XXXV

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Capitolo trentacinque

Capitolo trentacinque

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Nel procedere della mia morigerata vita incontrai parecchie tenzoni, causali delle incrinature nelle mie relazione con i miei amici. In particolare durante gli anni in cui vivo a Norfolk, una contea dell'Inghilterra orientale. Bisticciavo, ininterrottamente, con i miei coetanei con i quali condividevo la scuola, il centro parrocchiale del sabato pomeriggio e i centri estivi a Hickling Campsite, un campeggio estivo nella riserva naturale di Hickling Broad. Rammentavo che molti di quelle baruffe accadevano, maggiormente, nel corso del campeggio estivo siccome la mia, incancellabile, negligenza non fosse gradita dai miei compagni, ginnici e anelanti di peripezie come Indiana Jones, quello squilibrato perennemente in movimento. Io partecipavo al campeggio, unicamente, per gli hot dogs, i Corn dogs, gli Hamburger con formaggio cheddar in profusione ed in particolare per i miei beneamati S'mores. E non di certo per svegliarmi all'albore per osservare qualche specie di animale in procinto di cacciare o rintanarsi nella tana o trottare per chilometri nell'acquitrinosa palude, florida insetti ed esasperanti ortiche.
In ogni caso, tutte quelle baruffe, non avevano mai scaturito desolazione e struggimento quanto le liti con Kristoffer. Plausibilmente per il fatto che le mie ex amicizie non avevo mai fatto uso di espressioni brutali e reprobe, capaci di stritolarti il cuore come se fosse una pallina anti-stress. Unicamente lui, era abile a devolvermi novelle e quantitative tenerezze, in grado di sedurre ogni mia microscopica unità biologica, già perdutamente infatuate di lui e con la medesima abilità disintegrava tutte quell'affettività, plasmate con difficoltà a causa delle abbondanti traversie che il nostro, anormale, rapporto aveva sostenuto, in quei oblunghi mesi.
Sebbene le avessimo sormontante tutte, ero consapevole che quell'ennesima avversità ci avesse debellato al tal punto di apporre l'approdo del nostro rapporto. E la responsabilità di questa rottura era, in parte, la mia.
Sapevo che non fosse equanime colpevolizzarmi dell'integra contingenza, dato che anche Kristoffer avesse contribuito con la sua abituale iracondia, ciò nonostante mi ritenevo, in quantità notevole, responsabile poiché la matrice del litigio fosse la mia dannata curiosaggine che mi incitò, come fosse il serpente che portò a compiere il peccato originale, ad ammirare quella fotografia nonostante sapessi il rischio che stessi accorrendo. Comunque prima di confabulare questa asserzione, trascorsi ciascun giorno, successivamente a quel pomeriggio laddove mi percosse con quelle fraudolenti e immonde asserzioni e mi abbandonò sul ciglio della strada durante un nubifragio, deplorandolo e anelando di potergli infliggere la Maledizione Cruciatus. Così da cagionargli dolori atroci lungo tutto il corpo, per fargli capire quanto soffrissi talora mi oltraggiasse con quella sua straziante perfidia, nonostante facesse parte delle Maledizioni senza perdono e che fosse un incantesimo illecito. Tuttavia l'intera stizza nei suoi confronti  scomparve, quasi certamente per mezzo di quei cospicui pianti notturni al di sotto delle roventi coperte mentre mi schiacciavo al petto il suo maglione nerissimo; che nonostante fosse stato utilizzato da me, quando mi inzaccherai gli indumenti con quella disgustosa Fanta all'uva di Abbie, profumava ancora della sua fragranza zuccherina e mascolina. Per di più stringerla fra le braccia mi favoreggiava a sorvolare la nostalgia, che col trascendere dei giorni era sempre più impetuosa, motivo del mio luttuoso stato d'animo.
Indubbiamente questo mio insolito stato d'animo incuriosì Charlotte e sbrigativamente mi sottopose ad uno scrupoloso interrogatorio, il quale si concluse solo quando persi il lume delle ragione, a causa della sua esasperante petulanza, e le rivelai l'avvenimento e la mia afflizione. Indiscutibilmente mi impose, nel corso di un giuramento, di non incapparmi in Kristoffer e di non pensare a lui. Naturalmente feci, segretamente, l'opposto di quello che mi era stato imposto: Procedetti a dormire assieme al suo maglione, sognando che fossi lì accanto a me, pensai a lui ogni giorno e lo inondai di chiamate e messaggi di scuse, ignorati. Implicandomi maggior malcontento e spossatezza fisica.
