VI

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Capitolo sei

Capitolo sei

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Scovare un'altra appetibile notizia e consegnare l'interessante pugile assieme alla sua notorietà al mio dimenticatoio,gremito di abbondanti definizioni scientifiche stilate sui tremendi libri di Biologia e Chimica,era un eccellente schema da attuare.Eppure ancora una volta sgusciai di soppiatto dalla BCHS,totalmente impazzita, per raggiungere il pugile buzzurro,e quel locale abietto,costantemente fidente nel riuscire a cooperare con lui.Non possedevo più la supremazia su i miei modi di agire,tutto era dominato dalla illogicità e l'avidità di rivincita verso quella infingarda viziata.
Marciai celermente sul marciapiede cinereo e inumidito dallo scroscio che debuttò allorquando ero affaccendata ad oltrepassare,difficoltosamente,quella muraglia di delimitazione smodatamente massiccio,infradiciandomi interamente la mia salopette in jeans rosa e il mio soffice maglione latteo. Nonostante il fatto che assomigliassi al mio gatto a seguito del bagnetto,la mia caparbietà non demorse. Giustappunto sorpassai il muro e mi avviai in direzione del The Punch, sotto la pioggia,come una squilibrata.
Mi strinsi nel mio maglione bagnaticcio vigilando minuziosamente ogni movenza inaspettata attorno a me,non appena giunsi all'ingresso del The Punch.Ogni cosa era rimasta immutabile.Il basamento del mastodontico edificio, in mattoni carmini,era stipato da una nutrita folla e di molteplici macchine dispendiose,posteggiate ordinatamente sul ciglio della strada. Altresì l'odore ripugnante e il frastuono,erano intendici alla sera in cui per la prima volta mi addentrai in quel posto,in compagnia di Charlotte e Colton.
Intimidita strisciai,fra i corpi maturi e il nembo di fumo,sforzandomi di emulare lo stesso cammino eseguito quella sera,evitando di smarrirmi nei meandri di quel locale vergognoso,frequentato da persone altrettanto vergognose e depravate.Sospirai rasserenata non appena mi aggrappai alla platea cementata,prospettata sull'esteso foro occupato dal ring,racchiuso nell'usuale gabbia in ferro.
I plurimi spettatori,nuovamente,si dimenavano entusiasmati e invaghiti da un altro selvatico e facinoroso combattimento come se fosse un cortometraggio,grandemente desiderato dagli uditori più pervicaci.Trascurai con ripugnanza quella folla turpe per comprimere la concentrazione su quei due individui imbestialiti ed incontrollati,sequestrati all'interno della gabbia.
Avevo adocchiato soltanto due volte la fisionomia di quel pugile bifolco adunque la sua esteriorità era marchiato scarsamente nella mia mente.Ciononostante intesi immediatamente che neanche uno,dei due,fosse il pugile auspicato da me bensì due ignoti tediosi ed impopolari.Calai la testa rattristita realizzando di aver consumato una serata di studi per raggiungere quel pugile,rischiando di procurarmi delle insufficienze o in maniera peggiore, un'espulsione. Per di più avvertivo,fin d'allora,le sberleffe immonde di Amanda per aver,ancora una volta,fallito e l'espressione amareggiata del professor.Reyes e la professoressa Bailey.Due deliziosi professori,affiliati del Consiglio del giornalino scolastico ,i quali furono,costantemente, i sostenitori dei miei articoli singolari e del mio talento nella scrittura.
Sfregai le accalorate mani sugli occhi umettati,esiliando così ciascun inquietudine ed elucubrare un'altra pianificazione per riuscire ad imbattermi in quel pugile atipico.Imbattersi con lui era alquanto irrealizzabile proprio come imbattersi in un Centauro.Dopotutto possedevano delle peculiarità invariabili,come: l'essere un pochino pericolosi,misteriosi e tronfi.
Camminare con la testa inabissata fra i plurimi riverberi non era un beneficio per la mia persona goffa,giustappunto mi scontrai,violentemente,contro una corporatura tarchiata ed adulta,procreando il consuetudinario danno "Sta' più attenta,ragazzina!" bofonchiò con asprezza voltandosi maldestramente nella mia direzione,rivelando un uomo corpacciuto,indubbiamente frastornato dall'alcool,agghindato con degli abiti e gioielli onerosi.Slittai gli occhi sulla sua camicia raggrinzita,avvedendo la gigantesca chiazza "M-i dispiace per aver-le macchiato la c-amicia s-ignore. Qui dentro la l-uce è fioca e-e non ho notato la s-ua presenza. S-ono desolata." farfugliai imbarazzata serrando,nervosamente,le dita vacillati attorno alla stoffa della mia salopette "Guarda cos'hai combinato!Questa camicia è distrutta!" sbraitò barcollando indicando la camicia annientata dalla mia disgraziata goffaggine "M-i dispiace,signore!N-on e-ra mia intenzione!" "Oh sta' zitta!Sei solamente una stupida ragazzina!" "P-otremmo trovare una s-oluzione. Potremmo chiedere una sp-ugna e del sapo-one al personale." farfugliai vigilando l'ambiente attorno a noi,cercando, urgentemente l'aiuto di un'eventuale persona di servizio,timorosa che l'uomo potesse chiedere un rimborso in denaro per quella camicia,chiaramente,dispendiosa.
