XXXVIII

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Capitolo trentotto

Capitolo trentotto

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Successivamente alla mia inaspettata, e scortese, richiesta di rientrare immediatamente al college, Kristoffer mi accontentò. Seppure confuso dall'astrusa situazione, plasmata dalla sottoscritta. Nel corso dell'itinerario tentò di comprendere cosa mi fosse capitato, ponendomi delle genuine domande oppure espose un abituale concione, dove semplicemente si colpevolizzò per avere eccesso troppo. Avrei voluto rasserenarlo esponendogli l'effettivo dilemma ma quel dilemma che mi afflisse era, spudoratamente, sconcertante e intimo; dunque mi limitai a seguitare con il mutismo selettivo, guardando il finestrino annebbiato e abbandonarlo nelle sue stesse perplessità.
Il mutismo non si concluse rincasando in camera e oziandoci sopra, anzi procedette per tutto il giorno seguente. Ignorai le incalcolabile chiamate e risposi concisamente ai messaggi, in cui reclamava, delirante, dei chiarimenti e specialmente delle risposte eloquenti. Che non gli diedi.
Non gliele diedi poiché non sapessi come esporgli un argomento del genere e in aggiuntivo temevo, tremendamente, la sua reazione. Molto probabilmente avrebbe sghignazzato calorosamente per il mio inammissibile reazionarismo. Indubbiamente nessuna donna, con cui lui ebbe dei rapporti, avrebbe reagito così. Non sarebbe mai scappata come una pazzoide solo perché si fosse accalorata anzi avrebbe preso la palla al balzo, concedendosi totalmente a lui.
Io, però, non ero allo stesso modo delle donne avvenenti e mature frequentate da Kristoffer, come ad esempio Caitlin. Io ero Holly Wilson, una ragazzina di sedici anni, che si era sentita tremendamente in colpa, lurida, per avere provato quella paradisiaca sensazione nei confronti di un uomo.
Non avevo ancora programmato un proposito per eludere questa argomentazione e ricominciare a dialogare in modo regolare con Kristoffer. Perciò nel frattempo, a malincuore, lo ignorai trascorrendo un'altra uggiosa giornata scolastica.
Il secondo semestre era incominciato da dissimili settimane previ ed io avevo, di già, dello studio arretrato nelle raccapriccianti materie del professor. Fitz, pur tuttavia non feci nulla per risanare la situazione. Anzi non le presi più in considerazione focalizzandomi sulle piacevoli materie, continuando a dormicchiare nel corso delle sue lezioni e ad auto-convincermi che le avrei recuperate durante le vacanze pasquali. Avevo sempre avuto molto tempo per me stessa a Pasqua poiché non tornassi in Inghilterra dai miei genitori e in più non avessi nessuno, al dormitorio, con cui trascorrere del tempo insieme. Concisamente, detestavo le vacanze pasquali. Mi sentivo incessantemente sola e annoiata ma non potevo lagnarmi, i miei genitori consumavano fin troppi soldi per permettermi di soggiornare in America e non ero così capricciosa nel reclamare un biglietto aereo per trascorrere una misera settimana di vacanza, lì con loro. Perciò in quei giorni mi armavo, come consuetudine, di sorrisi artefatti da concedere a genitori e amici, così da non farli immalinconirsi per me.
Scossi vigorosamente il capo, non avendo l'intenzione di amareggiarmi già da allora con quelle sconsolate riflessioni, tornando a concedere la mia attenzione a Camilla, una collega del giornalino scolastico.
Camilla era una ragazza dell'ultimo anno, veramente garbata, adibita alla ideazione e all'impaginatura del giornalino. Quello stesso giorno, durante la pausa pranzo, mi stupì; si appressò al mio tavolo, in compagnia del suo fidanzato, domandandomi se avessi avuto la volontà di assisterla nella scelta della copertina. Prontamente le feci presente le mie carenti abilità nel settore della tecnologia, nondimeno accettai di buona voglia, e in seguito alla conclusiva lezione del giorno la raggiunsi nell'aula informatica.
Rapidamente illustrò il suo compito ma si usufruì di numerosi vocaboli tecnici, incomprensibili, che terminai ad assentire sorridendo ogni singola parola e deconcentrarmi ininterrottamente, smodatamente annoiata.
La guardai analizzare accuratamente la schermatura del suo Ipad, a ridosso dei suoi occhiali da vista commisurati per il formato del suo viso carnoso "Cosa ne pensi? Ho dislocato il titolo in alto e rimpicciolito l'immagine. Secondo me, può andare! Abbiamo eseguito un ottimo lavoro!" mi sorrise dolcemente accostandomi l'Ipad "Abbiamo?! Hai eseguito,Camilla! Io non sono stata per niente d'aiuto!" ridacchiai nervosamente ispezionando la copertina ultimata, veramente vezzosa "Non dire così! Non è il tuo settore ma mi hai ugualmente fiancheggiata! Se non fosse stato per te, non avrei mai finito la copertina in così largo anticipo. Ero ancora dubbiosa su quale immagine e colorazione prescegliere, e tu mi hai agevolato la selezione! Dunque ci meritiamo un premio, Reese's?" chiese estraendo dalla sua borsa a tracolla due confezioni di Reese's, un gustosissimo cioccolatino traboccante di, altrettanto, squisito burro d'arachidi "Certo che sì! Grazie!" stridai gioiosa agguantando una confezione e speditamente ne divorai uno.