Sfregai torpidamente le mani sul viso incandescente provando a placare la dolenza alla testa e allo stesso tempo cercai di rimanere accorta sul dibattimento in atto nella sala usufruita dal raduno del giornalino scolastico. Non avevo adoperato né interesse né dinamicità, essendo troppo impensierita e logorata fisicamente, tuttavia rivolgendo uno sguardo fuggevole al resto dei componenti seduti al tavolo, notai come anche loro sguazzassero nei meandri dei loro pensieri, trascurando l'orazione vispa di Amanda. Puntualmente, perfettamente assestata nei suoi dispendiosi panni e nei accessori scintillanti. Indubitabilmente regali, riscossi dal rinomato capitalista Hayden Collins, alias suo padre, o anche qualche socio di suo padre, anch'esso lussureggiante.
Arricciolai il naso distaccando gli occhi dal suo fascino ultraterreno e dalla sua persistente gestualità graziosa, totalmente disparata da me. Soprattutto quel giorno, laddove la mia vitalità era equivalente a quella di Severus Piton ed il mio senso estetico era abietto. Ma quella mattina indossare un corvino leggins sportivo accostato ad una felpa beige, sprovvista di cappuccio, con un bozzetto di un gatto adiposo sulla sua sommità; appariva la predilezione più conveniente. Piuttosto che fronteggiare, la riprovevole giornata, indossando il mio amabile pigiama.
"Pertanto, secondo me, ovvero la presidentessa del giornalino scolastico della BCHS, sarebbe preferibile intervistare la ragazzina e poi inviterò Merrick Holmes, il fotografo più ambito e rinomato di tutta New York e nonché amico attendibile di mio padre, il quale mi scatterà delle foto, assieme alla ragazzina, che faranno da copertina all'articolo. Indubbiamente siete tutti d'accordo, dunque ora potete andar-" "Quindi, per ricapitolare il tuo eloquio: noi dovremmo intervistare, comporre, rielaborare l'articolo. Per poi devolverti il merito, soltanto perché sei la presidentessa del giornalino?" masticai bruscamente, calamitando su di me, l'interesse di tutti i presenti,sconvolti dalla mia disapprovazione. In particolare gli occhi idrofobi di Amanda "Qual è il tuo problema, Wilson?" ringhiò acredine artigliando, tra le sue allungate unghie, dei documenti mentre mi annientò con lo sguardo, tentando di piegarmi alla sua autorità. Probabilmente, antecedente a quell'anno, ci sarebbe riuscita. Ma invece non riuscì, dacché fossi accresciuta. Specie in seguito ai suoi nefandi oltraggi.
"Il mio problema sei tu e il tuo atteggiamento megalomane. Sono anni, ormai, che vieni glorificata per delle mansioni avverate da altri. Sono anni che ingiuri gratuitamente i tuoi collaboratori solo perché sei la figlia di Hayden Collins e sei la presidentessa del giornalino scolastico. Titolo, tra l'altro, che ti sei conferita da sola. Tu hai guastato questo circolo con i tuoi capricci e il tuo solipsismo." sbottai aumentando l'intonazione "Per di più, non sono concorde con il tuo proposito. Secondo me, sarebbe meglio non intervistare la ragazza, con interpellanze che potrebbero importunarla, poiché la perdita dei suoi arti non deve essere un giovamento per noi. Noi vogliamo propagare la sua vitalità e il suo talento negli sport, nonostante abbia una problematica. E non abbiamo bisogno di spiattellare la sua foto in copertina come se fosse un'attrazione di diletto." completai la raziocinante allocuzione non allentando il suggello fra i miei occhi, debilitati e bruciacchianti, ed i suoi, sbaratti e purpurei per l'idrofobia.
