XL

351 10 12
                                    

Capitolo quaranta

Capitolo quaranta

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Kristoffer

Intercorsero parecchi anni dalla mia ascesa primordiale nel mondo del pugilato e in tutti quegli anni susseguenti non compresi mai il beneficio di intraprendere un allenamento talune ore prima di un incontro. Non vi si rivelava nulla di vantaggioso, salvo ulteriori dolenze e spossatezza fisica. Eppure John, dal giorno in cui mi accolse sotto la sua ala, mi costrinse a quell'esercitazione convinto che tutti i miei trionfi fossero dovuti da esso. Anche se, sapessimo entrambi, fosse merito della mia impareggiabile bravura e non dalla struttura muscolare maggiormente ferrea dovuta dalla sua scriteriata esercitazione.
Deglutii due nutrite sorsate d'acqua fresca dapprima di rassettare l'attrezzatura adibita all'allenamento di addominali e dorsali, due tessuti muscolari prioritari per un pugile poiché ti permettessero di ammortizzare i colpi dell'avversario senza ritrovarsi a terra, crogiolante di dolore. Concluso ciò, mi accordai qualche attimo di quiete con una rovente doccia, ottima per generare nuovamente il proprio organismo, e per quanto quel giorno non volessi scocciature serrai la porta della stanza al The Punch, cosicché Caitlin non avesse avuto modo di accedervi e incominciare quella routine fatta di sesso e annesso distacco da parte mia. Malgrado sentissi il bisogno di essere dimenticato dal mondo per un po', non appena uscii dalla doccia ispezionai l'Iphone smanioso di scorgere i cospicui messaggi di Holly, che ogni giorno mi inondavano, laddove mi riferiva tutto quello le accadesse nella sua innocente vita. Sciocchi accaduti, ma non per lei, giacché avvertisse ogni cosa come straordinarie avventure temerarie; come quando mi favoleggiò l'aver acquisito dei dolciumi nonostante la sua responsabile di dormitorio non volesse sudicerie. A seguito della rivelazione, come consuetudine, mi rallegrai nel farla aizzare spalleggiando la sua responsabile facendole presente quanto quei dolciumi fossero propriamente delle sozzerie. Così, me la concepii con l'immaginazione: con il paffuto viso crucciato, le guance gonfie e le braccia conserte mentre udiva i miei artefatti elogi per la signora Mitchell.
Quelle chiamate serali divennero ben presto un ritaglio delle mia quotidianità e cominciai a non riuscirne di farne a meno, come se avessi bisogno di lei e la sua purezza per evadere dall'opprimente realtà. Di fatto quando non intravidi alcun messaggio, in più non avendola incontrata da quella sera nella sua stanza, avvertii quasi una percezione di mancanza. Dunque le mandai un messaggio, domandandole se stesse bene, nel mentre mi vestissi per poter fare un salto al supermarket e successivamente tornare all'attico, dove sarei rimasto fino alla sera prima di spostarmi in direzione di un locale a Malden,sede dell'incontro.
Una volta aver collocato il telefono nella tasca degli attillati jeans uscii dalla stanza calzando il corvino blazer di Burberry. Un modesto autoregolo natalizio comperato lo stesso giorno che acquistai il regalo natalizio per la mocciosa saccente. Fu come un riconoscimento a seguito delle tribolazioni intravvedute per riuscire a procurarmi quel regalo bizzarro, inerente a quell'altrettanto mondo bislacco tanto adorato da lei. Oltre l'incantevole giacca fu una ricompensa anche il suo mastodontico sorriso che le germogliò sul grazioso viso non appena realizzò cosa le avessi comprato.
"Perché hai chiuso la porta?" "Ciao anche te, Caitlin." pronunciai in un sospiro oltrepassando la sua serpeggiante figura, accostata alla balaustra delle scale mentre succhiava oscenamente un lecca-lecca, producendo uno sciacquio irritante.