"Ti proporrai alle elezioni?" bisbigliò, d'un tratto timorosamente, posteriormente a svariati minuti di silenziosità "Propormi? Elezioni? Quali elezioni?" "L-e elezioni per il nuovo presidente del giornalino. Ti candiderai?" ero intontita "Ma non è stato mai eletto un presidente, prima dell'arrivo di Amanda. Non è stata lei stessa a incaricarsi come presidente? Io non compartecipo da alcuni anni...forse ho udito chiarimenti errati." precisai all'istante ma lei scosse il capo "No,no...le voci che hai sentito ero più che esatte. Ti spiego meglio: tu sei stata espulsa dal giornalino ed io sono stata arruolata quattro mesi dopo. E sai il motivo? Perché Amanda ha lussato il polso ad Adeline, la mia compagna di stanza. E-" "Lei cosa?! Le ha lussato un polso?! Per quale motivo?" "Adeline aveva il mio medesimo compito, si occupava delle copertine. Ed una volta si era rifiutata di editare una copertina che aveva come protagonista Amanda e beh... tu la conosci perfettamente." "Non ci posso credere." mormorai sconcertata dallo squilibrio di quella ragazzina viziata "Fu proprio Amanda a chiedermi di partecipare. Adeline mi mise in guardia, su chi fosse realmente. Ma Amanda è molto persuasiva e non nego che tutti quei suoi complimenti non fossero di mio gradimento. Perciò accettai e di poi, capii realmente chi fosse." "Una strega." abbaiai stringendo le mani in due pugni "Ho visto tutta la sua ascesa e di come si impossessò di tutto, solo perché fosse la figlia Heyden Collins, compreso il titolo di presidentessa. Tra l'altro mai esistito." "E le elezioni? È stata lei a reclamarle?" "Certo che no! Siamo stati noi della rappresentanza a pretenderle. Tutti dovevano avere la possibilità di diventare presidenti del giornalino. Mentre invece, eccoci ancora qua." sospirare rattristata "Nessuno si è mai proposto?" "No, anzi i primi due anni eravamo mossi da senso di competitività. In molti si erano proposti! Ma nessuno può competere con lei."
Amanda Collins non cessava mai di sorprendermi. Tutte le informazioni enunciata da Camilla non le avevo mai ascoltate, presumibilmente li aveva costretti a non dire nulla così da tutelare la sua apparenza dinanzi al professor. Reyes e alla professoressa Bailey.
"Perché non avete fatto un reclamo ai professori, coordinatori del corso?" "Perché Heyden Collins finanzia abbondanti lavori qui a scuola e sarebbe già, in partenza, una guerra persa con il preside. Questo è quello che mi ha riferito il professor. Reyes." illustrò per poi puntare i suoi ombrosi occhi nei miei "Ed è per questo che ti ho chiesto delle elezioni e se ti saresti candidata. N-oi... ovvero io e gli altri ragazzi pensiamo che tu sia l'unica in grado di batterla e cacciarla, una volta per tutte, dal nostro corso." "Ecco perché mi hai chiesto di aiutarti!" "S-ì...ma non fraintendere le nostre azioni, ti prego! Noi ti ammiriamo! Abbiamo inteso, sin da dal tuo ritorno, le tue doti e ci è dispiaciuto molto quando siamo venuti a conoscenza di quello che ti ha fatto. È stata spregevole! Ma non solo con te, con tutti! Dobbiamo farci giustizia, siamo stufi di lei! Ma per fare tutto ciò, abbiamo bisogno di te, Holly." "Ma perché io?" calai lo sguardo sulla mia gonnellina nera. Acciuffai il morbido tessuto tra le dita traballanti e lo strinsi.
Io non volevo batterla in delle elezioni, o meglio ancora non volevo neanche provarlo a fare. Aveva fin troppo deturpato la mia vita, mi abominava fin troppo e non reclamavo altro accanimento
"Abbiamo visto come hai avuto il coraggio di controbatterla e poi...ti sei rimessa in gioco con un'immensa temerarietà. Tu non hai paura di lei, Holly. Nonostante tutto quello che ti ha fatto!" mi regalò uno smisurato sorriso. Non mi reincontravo nei suoi vocaboli. Io temevo quella ragazzina smilza, perché conoscevo la sua perfidia e quanto essa fosse insopportabile "Io ho paura di lei. Specialmente a seguito dell'inferno che mi ha fatto passare per mesi e mesi." la informai elevandomi dalla seduta per poi gettare nella pattumiera l'involucro del dolcetto "E proprio per questo che non sfiderò, mai e poi mai, quella ragazzina. Non mi scaverò la fossa con le mie stesse mani." dichiarai fermamente. Camilla indugiò per alcuni istanti prima di sollevarsi, anche lei dalla poltroncina cobalto, resettò i suoi oggetti nella borsa a tracolla e concludendo, mi guardò con ancora il sorriso impresso sulle labbra "Accolgo la tua scelta, Holly, non posso di certo forzarti. Ma promettimi che ci rifletterai, c'è ancora del tempo. Secondo me, sarebbe un'eccellente rivalsa!"