"Tu, stupida mocciosa. Come ti azzardi a-" "Sopraffino intervento, Holly." proclamò festosamente il Professor.Reyes traversando la sala, accompagnato dalla professoressa Bailey infagottata in una sproporzionata mantella ceruleo, presumibilmente a causa del frigido nubifragio che si stava abbattendo su Boston da taluni giorni. Si frenarono dinnanzi alla tavola torreggiando su tutti noi, come il re e la regina di una scacchiera. "G-razie signor.Reyes." bisbigliai raucamente percependo lo sgradevole pizzicore alla gola, più intenso posteriormente alla mia ardimentosa dissertazione "C-osa ci f-ate qui? Ho controllato io stessa l'orario delle vostre lezioni ed entrambi eravate impiagati con delle lezioni." "Esattamente, signorina Collins.-asserì debolmente la professoressa-Ma...ma...ma..etciù!" "Quello che voleva dichiarare Joandra...Oh tieni, prendi pure il mio fazzoletto di stoffa e accomodati qui, vicino al calorifero. Cosa stavamo dicendo? Ah,sì! Come potete vedere la professoressa Bailey è indisposta e poi...poi...cos'è che dovevo comunicarvi?" si crucciò sfregandosi mento "Il comunicato!" ansò lei, sopraffatta dal milionesimo starnuto ovattato dal  fazzolettino di stoffa ricamata finemente "Ah sì!Il collegio dei docenti della BCHS ed un'associazione ambientalista, politicizzata a indurre i cittadini a gremire la città di flora, faccenda assai fondamentale per la nostra condizione fisica. Giacché dimoriamo in una metropoli, pregnante di inquinamento atmosferico! Quindi!...Cosa stavo spiegando? Ah sì...adunque abbiamo statuito un meraviglioso proponimento! Piantare alberi e piantine nel nostro college! Ognuno di voi si prenderà cura di-" "PROFESSORE REYES!-il grido acuto della professoressa Bailey ci fece trabalzare tutti- DEVE COMUNICARGLI IL COMUNICATO DEL PRESIDE!" "Oh...sì-sì-sì!B-eh...il nostro preside ha promulgato un'ordinanza per salvaguardare la vostra sanità, da questo presumibile uragano che si abbatterà sulla nostra città nei giorni susseguenti. Ragion per cui tutte le lezioni saranno sospese per i prossimi quattro giorni, saranno precluse le vostre, rituali, incursioni nei giardini del college e negli altri padiglioni. Dovrete sostare, senza eccezione, all'interno dei vostri padiglioni. La sala ricreativa di ogni padiglione sarà adibita ai pasti, consegnati ogni talvolta dai nostri inservienti." arrestò il suo discorso per poter gesticolare dolcemente, apporrendo nuovamente il mutismo tra i presenti, contrasti da quell'ordinanza limitativa "Sappiamo quanto non sia gradevole per voi studenti isolarvi all'interno dei vostri dormitori. Motivo per cui, il vostro preside, acconsentirà ai vostri genitori un'autorizzazione, firmato di proprio pugno innanzi al vostro responsabile di camerata, di prelevarvi dal college. Nessuno potrà uscire senza i vostri genitori o tutori! Ora andate e vi imploriamo di seguire le regole! Ricordate che tutto questo, viene fatto per voi. Buona serata, ragazzi."
I due professori filarono via lasciandosi alle spalle un disarmonico brontolamento maggioritario e dei musi aggrondati ed allibiti. Senza indugio radunai, fiaccamente, i miei possedimenti e imbacuccai con precisione il mio corpicino cosparso di bislacchi brividi e spossatezza fisica. Cosicché da cautelarmi e non compromettere il mio benessere, già indisposto.
"Hey Holly!" il ragazzo, che si entusiasmò parecchio per il mio articolo su Kristoffer il giorno del raduno per il giornalino scolastico, si accostò di lato con un colossale sorriso improntato sul volto mascolino mentre valicavo l'androne verso l'uscita "Ehm...ciao-mh-ehm...non r-icordo il tuo nome." borbogliai impacciata mimetizzando le goti porporine tra il vello della sciarpa bruna "Non ci siamo mai presentati ufficiosamente! Ragion per cui dobbiamo rimediare immediatamente!-proferì giudiziosamente porgendomi la mano adornata da alcuni tatuaggi che si diramavano al di sotto della sua giacca di pelle-Evan Colin!" "Holly Wilson!" contraccambiai la sua spensieratezza e la stretta di mano "Colin...non è un cognome francese?" "Esattamente! Mio padre è francese mentre mia madre è americana. Sono nato e cresciuto qui!" "Sai parlare il francese? Potresti scrivere degli articoli, per il giornalino, in francese! Ci sono molti ragazzi di provenienza francese." "Je ne parle pas beaucoup français!Vous parlez français,mademoiselle?" chiese ammiccante causandomi una risatina deliziata "Peu,monsieur." "Ottimo! Detesto il francese. Mio padre, quando ero piccolo, mi imponeva di guardare i miei cartoni preferiti, in francese! E tu, come sai il francese?" "Oh beh...tutto merito dei film e serie tv! Sono degli ottimi insegnanti!" "E grazie alle serie tv e ai film, sai anche il norvegese?" "Io non so il norvegese." affermai frastornata "Bhe...hai collaborato con Hagen. Quindi pensavo parlassi il norvegese. Infatti ti volevo chiedere delle cose, riguardo a questo." "Oh no,no. Lui parla anche inglese." velocizzai la spiegazione giacché non avessi voglia di intraprendere un dibattito che avesse Kristoffer, come personaggio principale "Ora devo andare, mi dispiace. Ci vediamo la prossima volta! Ciao Evan!" e senza attendere un suo responso emigrai, in direzione del mio dormitorio, fronteggiando con temerarietà, le nerborute raffiche di vento.

The BoxerWhere stories live. Discover now