XVI

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Capitolo sedici

Capitolo sedici

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"Cosa stai facendo?" chiese sconcertato,guardando le mie azioni sotto i suoi occhi scuri.

Smisi di inzuppare la focaccia alle mele e cannella,nella cioccolata calda, nella quale,dei piccoli e paffuti marshmallow nuotavano beati.
"Perché?"farfugliai con la bocca piena di pietanze.
Kristoffer continuò a fissarmi intontito,per poi scuotere la testa e tornare al suo caffè nero senza zucchero.
Rimasi schifata quando la cameriera chiese le nostre ordinazioni e lui con noncuranza rispose un semplice 'un caffè nero senza zucchero.'
Il ragazzo tanto bramato dalla mia testa,andava pazzo per quella bevanda amarognola e vomitevole.
"Perché guardi il mio caffè,in quel modo?" sbuffò scompigliando i suoi ricci,con quelle dita dipinte e affusolate.
"Il caffè è disgustoso!"strillai ritornando al mio cibo.
"Woh woh!" gesticolò con la mano attirando la mia attenzione "Stai dicendo che il mio caffè è disgustoso?"corrugò le sopracciglia,sporgendo il busto verso di me.
Trattenni il respiro,deglutendo il boccone di cibo.
Il suo volto,quel pomeriggio,aveva una luce diversa.
I suoi occhi,la sue espressione..tutto.
Era..tranquillo.
Niente espressioni imbrocciate,niente parole fredde e distaccate.
Una nuova parte di Kristoffer,che non mi dispiaceva affatto.
"Mh..si!"annuii scrollando le spalle "Stai mangiando delle focacce alla mela,dentro una cioccolata calda con dei marshmallow.E affermi che il caffè è vomitevole?!" sbraitò facendo svolazzare le sue ciocche di capelli.
Risi leggermente tagliando un pezzo di focaccia,per poi inzupparla nella cioccolata.
"E perché stai ridendo?Era un'offesa quel che ho appena detto."brontolò.
Sorrisi alzando la forchetta versa il suo viso "Assaggia."affermai decisa lanciandogli un'occhiata.
Assottigliò lo sguardo,irrigidendo la mascella "Mai."ringhiò a denti stretti incrociando le braccia.
Arricciai il naso,intenerita alla vista di Kristoffer,imbrocciato come un bambino che non vuole mangiare il suo stufato di verdure.
Anche se,quel pugile,non aveva nulla che somigliasse ad un bambino.
Partendo dalla sua altezza importante e la sua bellezza matura.
"Avanti.."mugolai sporgendo il labbro e muovendo in cerchio la forchetta.
"No." sbuffò dal naso "Fallo per me e per la mia ricerca.."sfarfallai le ciglia.
Prese un bel respiro ruotando gli occhi "Solo perché,sei una ragazzina che vuole sempre averla vinta,su tutto." borbottò increspando le labbra in un ghigno e schiudendo le labbra rossastre.
Inglobò la forchetta tra quelle labbra gonfie e solo per un attimo,nella mia testa,balenò una scurrile idea:
voler un contatto con quelle labbra e assaporarle,come fossero il dolce più reclamato dalle mie papille gustative.
Ma mi ripresi subito rimproverando me e la mia mente malsana.
Ridacchiai ammirando la sua espressione disgustata mentre la sua mascella masticava quel piccolo boccone.
"È un insulto alla cucina."gorgogliò sciacquandosi la bocca,con un lungo sorso di caffè.
"Non è affatto vero!"sbuffai colpendo il suo ginocchio destro,con la sua suola dalla mia scarpa "È buono!"brontolai finendo la mia merenda,sotto i suoi occhi stranamente divertiti.