Successivamente alla sua ultima sentenza abbandonammo l'aula informatica e ci avviammo in direzione dei nostri dormitori. Era pomeriggio inoltrato ma essendo Febbraio sembrava essere tarda serata, il cielo era contraddistinto, anche allora, da dei cinerei nuvoloni che però non scaraventarono un impetuoso acquazzone. Indice che l'irrefrenabile nubifragio dei giorni precedenti stava, finalmente, abbandonando Boston. Anche se non piovesse i giardini della scuola erano desolati, tutti gli studenti si trovavano nei loro camere oppure nella sala comune per distrarsi con i propri compagni. Io e Camilla eravamo le uniche figure vaganti, ristrette nelle nostre giacche mentre parlottavamo di dissomiglianti argomenti.
Dapprima mi chiese da dove venissi e dopo averle riferito la mia città natale, mi disse di provenire da Brockton, capoluogo della contea di Plymouth, nel Massachusetts. Non molto spostato da lì. In più le domandai se avrebbe aderito all'escursione fuori porta, di un giorno, alla baia di Cape Cod , ma garbatamente mi ricordò di essere più grande di me e quella gita fosse solo per quelli della mia età. Una volta sopraggiunti al mio dormitorio mi ribadì delle votazioni e si raccomandò di meditarci su.
Sicuramente ci avrei speso riflessioni su riflessioni, dal momento che fosse un'eccezionale rivalsa, come per l'appunto aveva ribadito Camilla, ebbene il timore per Amanda era ancora fervente e dunque nutrii dei seri dubbi sull'approvazione da parte mia.
Posteriormente a un brioso saluto e di averle augurato una buona serata, rincasai sbrigativamente nella calda stanzetta cosicché da non ri-raffreddarmi. Finalmente incominciai a percepire il mio organismo riprendersi totalmente dalla spiacevole influenza e il merito era di Kristoffer e dei medicinali, che ancora dovevo somministrare per altri tre giorni. Difatti mi sfilai la giacca, scaraventandola in qualche angola della stanza, per poi preparare la pastiglia, congiuntamente ad bicchierone di acqua, e un pasto visto che la medicina andasse somministrata antecedentemente. Come cena scelsi di prepararmi del semplicione ramen istantaneo, acquisito mesi fa in un negozio asiatico al centro della città, anche perché non avevo l'intenzione di recarmi in mensa da sola senza Charlotte.
La biondina mi aveva abbandonato per trascorrere una serata sdolcinata al cinema, con Colton, perciò per farsi perdonare mi promise che mi avrebbe riportato un secchiello stracolmo di popcorns, con doppia porzione di burro, e un hot dog. Ovviamente non potevo rimanere con lo stomaco brontolone per tutto quel tempo, pertanto temporeggiai il suo arrivo ingurgitando il mio ramen mentre lessi Moby Dick, un romanzo di Herman Melville.
Non seppi quanto tempo trascorse, il cielo si era interamente tinto di scuro ed era spolverizzato da qualche stelle, segno che il giorno successivo sarebbe stata una giornata aprica. Tutto era silenzioso, sia il corridoio che il cortile, l'esclusivo disturbatore era il mio iphone perennemente lampeggiante a causa dei nutriti messaggi di Kristoffer. Precedentemente ne lessi uno nel quale mi implorava di rispondere almeno con un messaggio dove gli dicessi che stessi bene. Eppure non lo feci. Il turbamento nutrito per lui, in quel momento, era esorbitante; pertanto decisi che gli avrei risposto l'indomani avvalendomi di qualche architettata scappatoia.
Volsi pagina, sedotta dalle vicissitudine del romanzo, risucchiando tra le labbra l'ultimo boccone di noodles quando tre tonfi risoluti trafissero il legno della porta. Rivolsi lo sguardo alla sveglia digitale notando che fossero le sei e mezza, ergo non fosse Charlotte con le mie prelibate vettovaglia. Tediata slittai giù dal letto, assestando il gilet a maglione, caratterizzato da dei rombi beige e neri, indossato quella mattina, di sopra ad una polo bianca con le maniche corte, accostato alla gonnellina a pieghe. Non avevo idea di chi potesse essere, presumibilmente qualche compagna di dormitorio alla ricerca disperata di annotazioni scolastiche,di medicinali o anche di Tampax. Invece quando spalancai la porta ad attendermi non ci fu una studentessa abbisognante di un Tampax bensì la sola persona che stavo trascurando con villania.
