XXXIX

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Capitolo trentanove

Capitolo trentanove

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Kristoffer si dileguò silentemente dalla mia stanzetta, mentre sonnecchiavo beatamente tra le cocenti coperte, per rincasare nel suo colossale attico, arrischiando di essere sorpreso dalla fetente signora Mitchell o, cosa peggiore, da un guardiano notturno entrato in servizio. Indubbiamente a tutto questo ci riverberai solamente successivamente alla comparsa di Charlotte, che mi svegliò dalla mia pennichella per consegnarmi il mio auspicato secchiello di popcorn, assieme a l'hot-dog e per riportarmi briosamente la sua sdolcinata serata trascorsa assieme al suo adorato Colton. Solo allora, tra un boccone e l'altro e del frizzante chiacchiericcio, rivolsi la mente allo sventurato pugile e a tutte le peripezie eluse. Fui certa che li avesse aggirati, dal momento che non avessi ricevuto nessun tipo di richiamo dall'abominevole Mitchell e in secondo luogo poiché conoscessi perfettamente il suo essere persuasivo. Dunque mi rasserenai concedendomi un bagno caldo e in seguito un solo episodio di una serie tv, selezionata casualmente, prima di addormentarmi e ultimare quella folle giornata. Dapprima, però, riflettei sul proponimento di spedirgli un messaggio, tuttavia lo elusi dal momento che mi sentissi leggermente vergognosa per lo speciale avvenimento, verificatosi addietro, e in più perché ci fossimo già salutati. Perciò abbandonai il telefono sul comodino per poi restringermi al mio cuscino, odoroso di lui, con un ampio sorriso sulle labbra e una meravigliosa sensazione al centro del petto.
Quelle eccelse emozioni vennero ben presto disintegrate, come fossero dei gracili castelli di sabbia, dall'ansietà. Che suscitò differenziate agonie concernenti al mio modo di agire, doviziosamente inappropriato ad una ragazzina di sedici anni e illibata. O meglio, illibata antecedentemente all'arrivo di Kristoffer nella mia vita. Quest'ultima fu letteralmente stravolta da quel compassato pugile. Ma non riuscii a intendere se fosse stata strabuzzata in positivo o negativo e in più, se fosse stato preciso avergli concesso di stravolgere la mia vita, così tranquillamente. Chiaramente non mi ero ravveduta, anche perché fui io ad averlo cercato, assillato per il giornalino e poi, quel pomeriggio, lo istigai a tal punto da farlo cedere ai suoi istinti carnale, perpetuamente repressi.
Tutto questo inondò la mia testa per tutta la notte e la giornata susseguente facendole divenire un supplizio. La notte trascorse insonne mentre durante la giornata non fui in grado di né di concentrarmi durante le lezioni né di prestare le appropriate attenzioni ai miei amici, impegnati in delle frizzanti conversazioni concernenti alla gita a Cape Cod, a causa della spossatezza per non aver riposato. Questo, naturalmente, destò scetticismo in Charlotte. Specie quando non ultimai il mio pranzo e mi astenni sulla decisione del ristorante dove avremmo pranzato. D'abitudine avrei proposto il ristorante più soddisfacente, dopo averli esaminati tutti, ma quel giorno non ebbi voglia. Desideravo solamente serrarmi in camera e dormire per interminabili ore. Tutt'altro, Charlotte, non appena fummo da sole pretese che le dicessi cosa mi stesse accadendo dacché fosse tangibile che ci fosse qualcosa di spiacevole. Io mi limitai a rasserenarla architettando di sentirmi poco bene, presumibilmente a causa dell'hot-dog della sera antecedente. Lei per buona sorte ci credette, mi consigliò anche di bere una tisana alla melissa ottima per il bruciore di stomaco e in seguito mi acconsentì di avviarmi in camera, promettendo di farmi visita alla fine dei suoi allenamenti.
Quel giorno non le riferii nulla, neppure il giorno consecutivo. Mi sentivo terribilmente in imbarazzo all'ipotesi di doverle confessare un accaduto così recondito. In più, temevo che mi scaraventasse contro la scabrosa veridicità sul rapporto fra me e Kristoffer e questo mi avrebbe fatto soffrire, poiché, in cuor mio, sapessi quanto tutto quello fosse erroneo. Ciononostante non riuscivo a farne a meno.