"Oh,certo che troveremo una soluzione al tuo danno." "L-ei vede una persona di servizio.C-i potrebbe aiutare." "Non ci servirà nessun cameriere." annunciò conducendo i suoi occhi affaticati sulle mie gambe scoperte "Abbiamo già la soluzione." sussurrò lascivamente spingendosi fiaccamente verso il mio corpo scosso dal repentino movimento "D-evo andare.Mi sc-usi" barbugliai distanziandomi da quell'uomo,voltandomi e riprendendo il cammino in quell'agglomerato di persone "Oh no,no.Dove pensi di andare insulsa ragazzina!" la sua mano tozza agguantò con brutalità la mia chioma vermiglia,incitando,brutalmente,la mia gracile statura contro la sua. Strillai sofferente per il gesto,respingendo le sue mani,indesiderate,dal mio corpo "La p-rego non mi tocchi!Tro-veremo un-a soluzione.P-er favore." "Shh..non essere impudente.Ci divertiremo entrambi." bisbigliò fiatando con la sua bocca fetente "Non voglio!Mi lasci!" strillai nuovamente dimenando ciascun arto,tentando di attrarre l'attenzione di un qualunque essere umano,provvisto di umanità,che avrebbe redento un'inoffensiva ragazzina,da quel barbaro sopruso.
Nonostante i miei strilli,il mio pianto spaventato e alla mia incessante opposizione alla sua intenzione,nessuno si angosciò per me.Neppure quando tastò la pelle incontaminata delle mie gambe,elevando a suo piacimento il tessuto della gonna, e tantomeno quando si defilò dalla pista per rifugiarsi in un androne lugubre ed appartato,con una ragazzina spaurita bloccata tra le braccia di uomo nettamente più adulto di lei, tediato probabilmente dal clamore delle persone e dal mio dimenamento.
Il cuore si precipitò nella mia trachea non appena mi schiacciò su di una parete agghiacciata,proprio come le sue mani ributtanti indaffarate nel palpare il mio corpo nitido "Fai la brava.Ci divertiremo." continuava a sussurrare al mio orecchio, provocando altri singhiozzi e altre implorazione.Implorazioni che faceva finta di non ascoltare siccome quella situazione lo aizzasse e svagasse,alla maniera di gioco. Ebbene io non ero un gioco e quello non era,nemmeno,un castigo per aver rovinato quella camicia. Stava,unicamente,per devastare la vita di un ragazzina che fece ritorno in quel posto sozzo soltanto per incontrare un pugile,il suo unico appiglio per sfociare da quel cumulo di insicurezze.
"L-a pre-go!N-on voglio!Non mi f-accio questo!" strillai infilando con tenacia le unghie nella pelle del collo seguitando con i persistenti calci "Ti ho detto di fare la brava!" ringhiò sul mio viso sfiorando con i polpastrelli i miei glutei,ormai scoperti al suo volere depravato.Accostai,sfiancata,la testa sul muro osservando il locale spumeggiante dinnanzi ai miei occhi traboccanti di lacrime,rassegnandomi al mio agghiacciante avvenire.Un avvenire identico a quello riportato su i giornali,subito da delle comuni ragazze inoffensive.
Proprio quando mi arresi,abbandonandomi completamente sul muro rugoso, che nel salone approdò una celestiale benedizione.La sola,presumibile,salvezza: il pugile.
Inghiottii a fatica il groppo,asfissiante,per poi gridare con tutta la misera vitalità,residua,il suo cognome "Signor Hagen!" "Shh..fai la brava,ragazzina." mi ammutolì lambendomi le labbra con le sue dita ributtanti.Altre congrue lacrime rigarono le mie guance udendo delle oscene parole bisbigliate con eccitabilità al mio orecchio.
Ero esausta di quella vicissitudine.
Infatti fu proprio quella spossatezza che mi incitò ad enunciare il suo nome ancora una volta,con più fermezza.Generando,però,collera all'uomo.
"Signor.Hagen!" "Ti ho detto di stare zitta!" sbraitò sconquassando il mio corpicino sfinito addosso alla compattezza del muro,alle mie spalle "Devi stare zitta!" "S-ignor. Hagen!"proferii prima che un veemente urto alla testa,mi frastornò.La mia colonna vertebrale vibrò come il resto dei miei arti,compressi dal suo corpo.Provai a rivolgere lo sguardo in direzione del pugile ma tenere le palpebre dischiuse postulava smisurate energie.
Il mio corpo sembrava essere stato colpito dall'incantesimo del sonno incantato siccome sigillai gli occhi e mi lasciai cadere fra le braccia dell'uomo sudicio,non temporeggiando la comparsa del pugile.

Capitolo breve rispetto ai precedenti ma chiaramente più singolare.
Bonne journée!

Ses Snart!
07/15

The BoxerWhere stories live. Discover now