"K-ris." bisbigliai scombussolata esaminando il suo volto immusonito, parecchio immusonito. Lui non mi diede risposta, mi spintonò con la mano all'interno della stanza, cosicché potesse addentrandosi e poi con un colpo energico di mano chiuse la porta, determinando un frastornante tonfo, indubitabilmente avvertito anche dalle cuoche della mensa impegnate con la preparazione della cena, che mi fece traballare come le pareti della mia stanzetta. Kristoffer avanzò, con gli occhi immobili su di me, come fosse un felino durante la cacciagione. Un meraviglioso felino autoritario vestito con un jeans nero, ben modellante, accostato ad maglione con il collo alto, anch'esso della medesima tonalità dei pantaloni, lievemente più grande rispetto alla sua corporatura snella. Esaminando la sua magnificenza, e in particolare la sua chioma riccioluta cadente attorno al suo volto mascolino, rammentai la motivazione per cui il mio corpo reagisse in quel modo così impudico.
Si fermò, appartato da me, restò lì fermo a guardarmi, senza emettere un vocabolo. Non capii se stesse attendendo delle mie delucidazione o solamente stava tentando di sottostarmi con uno stolto silenzio. E ci stava perfettamente riuscendo. Difatti cominciai ad avvertire una lieve oscillazione delle dita delle mani. Lo avevo, palesemente, imbestialito e si poteva perfettamente constatare dalla mandibola contratta e le mani argentee chiuse in un due pugni.
"Quali sono le tue intenzioni, Holly?" parlò d'improvviso rocamente, senza espressività, producendo in me maggiore agitazione.
Non le conoscevo neppure io le mie finalità, avevo pianificato solo di ignorarlo finché non si fosse dimenticato dell'accaduto. Mentre invece, lui guastò il programma irrompendo nella mia stanza, più innervosito che mai "B-eh...stavo leggendo! Poi, a seguito di una doccia, sarei andata a dormire. T-u? Cosa farai questa sera? Una passeggiata al centro di Boston?" "Holly." "Già hai ragione, le temperature sono ancora rigide! Meglio stare al caldo, in casa, ognuno nella propria dimora." "Holly, mi stai facendo incazzare di più. Pensi che sia divertente tutto ciò? Rispondi, ora." la vena sul suo collo si gonfiò mentre il timbro di voce divenne più aspro, sarebbe stato infattibile illustrargli la questione "No,Kristoffer." ammisi chinando la testa "Invece per te lo è, Holly. A te compiace vedermi ossequiente. Ma sono esausto da questo tuo comportamento da ragazzina intempestiva." "Non faccio la ragazzina!" replicai altrettanto aspramente "E come appelli questo tuo comportamento? Eh?! Non è un atteggiamento immaturo dileguarsi in quel modo? Scomparire inaspettatamente e senza degnarmi di risposta, dopo tutto quello che ho fatto per te, nei giorni scorsi!" "Anche tu, te ne vai costantemente! E poi era il minimo che tu facessi quelle cose, è colpa tua se mi sono ritrovata in quello stato! Tua e del tuo attacco d'ira per un'insulsa foto!"
Avrei voluto tanto staccarmi quella lingua tagliente e gettarla nell'apposita pattumiera ma ormai l'ingiuria fu proferita. Kristoffer, pur avendo conservato la sua autorevolezza, si crucciò impercettibilmente, spezzandomi letteralmente il cuore.
Avevo esagerato. Smoderatamente.
"Hai appena accertato le mie asserzioni, Holly. Non sei in grado nemmeno di prenderti le tue colpe, per quanto sei immatura. Favorisci affibbiare a me, la tua scorrettezza. Ma agisci pure come meglio credi. Sappi solo che da me non otterrai più niente di simile. Tu non ti meriti nulla di tutto ciò." ogni singolo vocabolo fuoriuscito con spietatezza dalla sua bocca, mi squarciarono il cuore, come se fossero degli acuminati artigli. Sicuramente il mio atteggiamento fu da cafoni e posteriormente alle sue apprensioni, non si meritava tale portamento. Ciò nonostante esagerò, troppa perfidia risiedeva nelle sue parole.
Kristoffer si voltò orientato ad uscire dalla mia stanza e abbandonarmi lì, con un ingombrante nodo alla gola e avvilita da una situazione plasmata, inconsapevolmente, da me stessa. Prontamente gli acciuffai il polso ma lui infastidito si liberò "Ti prego, non fare così!" mugugnai avvinghiandomi totalmente al suo braccio "Ti prego, ti prego. Non mi piace quando sei così." anche se stessi adoperando tutta la forza a mia disposizione, Kristoffer fu capace di respingermi disgustato da quel contatto, addolorandomi in maggior misura. Nemmeno mi guardò per assicurarsi di non avermi lesa con quello spintone "Non devo adeguare il mio comportamento ad una ragazzina capricciosa, dal momento che sei la prima a non adeguarti." "Smettila di parlarmi così! Non è piacevole!" strillai tentando di acciuffargli la mano "Quello che invece fai tu, Holly, è piacevole? Hai preteso che ti ri-portassi al dormitorio, d'improvviso, e poi sei svanita nel nulla. Senza una spiegazione apparente!" ringhiò instaurando altra distanza tra i nostri corpi "C'è una mot-ivazione!" bisbigliai chinando lo sguardo su i miei piedi, riparati in dei calzini bianchi.
