XLI

331 9 16
                                    

Capitolo quarantuno

Capitolo quarantuno

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Se per molti San Valentino era l'occasione esemplare per solennizzare il proprio innamoramento per mezzo di doni, fiori e melliflue lettere d'amore; per me, era la giornata delle ghiottonerie, anziché dell'amore. Durante il V-day il nostro college, ornato da cospicui festoni e palloncini dalle tonalità del rosso e del rosa, era gremito di cioccolatini messi a disposizione per chi volesse esprimere il proprio amore al loro amato.
Io ero solita, sebbene non dovessi esternare nulla, colmarmi le tasche e lo zainetto con quei dolciumi gratuiti che infine divoravo nel corso della giornata, oppure li occultavo nelle mia stanzetta cosicché li avessi come approvvigionamento per la restante settimana. Stando attenta alla maligna Mitchell, perpetuamente furente con me. Persino quella mattina, il giorno più tenero dell'anno, quando le porsi i miei più autentici auguri, mi sbraitò avvertendomi che se avessi dimenticato, ancora una volta, i capi tersi in lavanderia mi avrebbe ficcato dentro una lavatrice per dare una dissuasa alla mia testa perennemente trasognante.
A seguito dell'ingiuria controbattei come una persona matura e intelligente, tralasciando e protraendo con la mia giornata, soltanto posteriormente ad averle maciullato il suo rossetto sulla scrivania quando si allontanò per recarsi in bagno.
"Non smetterà di detestarti se non cessi di infrangere le sue infrangibili regole e di farle questi scherzi. Credo che capirà sia stata tu." sospirò affranta Charlotte, nel frattempo ci trovassimo nella sala comune del nostro dormitorio a ultimare lo svenevole regalo per Colton, non appena le riportai l'accaduto "Tutti disdegnano la Mitchell, dunque non può accusare me. E poi non ha prove." delucidai incollando l'ennesimo cuoricino rosso su un album racchiudente le foto dei due spasimanti "Ma se eri lì, quando è andata in bagno!" "E quindi? Sai quante persone sono passate di lì?" "Quante, Holly?" "Beh...nessuna!Ma questo lei, non può saperlo! Era in bagno!" ridacchiai gongolante per la mia rivalsa, Charlotte, d'altro canto, sospirò nuovamente roteando gli occhi "Sei assurda! Comunque, cosa ne pensi?" sbandierò la milionesima foto sagomata a forma di cuore "Mh-Mh" biascicai dimenando la mano tentando di scollare i rossicci brillantini "Ci scattammo questa foto nel corso di uno dei nostri primi appuntamenti. Quanto eravamo carini, non trovi?" uggiolò sognante rimpicciolendosi la foto al petto "Mh-mh." seguitai occupandomi dei brillantini incollati sulle mie guance "Puoi non rispondere con questi mugolii? Ti sto narrando la nostra storia d'amore! Insensibile!" mi colpì il capo con cartoncino arrotolato su se stesso "È una narrazione molto prolissa!" le feci la linguaccia per poi infilarmi in bocca un altro cioccolatino e procedendo il mio lavoro.
Il quale mi ricordò i pomeriggi d'infanzia a Norfolk trascorsi a tentare di realizzare piccole opere d'arte seguendo le istruzioni del programma televisivo britannico Art Attack condotto da Lloyd Warbey. Anche se andare al passo con lui fosse infattibile poiché fosse troppo scattante e avesse sempre già il prodotto ultimato. Mentre io dovevo attendere interminabili ore prima che la colla vinilica, o gli acquarelli, si asciugassero.
Tempo dissipato inefficacemente, ad oggi oserei dire, giacché i risultati fossero sempre degli obbrobri. Nonostante la mia vena artistica parecchio progredita, già all'età di dieci anni.
E nel mentre le nostre teste fossero chine sul tavolo debordante, di nastrini e foto, affaccendate;qualcosa ci distrasse immediatamente: il vociare delle ragazze si placò d'un tratto. Come se tutte fossero state colpite dall'incantesimo silencio.
Interessata mi guardai attorno per tutto il gigantesco ambiente finché posai lo sguardo sul movente di così tanto scombussolamento: un fattorino con le braccia occupate da un bellissimo bouquet di rose arancioni.
Tutti gli sguardi erano puntanti sul poveretto, paonazzo in viso, visibilmente in difficoltà dal momento che fosse circondato da numerose ragazze con un solo mazzo di rose. Siffatto mi fece ridacchiare, non avrei mai voluto trovarmi in una situazione simile.
Tornai con lo sguardo sulla mia mansione non interessandomi della situazione attorno a me. Udii solamente una scortese indicazione "È la ragazza seduta lì giù!" quasi certamente dichiarata da una ragazza amareggiata di non essere la prescelta, inoltre idealizzai la ragazza predestinata imbarazzata dalla circostanza ma allo stesso tempo felice di aver ricevuto dei fiori, presumibilmente, da quella persona speciale che le faceva battere il cuore.
Mi immaginai quello, non che il fattorino si fermasse di fianco a me e mormorasse timorosamente "È lei la signorina Wilson Holly?"
Scalpitai.
Originariamente per lo spavento di essermelo ritrovato inaspettatamente di lato, oltre a ciò il mio cuore scalpitò per quel novizio gesto che fino ad allora nessuno mi aveva mai dedicato. Guardai istantaneamente Charlotte difronte a me, aspirando ad un supporto e un chiarimento, ma la trovai con la mia precisa espressione in volto.