"Hai qualche altro incontro?"chiesi di punto in bianco,riportando la sua attenzione tra di noi.
'A cosa stai pensando,pugile?' chiesi a me stessa,incuriosita dal suo sguardo assente,ma pur sempre magnetizzante.
"Domani sera,credo." scrollò le spalle,giocherellando con uno dei suoi anelli in acciaio.
"Posso farti delle domande?Così da finire il mio giornalino."mormorai abbassando lo sguardo.
Non era mia intenzione rovinare quel pomeriggio,ma avevo bisogno di lui e della sua carriera.
Mancavano solo tre giorni alla fine di tutto.
E una strana sensazione si propagò nel mio stomaco.
Ansia,paura..
Cosa ne sarebbe stato di me e Kristoffer?
"Quando avverrà la pubblicazione?"chiese "Tra tre giorni.."sussurrai stringendo le mie mani tra loro.
Io non ero pronta a lasciarlo andare.
Volevo quel pugile nella mia vita.
Nonostante il caratteraccio e il suo perenne broncio.
Fremetti,appena il suo pollice e il suo indice, intrappolarono il mio mento.Costringendomi ad alzare lo sguardo verso di lui.
Deglutii lasciandomi cadere in quelle pozze scure e in quel suo primo contatto sulla mia pelle.
"Cos'hai fyrstikk?"sussurrò strofinando appena il polpastrello sulla pelle accaldata del mio viso.
Il mio cuore prese a scagliare pugni incessanti,rilasciando una strana sensazione nel mio corpo.
'Non smettere..'lo pregai mentalmente spingendo il mio mento verso di lui.
"Ho un po paura.."mormorai appena non allontanando i miei occhi,da lui.
"Per cosa?Il giornalino?Andrà bene,ci sono io come protagonista dell'articolo." gnignò modesto,facendomi sorridere.
"Cosa ne sarà di noi?" chiesi insicura fissando una coppia di anziani,seduti in tavolino all'angolo della caffetteria.
"Cosa?"le sue mani abbandonarono il mio volto e in quel momento percepii il freddo,instaurarsi,ancora,tra di noi.
Riportai l'attenzione su di lui e ritrovai i suoi occhi scuri e distaccati,come una volta.
"I-o..cio-è.." la sua voce fredda,spezzò le mie parole "Io e te non siamo niente,Holly."
"Lo so,ma.."deglutii non dando peso a quella fitta al cuore "Ho accettato quella tua stupida intervista solo per.." i suoi occhi vagarono per il locale,per poi tornare su di me e enunciare una frase,che riuscì a stringere un cappio intorno al mio cuore e strozzarlo.
"Per farmi pubblicità.
Sai quanti ragazzini pagheranno i biglietti per vedere un mio incontro?Centinaia.Salirò in tutte le classifiche,grazie a te.Una stupida ragazzina."sputò alzandosi,mentre il mio corpo,inerme,osservava il tutto,impassibile.Assorbendo tutte quelle spietatezze.
"Quindi mi hai usata?"chiesi trattenendo le mille lacrime pronte ad uscire e allagare quel piccolo caffè.
"Già."
Se ne andò.
Lasciandomi lì.Da sola in quella caffetteria.
Non ricordo quanto tempo,rimasi lì a fissare il vuoto e,stupidamente,ad aspettare un suo ritorno con delle scuse.
Ma invano.Di quel ragazzo nemmeno l'ombra.
Strinsi le coperte intorno al mio corpo,lasciando andare le lacrime che scivolavano silenziose sulle mie guance.
'Io e te non siamo niente.'
'Ti ho usata.'
Quelle semplice frasi,si ripetevano nella mia testa,procurando,talvolta,fitte al mio piccole ente,che tanto impazziva per quel ragazzo.
"Perché mi hai usata?"urlai al buio della mia cameretta "Perché mi hai fatto questo,Kristoffer?" singhiozzai stringendomi nelle mie braccia e continuando quel pianto opprimente.


Non mi piace il capitolo e non mi piacciono le parole,che ho dovuto far dire al mio piccolo Kristoffer.
Je suis triste

Ses Snart!
10/18

The BoxerOnde histórias criam vida. Descubra agora