Precedentemente non fui in grado di delucidargli la circostanza, perché temessi una possibile derisione mentre invece in quell'istante temetti una sfuriata, anziché una irrisione. Ciononostante Kristoffer risolse il mio delirio coerente esordendo "Non mi interessa più niente, Holly. Me ne ritorno a casa, sono disgustato dal tuo modo di agire." eppure la sua conclusione non mi rasserenerò, anzi peggiorarono la mia afflizione poiché sapessi perfettamente cosa intendesse con quella locuzione.
Nuovamente si voltò per andarsene ma un'altra volta fu bloccato dalle mie oscillanti dita che cinsero le sue, morbide e calde "Mi dispiace per quello che ho dichiarato poco fa, non v-olevo d-irlo...mi sono sentita alle strette ed ho reagito in quel modo." confessai continuando a guardarmi i piedi "Mentre per quanto riguardo la mia fuga repentina...i-o...i-o...-" Kristoffer si volse appena "La motivazione è quel bacio, vero? Puoi confessarlo tranquillamente, so di essere uscito dai limiti, Holly. Sono mortificato per il mio comportamento, non accadrà pi-" "No!No! No,no,no!" gridai frenando la sua ciarla "Consentimi di chiarifi-" "Ho già inteso, Holly. Mi sono spinto oltre senza tenere conto della realtà. Comunque come ho già ribadito,poco fa,non accadrà-" "PUOI LASCIARMI PARLARE?!" strepitai esasperata picchiando il piede a terra. Kristoffer, turbato, schiuse le labbra per articolare una reiterazione ma in seguito ad una mia occhiataccia idrofoba, rimase in silenzio. Mi guardò solamente.
"Quello che voglio dirti non concorda al tuo discorso. O meglio, in parte sì. Pur tuttavia, prima di chiarificare la movente del mio atteggiamento, voglio quietarti. Non sono scappata perché fossi turbata dal "tuo esserti spinto oltre'', anzi non mi disgusta affatto quando ti lasci andare,cedendo il tuo consuetudinario portamento rigoroso." mugugnai calando gli occhi, imbarazzata "Se non ti dispiace, allora perché sei scappata e mi hai ignorato?" inquisì particolarmente incuriosito.
Sopraggiunse il momento di riferirgli quell'intimo dettaglio, fonte dell'anteriore controversia. Non ero del tutto sicura eppure inspirai intensamente per poi aprire bocca "So per certo che per te, sarà una spiritosaggine, quello che sto per dirti. Perché nessuna donna avrebbe mai reagito come ho fatto io, Kristoffer. Specialmente se si trovasse in quel tipo di circostanza,con te." gorgogliai avvertendo ancora quell'inspiegabile trepidazione, sempre pronta a palesarsi talvolta parlassi, o pensassi, di Kristoffer in compagnia di una donna "Holly, perdonami, non sto-" "Shh...fai silenzio e ascoltami! Non è semplice da esprimere. È una questione delicata e...i-ntima. Indubbiamente l'avrei collaudata con Caitlin...q-uasi certamente sarà l'unica in grado di f-arti stare bene" pensai che nominando la sua diletta Caitlin capisse, invece mi stava ancora studiando con gli occhi, attendendo la continuazione della mia orazione "N-on h-ai capito..." "Francamente? No, Holly, non sto capendo quello che stai cercando di dirmi." ammise sorridendo lievemente mentre si arrotolò il maglione, ambo le braccia, fino ai gomiti rivelando le sue braccia talmente lattee da far vedere, precisamente, le vene bluastre "Oh dannazione! Kristoffer, mentre ci stavamo b-aciando...i-o...i-o..." "Te ne sei andata e me ne sono accorto, Holly. Ma quello che voglio capire è il motivo per cui-" "Kristoffer, mi sono ec-citata!" ammisi in un muggito fulmineo.
Successivamente alla mia intima confessione discese un prolisso lasso di tempo silenzioso, in cui Kristoffer rimase per tutto il periodo, impietrito, come se si fosse imbattuto nei gialli occhi del Basilisco riflessi su di uno specchio. Invece io, nel frattempo, fui subissata dai rincrescimenti e un acuto senso di imbarazzo. Mi pentii istantaneamente di avergli rivelato tale privatezza anziché avergli rifilato una menomata scusante illusoria.
"Kristoffer, ascolta, so che sei adirato con me e lo accetto! Voglio solo che tu sappia che sono desolata, non era mia intenzione oltraggiarti con questa nauseabonda umiliazione. Mi dispiace tanto, Kristoffer! Oh dannazione...mi s-ento così in colpa e-e nause-ata da me stessa." compressi le unghie nei palmi delle mani umidicce, arginando con la forza il pianto nervoso.
