A tal punto di percepire un formicolio al ventre contratto e, inaspettatamente, la mia candida intimità inumidirsi.
Ero abbisognante di una soluzione che avrebbe placato quel novello ardore,incrollabile. E la trovai in Kristoffer. Il mio bacino iniziò a dondolare su di lui provocando un piacevole sfregamento tra la mia intimità perpetuamente più enfiata e irrorata, avvolta solamente dal tessuto sottile dei leggins, e la sua coscia incastrata tra le mie gambe. La sensazione era celestiale e mi maledii nel non averla mai sperimentata prima ma puntualmente il rigore bussò alla porta della mia testa, rammentandomi che il ragazzo, importunato dai miei abietti istinti carnali, fosse un giovane uomo di venticinque anni e in più mi rammentò quanto tutto quello fosse inopinato per me.
Paonazza in viso balzai in piedi, distante da lui, staccando bruscamente le nostre bocche arrosate dal languido bacio. Mi guardò attonito e col fiato corto, in cerca di chiarimenti che non gli avrei mai fornito per il troppo imbarazzo. E poi non avevo la minima intenzioni di farmi catalogare come puritana e ingenua dalla sua persona, logicamente più rodata, in quell'ambito.
Motivo per cui chinai lo sguardo sul pavimento, aggiustai la mia felpona beige e con voce aspra dichiarai:
"Voglio tornare al college. Adesso. Non voglio più stare qui."

! PLEASE READ IT !

Non sono sicura che qualcuno legga ancora questa storia, pur tuttavia stilerò queste righe per chiarificare quanto accaduto in questi sei bislunghi mesi.
Come avevo comunicato ad una lettrice, tanto graziosa, quest'anno sarebbe stato un anno veramente sfibrante e difficoltoso per me.Dovendo attuare la maturità e in più prescegliere il mio futuro.
Quindi queste due vicissitudine sono state la matrice del mio allontanamento da Wattpad ma soprattutto dalla mia beneamata storia.
Mi sembrava DOVEROSO darvi delle spiegazioni e come consuetudine scusarmi per la mia insopportabile lentezza, perché capisco perfettamente quanto non sia facile seguire una storia così flemmatica. Ma io non posso farci nulla.
Sfortunatamente la mia vita non ruota attorno alla mia storia e di conseguenza devo concedergli, perennemente, pochissimo tempo.
E questo mi addolora molto, sia per voi ma in primis per me stessa.
Ciononostante ora sono di nuovo qui e sono super incline a pubblicare più spesso!
Per l'appunto vorrei farvi un piccolo spoiler per il futuro capitolo...
Preparate il vostro benessere mentale perché dal successivo capitolo verrete trascinati nei meandri dell'erotismo!

On se voit bientôt!
Bisou bisou!

Ses Snart!
07/28

The BoxerWhere stories live. Discover now