"Peccato!" frusciò accostandosi a me dondolando i fianchi contenuti in un'angusta gonna "Potevi essere tu, questo lecca-lecca." bisbigliò strisciandomi sulle labbra quella stomachevole palla di saccarosio "Non voglio essere questo lerciume." ringhiai  respingendo, in malo modo, la sua mano "E non dovresti mangiare queste schifezze." ridacchiò "Io faccio quello che mi pare, non sono quella piccola mocciosa." sospirai non prendendo in considerazione le sue provocazioni insussistenti, tra l'altro. Siccome Holly facesse sempre di testa sua e non quello che le ribadivo.
"Non ribatti?" sbatacchiò le ciglia finte ridacchiando ancora "Ho di meglio da fare, se solo mi lasciassi passare." "Spostami tu, K. " sospirai nuovamente "Caitlin, non ho la minima voglia." lei sogghignò portandosi il lecca-lecca alle labbra e lo succhiò più rumorosamente  "Secondo me, ti converrebbe fartela venire. C'è papino di là."
La pazienza  per i suoi ridicoli portamenti, si andò a frantumare allo stesso modo della sua caramella che scaraventai contro la parete dietro di lei. Lei sorrise appagata quando le congiunsi le dita attorno al collo e la compressi contro la balaustra "Smettila." latrai "Altrimenti?" ridacchiò protraendo i fianchi "Ti ho detto di smetterla, Caitlin. Sono esausto di questi tuoi atteggiamenti." lei non si lasciò sfiorare dalle mie parole, troppo presa dall'insulso gioco "Sei proprio sicuro di essere esausto di me, Kristoffer?" la sua bocca polposa carezzò la mia "Perché non mi lasci fare una cosa? Così vediamo se sei realmente stanco di me." si accostò ansante oscillando i fianchi morbidi contro i miei, sorridendo compiaciuta.
"Kristoffer." mi voltai imbattendomi in Jonh sul pianerottolo "Ti vuole, entra." annunciò concisamente e poi si dileguò nel suo ufficio "Cazzo Jonny! Ci stavamo divertendo!" piagnucolò appoggiandosi sulla mia spalla "Tu, ti stavi divertendo. Sei intollerabile." "Vedremo stasera, dopo l'incontro, quando dovrai sfogarti; quanto non mi sopporti più, K."  sussurrò morsicandomi il lobo per poi eclissare, anche lei, nella stanza.
Successivamente a un indugio seguii gli altri due all'interno della stanza e all'istante mi riaffiorò in mente la prima volta in cui John mi presentò al rinomato signor. Clark.
Uno degli uomini più abbienti di Boston, il proprietario del The Punch. L'empireo di ogni uomo,poiché coniugasse: donne,violenza e alcool.
Il perfetto terzetto primario per un uomo.
E in più: l'uomo che avrebbe fatto di me, una leggenda.
Quando mi parlò di lui e del The Punch, nonostante fosse il periodo in cui mi disinteressassi del mondo intero,già crebbe la ripugnanza nei suoi confronti; senza neppure averlo mai incocciato. Ma non fu un ordinario pregiudizio, affatto,ne ebbi una conferma quando lo vidi per la prima volta.
Seduto boriosamente nel suo ufficio adornato dal vistoso mobilio d'oro mentre sorseggiava del dispendioso liquore, cullato dai suoi guardaspalle, che lo proteggevano probabilmente da chi aveva frodato per concedersi tutta quella lordura da cui era circondato.
Quella medesima scena mi si ri-esibì quel giorno constatando quanto tutto rimase inalterato nel tempo, specie: la mia repulsione nei suoi confronti e per il suo mondo, in cui ero internato come fossi un animale, e il suo apprezzamento nei miei confronti. Ma sapevamo entrambi il motivo per cui mi apprezzasse così tanto: io gli avevo comportato ancora più celebrità e agiatezza.
"Ecco il mio campione!" sghignazzò a tergo di una nube di fumo scaturito dal suo sigaro "Siediti." ordinò da valente burattinaio bensì non mossi un muscolo, se non per irrobustire la mandibola,irritato. Pertanto mi fece approssimare la seduta da uno dei tre tirapiedi presenti nella stanza. John mi osservò bieco inducendomi a sedere e a comportarmi a modo, invece agguantai la sedia e la riposi al suo posto.