Non riuscivo a fare a meno di Kristoffer. Nonostante fosse più grande di me, nonostante facesse parte di un mondo ributtante e nonostante lui non provasse quelle floridi emozioni, sperimentate da me.
Siffatto mi martoriò per altri giorni fino a quando, nel corso del viaggio in direzione di Cape Cod, svelai tutto a Charlotte.
Avevo la testa appoggiata contro il suo fiorente seno, stavamo ascoltando una canzone dei One Direction con le cuffiette nelle orecchie e lei era rilassata, assorbita dai suoi pensieri. Quasi mi dispiacque importunarla, ma lo feci, mi sentii grondante di fermezza "Devo dirti una cosa." masticai tormentando con le dita umidicce la manica del mio cardigan color cammello scuro "Non ti aiuterò a buttare giù dal Nauset Lighthouse, la Mitchell,Holly." ridacchiò facendomi traballare la testa. Sorrisi, non era poi un orripilante proponimento. Il Nauset Lighthouse era il faro più celebre in tutta l'America, talmente illustre da essere riprodotto sul pack delle famigerate, e prelibate, patatine 'Cape Cod'. Un luogo eccezionale per sbarazzarsi di quell'inumana donna, eternamente incollerita con me. Perfino quella mattina diede in escandescenza, siccome stessi mangiucchiando un Lobster Roll, un panino peculiare della località, nel corso dell'esplorazione guidata all'interno di un altro faro, altrettanto conosciuto grazie allo scrittore Henry David Thoreau che lo descrisse dichiarando fosse la primissima cosa avvistata dai marinai europei, il Highland Lighthouse. Mi sgridò per un semplicistico panino, minacciandomi di rivelare tutto a mio cugino, ossia Kristoffer. Sicché avesse potuto incontrarlo e flirtarci nuovamente.
Arricciai il naso disgustata dai miei stessi pensieri, ri-convogliando l'attenzione su Charlotte ancora acciambellata sul sedile "No, devo svelarti una cosa, accaduta qualche giorno addietro." parlucchiai sollevando il capo, accertandomi che nessuno stesse origliando. Per buona sorte tutti furono impegnati a parlottare allegramente tra di loro e adunque fui libera di nominare Kristoffer.
"Tra me e Kristoffer." continuai conquistando repentinamente il suo interesse "È venuto da te? Perché l'hai perdonato dopo quello che ha fatto? Io l'avrei fatto penare maggiormente! Che imbecille!" bofonchiò mettendo in ordine le cuffiette nel taschino del suo zainetto gialligno. Ridacchiai congetturando il viso corrucciato di Kristoffer se avesse udito tale vilipendio nei suoi confronti "Sì, è venuto da me. La sera in cui sei uscita con Colton, siete andati al cinema. Ricordi?" "Sì,sì, certo che ricordo! Dio che bacio ci siamo dati fuori dal cinema." aspirò deliziata rivivendo, di sicuro, quel momento, come io ero solita fare con i miei meravigliosi momenti assieme a Kristoffer.
"Non ti deconcentrare! Quello che sto per dirti è una questione importante." mi guardò impensierita "Ti ha fatto qualcosa?" "Cos-a intendi con: 'ti ha fatto qualcosa'? "mugugnai morsicandomi le labbra, cominciai a sentirmi in imbarazzo "Ti ha nuovamente oltraggiata? Fortunatamente si limita a questo e non alla violenza. Non ti ha messo le mani addosso, vero?" i suoi occhi cilestrini si sgranarono d'un tratto non udendo un mio responso "No,no!" la rasserenare prontamente per poi continuare la locuzione in un fruscio sommesso "Se non altro, non in quel senso." le goti si tinteggiarono di rosso mentre tirai giù lo sguardo sulla mia corvina gonnellina a pieghe. Charlotte non fiatò, sostò esclusivamente nella stessa posizione assimilando ed anatomizzando quanto proferito. Ci vollero taluni attimi prima che strabuzzasse occhi e bocca, sbalordita "Non è vero! Giuralo!" gracchiò trattenendo a stento un brillante sorriso divertito. Assentii col capo, maledettamente vergognosa per essere in grado di confutare qualche cosa "Lui...lui...lui ti ha tocc-?!" "Shh!!- le turai la ciarlona bocca con il palmo della mano- Parla piano, Char! Qualcuno potrebbe origliare, non voglio arrecare problemi a Kristoffer e tantomeno a me." l'ammonii facendomi la guardia con lo sguardo, lei prontamente annuì "Scusami, Hol. Ma non ero preparata a questo tipo di confessione." ridacchiò rivolgendo, anche lei, uno sguardo circospetto agli individui intorno a noi "Come è stato? Avanti! Racconta! Voglio conoscere ogni particolare."