"Perché mai dovrei essere adirato, Holly?" la rassicurante voce di Kristoffer riecheggiò nella stanzetta caotica. Non diedi risposta a quella domanda poiché non appena lo guardai con gli occhi inumiditi, riprese parola "Non è un oltraggio,Holly, e non devi né sentirti in colpa né essere disgustata da te stessa. L'eccitazione è una reazione involontaria, specialmente durante quelle vicissitudini, dunque non devi infliggerti una disumana pena." mi sorrise teneramente "T-u non sei arra-bbiato?" chiesi, confusa dal suo discorso "No, Holly. Non mi hai ingiuriato, sta' tranquilla." "D-avvero?" bisbigliai accostandomi a lui, strisciando i piedi sul pavimento. Atto che lo irritò, difatti chiuse per qualche secondo gli occhi reprimendo, presumibilmente, il bisogno di uccidermi "Non sono arrabbiato per quello che mi hai detto, bensì per il tuo scorretto comportamento. Di conseguenza se non vuoi aggravare la tua situazione, per poi rischiare di ritrovarti dentro una fossa, solleva quei dannati piedi dal pavimento." bofonchiò dischiudendo le palpebre soltanto quando adagiai su i suoi pettorali tonici ambedue i palmi delle mani, cosicché da avere un solido supporto nel mentre mi innalzassi sulle punte dei piedi. Le nostre cocenti bocche si lambirono propense a sbocciare, in modo da fondersi assieme in quell'ordinario bacio languido, mentre invece Kristoffer, compassato come non mai, si discostò, sospirando forzato il mio nome "Holly,Holly,Holly." come se volesse ammonirmi di stare buona però parve come ammonizione per se stesso, per la propensione istintiva del suo stesso corpo. Scompigliandosi i ricci nervosamente si andò a sedere sulla bordatura del letto "Cosa?" bisbigliai ravvicinandomi a lui. Mi collocai tra le sue gambe divaricate, catturando poi le sue mani e posandole su i miei fianchi.
Al loro posto, sul mio corpo.
Niente e nessuno avrebbe frantumato un nostro momento, in modo particolare le preoccupazioni di Kristoffer riguardanti la mia fanciulla età. A nessuno dei due ripugnavano le nostre effusioni, da come dedussi, e pertanto non vi era nulla di scorretto. O per meglio dire nulla di scorretto per noi, non per la rimanenza della società. Ciononostante elusi tutte le mie riflessioni perbeniste comprimendo le labbra contro quelle serrate di Kristoffer, strabiliandolo. Di fatto disgiunse, dopo qualche momento, le nostre bocche rovesciando a tergo la testa, serrando gli occhi "Holly, ti prego, no." grugnì forzato, frenando chiaramente qualcosa di ignoto dentro di sé. Avrei dovuto ubbidire alle sue parole, sedermi al suo fianco, incominciare una sciocca chiacchierata per poi salutarlo, come ogni volta, senza favoreggiare le mie sensazioni. Ma non fu così, quel giorno mi abbandonai alle mie impulsività, anche se ignominiosamente sconce, fregandomene delle possibili ripercussioni.
"Tu mi hai detto che devo prendere più spesso l'iniziativa e se voglio baciarti, devo farlo. Ho appreso il precetto, signor. Hagen." bisbigliai dolcemente sul suo volto rigido, accentuando il tono di voce su i due terminali vocaboli, in quanto avessi propriamente compreso quanto lo elettrizzasse essere denominato in quel modo. I muscoli delle sue spalle si contrassero sotto le mie dita mentre il respiro gli si fermò quando accostai le labbra sulla pelle candida del collo. Al primo momento non seppi come agire, non avendo la benché minima dimestichezza, poi rimembrai come si fosse comportato lui con me, durante i nostri entusiasmanti baci, pertanto susseguii le sue movenze percorrendo con le labbra la porzione di pelle. Istantaneamente il suo contraddistinto odore usurpò le mie narici, mandandomi in estasi anche la più microscopica particella, e acutizzando un'insolita avidità nei confronti del suo scultoreo corpo massiccio. Un'avidità a cui non seppi oppormi, che mi indusse a blandire delicatamente con la lingua la zona al di sotto del suo orecchio, gustandomi appieno la squisitezza della sua pelle.
Kristoffer sembrò gradirle quelle movenze, di fatti piegò appena appena la nuca autorizzandomi a proseguire. Eppure la sua sudditanza perdurò un'altra manciata di attimi, poiché quando risucchiai un lembo di pelle tra le labbra, Kristoffer si ridestò dallo stato di trance. D'improvviso abbrancò i miei capelli, raccolti in una coda, strattonandoli retrostante, costringendomi a immobilizzarmi dinanzi a lui. Mugolai vergognosamente infervorata, per lo strattone alquanto stuzzichevole, originandogli maggiore tensione.