"S-sì!Sono io." lui mi sorrise porgendomi il profumato bouquet,avvolto da una carta candida e adornato da un delizioso fiocchetto, e subito dopo un tablet dove lasciai una firma. Il fattorino galoppò via sveltamente, sotto gli occhi pieni di cattiveria e delusione delle altre ragazze, dopo che lo ringraziai e ci salutammo educatamente.
"Chi potrà avermelo mandato?" mormorai a Charlotte accarezzando timidamente i petali delle delicate rose "C'è un biglietto! Lì, guarda! Avanti leggilo!" mi incitò segnalandomi con il dito il bigliettino attaccato alla carta, sfuggito alla mia vista.
Chi potesse essere il tenero mittente di quel gesto tanto semplice quanto adorabile, non ne avevo idea. Mi sforzai con la mente di dare una fisionomia a quell'arcano mittente, nel frattempo che afferrai tra le dita ondeggianti il piccolo bigliettino lattescente privo di un autografo, e come un'apparizione, la stupenda effigie di Kristoffer fu plasmata dalla mia mente.
All'istante il cuore ribollì mentre la pelle si cosparse di brividi.
Se Kristoffer fosse capace di suddetto gesto, fu indubitabile. Poiché semplicemente attraverso il suo portamento signorile e dalla sua età più matura della mia fu compressibile presentire quanto fosse un galantuomo e ossequioso nei confronti delle donne. Di siffatto ne ebbi avuto la convalida in questi taluni mesi trascorsi assieme, laddove ebbe quella magnifica apprensione nei miei confronti, di cui stravedevo.
Come, d'altronde, stravedevo per lui generalmente.
Nonostante la sua inclinazione di essere un galantuomo non avevo le imposte di poter sperare un tale atteggiamento da parte sua, siccome fosse la festa degli innamorati, di conseguenza escludeva me e Kristoffer.
Il bigliettino fu una conferma alla mia riflessione e all'amara verità che tanto adoravo raggirare come se da un momento all'altro io crescessi d'età, così da rendere regolare l'affetto tra me e Kristoffer.
Rimasi delusa, è vero, ma il pugile non aveva colpe.
Quella fu soltanto l'orrida realtà dei fatti e, come presupposto, fece tanto male.
"Allora? Chi è? Oh andiamo Holly! Non lasciarmi sulle spine!" mi sollecitò la biondina inconsapevole dello sconforto che stessi provando "È Evan." annunciai in un gorgoglio indifferente abbandonando il bigliettino lontano dai miei occhi pizzicanti per via delle incombenti lacrime "Evan?!" ripeté strabuzzando gli occhi, disorientata.
Come me, del resto.
Non capivo per quale ragione Evan mi avesse donato dei fiori e mi avesse chiesto gentilmente di trascorrere una serata assieme a lui; eppure, onestamente, non mi entusiasmò. Smisuratamente occupata a comprendere il movente di così tanta scontentezza.
Quelle emozioni furono inadeguate siccome sapessi perfettamente che per Kristoffer fossi, probabilmente un'amica, o meglio ancora una conoscente con cui parlava spesso. Dunque seguendo un parametro logico non avrei dovuto sentirmi amareggiata, eppure mi ci sentivo.
Tremendamente amareggiata.
"Lo sapevo che c'era qualcosa! A Cape Cod, durante il pranzo, non faceva altro che guardarti! Tutto il tempo!" "Non mi ha guardata tutto il tempo!- ribattei accigliata-Finiamo il lavoro,adesso!" proposi augurandomi di concludere quella seccante allocuzione su Evan. Infruttuosamente, Charlotte trepidante si prolungò verso di me, crucciata, "Allora?!" "Allora cosa, Char?" sbuffai "Cosa dice il biglietto!!" "Nulla, mi ha chiesto di uscire con lui, sabato sera." "Oh Hol! Hai un appuntamento!!" guaì trasognante "Smettila Char! È imbarazzante e ci stanno guardando tutte!" barbugliai paonazza "E poi...non ci vado!" proseguii "Tu cosa!?Sei impazzita,per caso?" strabuzzò gli occhi "Non ci conosciamo! Non so nulla di lui, avremmo, sì e no, parlato tre volte! Una di queste, tra l'altro, era una discussione!" le rammentai, sbuffò.
"Servono a questo gli appuntamenti, per conoscerci Hol. Quindi, queste, sono delle sciocche scusanti! Tu ci andrai." replicò saccente "Non puoi mica forzarmi." "Ma perché non vuoi! Ti stai frequentando con qualcun altro, per caso?" "No!" "E allora? Non vuoi una persona al tuo fianco, che renda le tue giornate più raggianti?".
Non fui mai avversa nei riguardi delle relazioni, anzi delle volte percepivo anche po' di invidia quando vedevo delle adorabili coppie, giacché non vedessi l'ora di poter avere qualcuno accanto a me.
E allora perché non provai gioia per quell'invito?
"S-sì, m-a...non lo so, Char." "È normale essere insicuri, ai primi appuntamenti. Però, secondo me, dovresti accettare! Devi viverti tutte le opportunità che la vita ti propone, specialmente alla nostra età." Charlotte mi sorrise dolcemente.
Sospirai estenuata da tutti quei crucci "D'accordo..." assentii accostando la testa al tavolo non preoccupando dei brillantini disseminati ovunque mentre la biondina strillò gioiosa "Allora dobbiamo andare! Fortunatamente è ancora presto!" dichiarò assestando rapidamente tutte le cianfrusaglie, mi accigliai "Andare dove?" "Al centro di Boston,no?" "Per fare cosa, esattamente? Ti occorrono altre cose per il regalo?" "No, dobbiamo comprarti un vestito per questa uscita!" "Ma ho già dei vestiti!" le rimembrai "Qualcosa di seducente,Holly!" sbuffò trainandomi in piedi "Tu vuoi comprarmi qualcosa di seducente? Tu? Vesti solamente con felpe e jeans, Char!" "Oh, taci e cammina, Wilson!"

The BoxerWhere stories live. Discover now