Charlotte reagì con un portamento totalmente discordante a quello idealizzato nella mia testa e siffatto non mi piacque. Mi sarei aspettata una sgridata su quanto fosse stato sbagliato concedermi ad un giovane adulto, non che si entusiasmasse così fortemente a tal punto di reclamare dei dettagli.
"No-n sei sbigottita?" domandai ottenebrata "Perché dovrei esserlo?Sono solamente sbalordita! La notizia era inimmaginabile! Comunque, come è stato? Forza, racconta!" arrossii di più, non rientrava nel mio quotidiano confidarmi riguardo tali questioni "B-eh...è st-ato tutto eccezionale. Soprattutto lui. L-ui è stato semplicemente... perfetto! Sono felice di aver condiviso una mia prima volta, con lui." Charlotte mi sorrise radiosa congiungendo le nostre mani "Date le circostanze, appoggio la tua propensione nel perdonarlo! Diamine, con delle scuse di questa gamma, ti perdonerei anche se mi assassinassi il cane!" "Char!" le bastonai la testa con un pugnetto "Non hai nemmeno un cane!" "Ne acquisterei uno esclusivamente per farmelo assassinare, così da ricevere quel perdono da Kristoffer. Per tutte le pozioni di Severus Piton, non riesco a crederci! Tu e Kristoffer! Ma ricordi come tutto è cominciato? Tutto merito della Collins! Dovresti svelarle questa notizia, sarebbe un perfetto schiaffo morale!" la biondina proseguì la sua ciarla, in cui mi ricapitolasse i miei originari incontri con Kristoffer, intanto che mi feci sommergere dalle gradevoli rievocazioni.
Di mesi ne erano fluiti parecchi da quando quel pugile bisbetico si addentrò nella mia vita, o meglio dire, da quando io mi immisi caparbiamente nella sua vita. Rammentavo ogni nostro incontro e quanto lui, al primo momento, fosse acidulo e tremendamente ostinato a non concedermi un'intervista. In ogni caso fece dei giganteschi progressi ottimizzando il suo caratteraccio ma, con mio rammarico, la sua meticolosità e la spassosa ironia permasero.
"E tu? Ti ha disgustata?" "Che cosa?" Charlotte sogghignò "Non hai contraccambiato il favore?" divenni vermiglia per l'imbarazzo "Io?" "E che io!" rise divertita.
Non avevo mai riflettuto su questo argomento nel corso di questi giorni ragionatori e neppure in generale "P-erché dovevo?" frignai "Beh, non è obbligatorio. Però potresti, sicuramente ne sarà contento." ridacchiò mentre io,no "Holly, perché fai quella faccia? Sì, potrebbe essere disgustoso! Ma questo potrai appurarlo solo dopo aver provato." "E c-ome si fa?" balbettai "Ti verrà spontaneo, Holly. Non devi inquietarti, sono cose vengono da sé." mi rasserenerò carezzandomi la mano "Se non fossi capace?" continuai non sentendomi per nulla serena "Hol, non è mica un esame! Poi ci sarà lui e ti dirà sicuramente cosa gli piaccia di più." annuii riluttante accostandomi al sedile "Ascolta: se proprio volessi arrivarci preparata, puoi sempre guardare un porno. Io ho fatto così con Colton." mi confessò in un brusio all'orecchio, sbigottendomi "Tu vedi quei video lì?" "Perché te, no?" "No!" strillai sconcertata da tale argomento "Dovresti, Hol! Aiutano- strizzò l'occhio- Sta arrivando Susan! Parliamo d'altro!"

The BoxerWhere stories live. Discover now