"Ecco perché sei il mio preferito." sorrise ancora torchiando il sigaro nel posacenere stipato, poi allungò il braccio verso Caitlin,la quale restrinse teneramente la sua mano, e si lasciò trascinare verso di lui "Hai lasciato la mia stellina da sola alla sua festa, non mi è piaciuto." proferì serio  "Già! Mi ha lasciata da sola, papi! Ci sono rimasta male!- piagnucolò come una bambina- E sai perché è andato via?" scandì l'ultima asserzione rivolgendomi uno sguardo e un sorrisetto meschino, fantasticando di potermi intimidire. Dal canto mio non feci comparire alcuna estrinsecazione sul viso mentre invece John, adocchiandolo con la coda dell'occhio, si lasciò inquietare dallo stolto gioco di Caitlin. Timoroso che avesse potuto proferire  qualcosa su di Holly.
Mentre io sapevo non avrebbe palesato nulla, giacché l'avessi già informata di come si sarebbe ultimata la circostanza non appena lei avesse spifferato qualcosa.
Caitlin idolatrava troppo la sua lucrosa vita e non l'avrebbe mai dissipata per finire in cella, assieme a me e al suo diletto paparino. Dunque giocai le sue carte, istigandola  "Esatto, Caitlin, dì a paparino perché ti ho piantata alla tua festa." John mi guardò allarmato mentre lei mi folgorò, non più allietata.
"Avanti, diglielo! Vuoi che glielo dica io, stellina?" lei serrò la mandibola per poi sbottare  "Perché lo stanchi troppo, papi. Troppi incontri!" abbracciandogli il collo, Clark rise ancora, baciandola  "La gente lo vuole, Caitlin. Vuole l'imbattibile Hagen! E anche stasera dovrai essere tale. Ci sono tanti bei verdoni in palio e dovranno venire a casa con me." "Certo che vincerà, lui vince sempre. Si è preparato appropriatamente." lo assicurò John e Caitlin ammiccò strizzando l'occhio e mordicchiandosi il labbro  "Ora, vai! Ti voglio carico!".
Senza farmelo ripetere uscii da quella stanza e velocemente dal The Punch, prima che fossi frenato da John, con la sua consuetudinaria predica, o peggio ancora da Caitlin. Mi rintanai, dunque, in un passabile supermarket pensando, ingenuamente, di potermi ri-rasserenare con una salutare spesa; ma una volta intrapresa la maratona tra i differenziati scaffali capii quanto fosse impraticabile, quel giorno, procurarsi un po' di quiete. Ogni corsia, di qualsiasi emporio amaricano andassi, erano invasi di sudice vivande ipocaloriche, o in modo peggiore, traboccanti di conservanti o fertilizzanti.
Alimenti inconfrontabili con quelli norvegesi.
Nei nostri negozi vi si poteva rinvenire solamente alimenti genuini e non trattati, come il nostro salmone catturato nella nostra incantevole terra. Dunque non del pesce allevato e poi  surgelato.
Ovviamente la nostra validità fu addirittura premiata dall'Unesco, proclamando l'alimentazione norvegese la migliore.
A quel punto, ripugnato e avvilito, mi limitai ad acquistare solamente un po' di verdura e la carne più dispendiosa, poiché avrei chiesto a Henrik di spedirmi un altro pacco dalla mia amata Norvegia contenente del vero cibo, come la succulenta carne di renna. E nel mentre rammentassi il mio piatto preferito, l'IPhone prese a vibrare in modo incessante; quindi lo sfilai dalla tasca non smettendo di inserire gli alimenti più pesanti sul fondo della mia borsa di tela.
I messaggi avevano tutti lo stesso mittente: Holly.
Mi sarai dovuto sentire tripudiante nel ricevere finalmente una sua risposta ma leggendo i messaggi, agitati e privi di infantili emoji o stickers, dove mi chiedeva di andarla a prendere siccome avesse un bisogno urgente di parlarmi: Mi preoccupai.
Ergo mi affrettai a sistemare la spesa e raggiungerla al college.

The BoxerWhere stories live. Discover now