"Devi smetterla, Holly." grugnì con la mascella irrigidita e il fiato spasmodico "Perché! Sto facendo quello che mi hai detto tu." frignai contorcendomi al di sotto della sua irremovibile morsa, che divenne ancora più salda "Rammento cos'ho affermato,Holly. Ma rammento anche un'altra cosa: hai sedici anni." sibilò deglutendo, spingendo così il pomo d'Adamo prima verso il basso e poi in alto "E quindi? Qual è il problema?" "Il problema è lampante,Holly! Ho ventitré anni e tu sedici! Non dovrei nemmeno discutere di queste argomentazioni con te e non dovrei nemmeno-" "E perché mai! Io mi fido di te,Kristoffer." bisbigliai spingendomi verso di lui "No,no...Cristo, Holly, non puoi dichiarare queste asserzioni. Non puoi concederti a me!" "Sì, invece! Perché non dovrei?" "Perché ne vorrò sempre di più! E arriverò al punto che vorrò tutto di te. Il tuo corpo,il tuo cuore, la tua anima. Tutto, Holly. Ragion per cui non posso consentirtelo."
Nuovamente mi concesse un ultimatum sperando mi fermassi, specie posteriormente alle sue ultime parole. Contrariamente fu proprio questo che mi incoraggiò a trasportare le mani inferiormente alla gonna, acciuffare tra le dita oscillanti il mio intimo e spintonandolo verso il basso. L'indumento rosetto cadde sul pavimento, ai miei piedi, esponendo alle sue pupille dilatate, un alone originato dai miei umori. Kristoffer arginò un grugnito stuzzicato, in gola,mentre io ri-collocai entrambe le mani sulle sue cosce, arcuandomi. La mia intimità irrorata, in quella posizione, venne sferzata da una folata di aria fredda che incomprensibilmente mi piacque, a tal punto da farmi gemere vergognosamente sulla sua bocca schiusa.
"Ti lascerò impadronirti di tutto, Kristoffer, perché mi fido di te. E continuerò a farlo." compressi la bocca sulla sua e questa volta contraccambio il bacio, intrufolandosi con la lingua nella mia bocca. Pur tuttavia quella sera bramavo molto di più, difatti catturai la sua mano per porla sulla mia coscia, velata di brividi a causa del delizioso contatto. Kristoffer si lasciò andare, incominciando a vezzeggiarmi utilizzando soltanto la punta delle dita affusolate e ardenti. Mi lambì in ogni dove, sul ginocchio, nell'interno coscia, suscitandomi un sussulto per lo sconcerto, il retro della coscia e poi, quando stette per raggiungere il mio gluteo sinistro; si interruppe. Separò le nostre labbra tumide, tamburellò i polpastrelli inferiormente alla natica per poi, inaspettatamente, rivoltarmi. Facendomi collocare sulle sue gambe, con la schiena pressata contro il suo addome e le gambe vergognosamente allargate.
"Stai giocando con il fuoco, Holly, e sai cosa può accaderti,vero?" il suo fiato arroventato mi blandì l'orecchio, amplificandomi la frenesia, invero acconsentii speditamente con il capo e dimenai il bacino esortandolo a incominciare "Rispondimi a voce, Holly.E sta' ferma." ordinò rigoroso affondando le dita della mano sinistra nella soffice carne della mia coscia, arrestando ogni mia prevedibile mossa. Frignai estenuata per poi ubbidirgli "Sì, so cosa può accadermi e lo voglio. Perciò ti prego, ti prego, fa' qualcosa! Non ce la faccio più!" "Mi stai sbalordendo, oggi, Holly. Sei così remissiva a me, da giungere al punto di pregarmi umilmente." Kristoffer non perse tempo a punzecchiarmi anche in quella situazione e lo fece solo per crogiolarsi, godurioso come non mai, nell'adocchiarmi ad attorcigliarmi disperatamente su di lui, in cerca delle sue attenzioni. Questo avrebbe dovuto oltraggiarmi a tal punto di esortarmi ad alzarmi e dimostrargli quanto non fossi così assoggettata a lui bensì abbrancai vacillante il polso della sua mano sinistra, ancora giacente sulla mia coscia, e lo stimolai a muoversi, in direzione delle mie madide e pulsanti carni, con delle lievi pressioni "Holly, non ho accolto le tue implorazioni. Quindi: sta' ferma!" ri-inchiodò nuovamente le dita nella mia pelle arrecandomi un incantevole dolore che mi infiammò di più. Se avesse continuato di quel passo, la mia coscia si sarebbe cosparsa di diafani lividi eppure non mi interessò, desideravo unicamente placare quel l'incendio divampato nel mio ventre avvalendomi di tutte quelle piacenti percezioni.
"Per favore,Kristoffer." il mio bacino, inconsciamente, accennò delle fioche oscillazione, medesime a quelle compiute sulla gamba di Kristoffer, giorni scorsi, per tentare di mitigare quel fervore mediante l'aria, inutilmente. Avevo la disperata necessità che facesse qualcosa difatti rovesciai la testa sulla spalla per poterlo guardare dritto negli occhi e implorarlo con occhi arrendevoli, ridondanti di lacrime "Non guardarmi così." "Per favore." frignai al limite della sopportazione "È insopportabile, non ce la f-accio più! Per favore, Kristoffer." la sua risolutezza vacillò, lo capii dal suo sospiro avvilito, ebbene permase nella stabile posizione. O così pensai inizialmente, prima che la sua mano, dalla coscia, si discostò inaspettatamente per raggiungere la mia intimità. Inglobandosi tra le dita, le mie pieghe turgide.
Gemetti inebriata, sigillando d'istinto le cosce tra di loro "Aprile,Holly." mi ordinò in un sussurrio ed io, come un automa, lo assecondai, concedendogli tutta me stessa. Le sue dita abili si fecero spazio tra le mie pieghe, blandendole dolcemente come se fossero i delicati petali di una rosa, per sopraggiungere al nocciolo nodale, del mio bocciolo, e pungolarlo con delle tenui pressature e movenze circolari, che mi mandarono in tilt complessivo. A tal punto da non comprendere più in quali zone si spostassero le sue dita e nemmeno cosa mi parlottasse nell'orecchio, per quanto fossi smarrita in quelle sensazioni così eccelse, da farmi traballare le gambe e attorcigliare il ventre.
Non capivo più nulla, tutto nella mia testa era annebbiato. Non avevo più padronanza nel mio corpo, mi lasciavo solamente modellare delle sue dita competenti e confortanti.
Mi sentivo sciogliermi, come se fossi un cubetto di burro su dei pancakes cocenti.
Le sue dita corsero giù, in direzione del pistillo del mio inesplorato fiore, introducendosi al suo interno. Il fiato mi mancò mentre le membra, impulsivamente, si restrinsero attorno al suo dito, rilevando un qualcosa di estraneo e questo mi arrecò una sopportabile dolenza.
"Rilassati,Holly." mi acciuffò il collo costringendomi a guardarlo, in quegli occhi ombrosi ma così rasserenanti, mentre ri-cominciò a vezzeggiarmi sia internamente che esternamente.
Se non fosse stato per la sua mano pressata attorno al mio collo, quasi certamente mi sarei sollevata da terra fino a raggiungere il cielo stellato, laddove sarei esplosa come dei fuochi d'artificio durante un estivo spettacolo pirotecnico. Pur tuttavia esplosi similmente, anche se mi trovassi nella mia cameretta. Scoppiai in un prolisso e vigoroso orgasmo, talmente potente da farmi attorcigliare e strepitare per il piacere.
E proprio come il termine di uno spettacolo pirotecnico prevalse il silenzio nella mia stanzetta. Si poteva avvertire solamente il bisbiglio dei nostri respiri e il ronzio meccanico del mio frigobar. Restammo in quella posizione finché Kristoffer elevandosi, sollevò anche me, per poi adagiarmi, con la sua consuetudinaria delicatezza, sul mio letto. Mi elargì un affettuoso sorriso prima di sgombrare il letto dalle mille cianfrusaglie e chiudersi in bagno.
Chiaramente nel frattempo si trovasse in bagno ne approfittai per sgambettare e sorridere gaiamente per il magnifico accaduto senza dare spazio a quei obbrobriosi pensieri coscienziosi, promettendomi che ci avrei riverberato l'indomani.
Quando Kristoffer uscì dal bagno le mie palpebre erano propizie nell'otturarsi, invero lo guardai a stento schiudere il cassettone del mio armadio, afferrare un paio di slip e ricomparire a lato a me "È normale avere sonno? Dopo..." gli bisbigliai sonnolenta. I suoi occhi luccicanti si agganciarono ai miei intanto che mi infilasse l'indumento al di sotto della gonna. Quel gesto mi scaldò il cuore poiché nonostante si fosse da poco ultimato un nostro momento inconsueto, lui mi portò rispetto.
"Sì.- ridacchiò impercettibilmente- È normale. Pertanto devi riposare, fyrstikk." "Puoi restare qui, finché non mi addormento?" sospirò "Per favore!" uggiolai scivolando più in là per lasciargli dello spazio "Sei una mocciosa viziata, Holly. Solo per questa volta, non chiedermelo più." decretò sdraiandosi al mio fianco.
"Kris?" "Dormi." "Kris, mi abbracci?" sospirò nuovamente ma poi si volse stringendomi contro il suo torso "Non succederà più, intesi?" brontolò contro la mia fronte "Dici sempre così eppure fai sempre quel che ti dico." ridacchiai contro il suo collo. Kristoffer tentò di controbattere ma molto probabilmente si rese conto che avessi ragione. Difatti farfugliò un "Dormi, mocciosa impertinente." mentre mi strinse più forte.

Salut, splendides créatures!
Come avrete perfettamente notato, in questo capitolo vi è stata una, delle tante, scene erotiche tra i due personaggi.
A tal proposito vorrei ribadire una comunicazione (già presente nella prefazione del libro, nel capitolo 'THE BOXER' ): questo libro conterrà spesso scene erotiche tra due personaggi, aventi una significativa differenza di età, perciò se questo fattore non dovesse essere di vostro gradimento, vi suggerisco di non proseguire la lettura.
Detto ciò, vi auguro una buona serata!

À bientôt!
Bisou, bisou! 
10/16

The BoxerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora