IX

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Capitolo nove

Capitolo nove

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Il prossimo giorno sopraggiunse e come promesso Charlotte si avviò con me, in direzione del The Punch. Nel corso della mattina la biondina tentò di rinnovare il mio intendimento proponendo delle escamotage, per l'attuazione dell'articolo, e ri-esponendo di nuovo gli avversi fattori concerni al pugile, altresì al losco ambiente. Diligentemente la rasserenai promettendogli di rincasare tempestivamente qualora la faccenda sarebbe tralignata, in più le rimembrai il salvataggio del pugile, dimostrandole che non avesse intendimento di farmi del male. Avvedendomi irremovibile nella mia determinazione, mi assicurò di accompagnarmi solo posteriormente lo svolgimento di eventuali compiti per i giorni seguenti. E così accadde.
Posteriormente a una rifocillata, di purè di patate,un opulento piatto di American chop suey, dei deliziosi bocconcini di pollo e ghiotti biscotti al cioccolato, nella mensa scolastica e avere eseguito i miei doverosi impegni; alle cinque del pomeriggio, puntuale come non mai, mi presentai nella sua camera. Esultante e determinata. Charlotte d'altro canto non fu poi così effervescente anzi si preparò un armamentario di bottigliette allo spray al peperoncino, come se fossero in grado di abbattere un pugile di quella stazza, e impugnò la sua pupilla racchetta di tennis tavolo. Cosicché da essere forniti di un arma in più.
Una volta uscite da scuola, questa volta però legittimamente, facemmo una lesta tappa in una modesta gelateria poco discosta dalla deleteria zona laddove era giacente il palazzo, per poter acquisire una sopraffina vaschetta di gelato per il pugile.
Solamente i villani si presentavano a casa degli altri senza devolvere una elargizione come manifestazione di gratitudine e poi c'era la possibilità di poterlo conquistare con dello squisito gelato al gusto di biscotto-crema, vaniglia e pistacchio.
"Perché gli hai comprato del gelato nonostante sia novembre inoltrato?" domandò propriamente Charlotte leccando la sfera di gelato alla menta e gocce di cioccolato fondente, sporcandosi il naso porporino a causa del freddo autunnale. In più la pioggia caduta la mattina aveva reso ancor di più il clima più aspro. Difatti prima di uscire cambiai la lattea camicetta con un caldo maglione sulle tonalità della senape.
"Non voglio presentarmi a mani vuote, è scortese!" affermai filando con passo agile sul marciapiede "Ma-...Hol, potresti andare più piano?Il gelato sta gocciolando sulla giacca di jeans!" biascicò affannosa pulendosi con un fazzolettino mentre continuava a mangiarsi il gelato gocciolante "No,Char!Dobbiamo fare in fretta! Non voglio che vada via e in più il coprifuoco inizierà tra due ore!" la informai avvedendo la bordatura del palazzo "Perché c'è una probabilità che non sia in casa?...oh santo Silente, fa che non sia in casa, ti prego!" "Char!" le diedi una gomitata facendo traballare il gelato "Cosa! È un criminale, un pazzoide! Ricordi come ha ridotto quel suo avversario durante l'incontro? C'era sangue...interiora...sudore OVUNQUE!" Charlotte terrificata frenò la sua marcia, a pochi passi del The Punch sgombro dell'abituale affollamento "Oh Char, calmati.- mi accostai a lei carezzandole il dorso- Se hai così tanto timore, puoi aspettarmi qui. Ecco, siediti su questo muretto! Io non ci impiegherò molto tempo. Ma devi fidarti di me! Quel pugile non è aggressivo come durante l'incontro, è solo... atipico. E poi mi ha salvata, mi ha ospitata nella sua abitazione mentre ero priva di sensi! Poteva farmi del male eppure non l'ha fatto! Quindi deduco abbia un briciolo di umanità in quella corporatura immensa." le sorrisi sinceramente.
Non le avrei mai permesso di compiere un'impresa non desiderata. Inoltre era un'operazione ambita da me e pertanto dovevo eseguirla da sola.
Charlotte, tremolante, gettò in una pattumiera il gelato ormai del tutto disciolto poi si accomodò, con la testa china, sul muretto "Sono una pessima amica. Non ho nemmeno il coraggio di accom-" "Non dirlo nemmeno per scherzo, Charlotte!Ognuno ha le proprie paure e i propri limiti! Se non ti senti pronta,questo,non fa di te una pessima amica! Anzi sei la migliore! Mi sei stata accanto nelle scorse nottate infernali e hai mantenuto il segreto...senza dirlo alla responsabile del dormitorio oppure ai miei genitori." "Non sono concorde con te...insomma dovresti denunciare il fatto e parlarne ai tuoi. Ma se non vuoi, ti starò accanto ugualmente."mi attirò a se, stringendomi tra le braccia "Devo andare! Ho un pugile da convincere!" ridacchiai baciandole la gote "Aspetta, Holly! Porta questo con te...per sicurezza. E per favore stai attenta!" asserì appoggiando nel palmo della mano, uno degli spray al peperoncino.
Rassicurai, più e più volte, Charlotte prima di insinuarmi all'interno dello smodato edificio. Pronosticai la consuetudinaria bailamme e ammasso di persone luride, essendo pressappoco sera, invece mi sorpresi nel trovare l'ambiente vuoto e taciturno. I tavoli, assieme alle sedie, furono accatastate a lato delle pareti, l'aria era immacolata, non più contaminata dal micidiale fumo di tabacco o indisponente di sudore. Assomigliava ad un qualunque locale legale laddove non venivano svolte risse clandestine e barbariche. Senza tentennamenti mi immisi nel corridoio, oramai familiare, percorrendo l'identico itinerario della passata sera fino a sopraggiungere dinanzi alla porta del suo appartamento impeccabile.
Bussai. Tre colpi distinti e roboanti.
Del vaniloquio giungeva dalle restanti porte ma nulla da quella del pugile. Magari perché stesse sonnecchiando oppure non fosse lì,ma nella palestra dove gli feci la mia presentazione e la mia proposta.
Che vennero completamente eluse. Quantunque quel pomeriggio non avrebbe eluso la mia grandiosa proposta dal momento che aggiunsi, all'offerta di comparire nel mio articolo, una prelibata vaschetta di squisito gelato.
"Ancora tu."
Strillai spaventata voltandomi, sollecitamente, pronta a colpire, con la busta contenente il gelato, l'assalitore. Ma questo più rapido di me, arpionò la busta prima che lo percuotesse "Pugile! Cioè signor.Hegen!" bisbigliai esterrefatta contemplandolo dal basso. Nuovamente era nelle vesti di pugile trincia-ossa, indossava solamente un corvino pantaloncino agonistico, una canottiera grigia inumidita, qua e là, di sudore e altresì aveva strette tra le dita, arrossate, di una mano delle disconosciute cianfrusaglie. Proprio mentre esaminai il suo gradevole aspetto mi resi conto del mio arto ancora sollevato in direzione del suo viso.
"Oh mi scusi!- squittii avvampando di colpo, abbassando il braccio- È che mi ha spaventato! Non puoi palesarsi improvvisamente come i vampiri...o i serial killer, perché potrebbe far venire un attacco di cuore a qualcuno e...e-" "Vattene." ringhiò seccamente e senza perdite di tempo mi discostò dalla porta ed inserì la chiave nella serratura deteriorata.
"Ti ho portato il gelato! Quello con cui ti stavo per colpire!" risi fragorosamente aspettando che anche lui si unisse. Ma non rise,neanche increspò le labbra, anzi mi guardò bieco come se volesse trucidarmi con il solo sguardo. Per l'appunto smisi all'istante tossicchiando nervosamente "Ma non è accaduto! E sai perché? Perché sei il pugile più valente del mondo e fronteggi ogni colpo! Un hip-hip urrà, per te!" gongolai sollevando le braccia al soffitto, al di sotto del suo sguardo confuso.
Tossicchiai nuovamente abbassando le braccia "Voi pugili non fate hip-hip urrà?"
Il pugile non rispose, aprì solamente la porta e capii alla svelta che mi avrebbe lasciata lì fuori, adunque guizzai celermente nell'appartamento mormorando "Ho un giramento di testa, devo assolutamente sedermi."
Non potevo lasciarlo andare, avevo senza dubbio bisogno di lui e della sua notorietà. Perché se gli avessi permesso di bandirmi dall'appartamento, ancora una volta, secondariamente non mi avrebbe più permesso di approssimarmi a lui, siccome fosse, senz'ombra di dubbio, incollerito ed estenuato dalla mia persona accanita. E dunque si sarebbe rivolto a qualche competenza e sarebbe stata la fine per Holly Wilson. Eppure sarebbe stata la mia fine anche senza fronteggiarmi con lui, poiché Amanda non mi avrebbe risparmiata questa volta e avrebbe frantumato, come un biscotto, la mia dignità.
Tra le due congetture favorii la prima, difatti mi misi a sedere su una sedia attorno al tavolo, pressoché ordinato, deponendo la busta contenente il gelato sulla superficie bruna.
"Vai immediatamente fuori di qui." latrò gelidamente folgorandomi con quei due corvini occhi in netto contrasto con la sua candida carnagione, impillaccherata da dei tatuaggi incisi sulle aitanti braccia e anche, da quel che si intuiva dalla larga canottiera, il busto luccicante di sudore "Smettila di fissarmi ed esci da qui,ora!"
La tonalità della voce era bislacca, più gutturale rispetto ad un consueto americano e indubbiamente da un inglese. Ma fu impossibile comprendere le sue origini in quel momento così teso e determinante.
"Signor. Hagen, possiamo parlare come due persone adulte e civilizzate? Senza sbraitare come un fossimo vichinghi? Delle volte è veramente cafone!" sbuffai contemplando l'alloggio fosco "Perché non apri le tapparelle?" "No, non possiamo parlare come due persone adulte e civilizzate, dal momento che sei una bambina. Ora, esci da questo fottuto appartamento!" "Non ha risposto alla domanda delle tapparelle, signor. Hagen." "Vattene!" "Ti ho anche portato il gelato! È al gusto di biscotto-crema, vaniglia e pistacchio. Ti piacciono come gusti? Biscotto-crema è il mio preferito! Perché mi ricorda i biscotti della mia vicina di cas-" "Ascolta ragazzina, devi andartene. Io non ti voglio qui e non puoi entrare nelle abitazioni dell-" "Ma lei mi ha portato qui, nel suo appartamento." gli ricordai ridacchiando facendolo alterare maggiormente "Già, uno sbaglio madornale. Devi andarte-" "Avrebbe lasciato che qu-ell'u-omo...m-i...m-i" sospirò estenuato per poi sedersi sulla bordura del letto "No. Ma non ti avrei portata qui, almeno mi avresti lasciato in pace." "No,non credo." gli sorrisi, inutilmente. I suoi occhi erano fissati sulla porta socchiusa dinanzi a lui.
"Signor. Hagen?" lo richiamai con voce fievole "Puoi non alternarti a darmi del lei e del tu? È insopportabile...tu sei insopportabile." dichiarò gelidamente, guardandomi d'improvviso. Fremetti avvampando.
"P-osso darti del tu?" "L'hai già fatto,Holly." sbarrai gli occhi incredula "Tu ti ricordi di me!" balzai in piedi giubilante "Ti ricordi il mio nome!" ruotò gli occhi sbuffando dal naso "Sì.Non è usuale incontrare ragazzina,in questo posto.Ragazzine con quei capelli,poi." "Hey!" bofonchiai esaminando i suoi movimenti.
Abbandonò sulle coperte due chiari nastri che, per tutta la durata della conversazione, si era tenuto ristretto tra le dita, lesionate e arrossate. In particolare sulle nocche.
Certamente erano escoriazioni arrecate dai nutriti allenamenti e incontri illegittimi, come quello a cui avevo assistito quella sera dove lo vidi per la prima volta. Rammentavo ogni singolare dettaglio del barbaro combattimento, soprattutto la sua veemenza capace di abbattere un altro pugile. Al menzionare la reminiscenza sulle sue caratteristiche abilità, dei brividi corsero lungo la mia colonna vertebrale.
"Puoi smetterla di fissarmi? È maleducazione." latrò fronteggiandomi con un'occhiata glaciale "È altrettanto maleducato rivolgere la parola alle persone, in quel modo." replicai sbatacchiando le spalle "Ho tutto il diritto di rispondere in questo modo ad una perfetta sconosciuta che si è impiantata in casa mia, senza il mio permesso" "Cosa sono quelle cose?" elusi la sua barbosa ciancia, essendo incuriosita da quell'oggetto "Ragazzina, devi andartene. Mi stai facendo perdere la pazienza." "Ho un nome, che sai benissimo. Perché devi richiamarmi con quell'appellativo! Cosa sono quelle cose? Dimmi cosa sono!" frignolai colpendo con la suola della scarpa il pavimento.
Il pugile giunse all'apogeo della pazienza, socchiuse le mani in due pugni, serrò la mascella accentuata e dopo aver grugnito fra i denti "Ora mi hai stancato." con estensivi passi, raggiunse il esile corpicino traballante. Era gigantesco.
Si impose su di me, con il dorso drizzato e gli occhi orbati dalla rabbia.
Tremai,eccome se tremai.
"St-ai...vu-oi picchiar-mi come hai picchiato quell'uomo d-urante l'incontro?" sussurrai accartocciandomi su me stessa, presumendo che in quella posizione non soffrissi la furia dei suoi pugni.
"Cosa?" esclamò di colpo attonito "Cosa?Chi ha parlato? Io non ho detto niente!" schiamazzai intimorita abbassando lo sguardo "Hai paura che ti uccida,ragazzina? "Io?Pff...no! Stavo recitando come nei film! E poi dove metteresti il mio cadavere? Mica puoi andare in giro con un cadavere in un sacco! Le persone ti scoprirebbero all'istante!" ridacchiai nervosamente grattandomi la guancia porporina "Ti trovi nel focolaio della contravvenzione di tutta Boston e pensi che girovagare per le strade con un cadavere di una ragazzina in spalla, desti interessamento a qualcuno? Sei una ragazzina ingenua." proferì per poi tornarsene alle sue faccende "Non vuoi dirmi cosa sono quelle cose?" "Sono delle fasce da boxe, ragazzina impertinente." "E perché devi usare delle fasce?" "Oh cristo...perché diamine parli così tanto! Sono fondamentali. Servono a proteggere e tenere salde e vicine tra loro le ossa della mano: il carpo, metacarpo e falangi. E anche il polso.Ora puoi andartene, per sempre?Mi hai davvero stancato! Perché non capisci di essere petulante e spossante? Non ti voglio qui e non ti ho mai voluta qui! Sì,va bene, ti ho salvata! Mi hai ringraziato, mi hai portato dell'insensato gelato, ti ho già detto di no per la tua,altrettanto, insensata intervista. Quindi ora basta! Tornate a casa e non tornare più. Grazie." la sua mano acchiappò collericamente la maniglia della porta e la spalancò, sollecitandomi ad uscire.
Si era irritato e non gradiva più la mia presenza, o meglio non l'aveva mai gradita. Ebbene non volevo andarmene e perdere la mia rivalsa, non potevo. Io non ero in grado di sopportare, nuovamente, tutte le derisioni e contumelie.
Lo stomaco si attorcigliò su stesso mentre gli occhi e il naso cominciarono a pizzicottare per l'imminente pianto isterico.
"Per favore...io ho bisogno di quell'intervista, ho bisogno di te e della tua notorietà." farfugliai ritorcendo il tessuto del maglione tra le dita tremanti e bagnaticce "Tu hai bisogno di m-...vattene. Non voglio più sentirti blaterale." "Sì,esattamente! Ho bisogno di te, perché sei la mia rivincita! Perché voglio dimostrare a tutti coloro che mi hanno deriso, di avere delle qualità! Per favore, accetta!"
Avevo proferito delle faccende personali, nemmeno comunicate ai miei genitori, ad un crudele sconosciuto, senza rendermene conto e con gli occhi imbottiti di innocenti lacrime.
"Ascolta se hai subito derisioni, o prepotenze, non mi importa. E tanto meno mi importa cosa vuoi dimostrare a tuoi amici poppanti. D'accordo? M'importa solo quello che voglio io, ovvero volerti fuori dalla mia abitazione. Adesso." le sue asserzioni mi addolorarono. Non aveva un briciolo di umanità e la questione mi esacerberò copiosamente, a tal punto da attaccarlo verbalmente, infischiandomene che fosse un gigantesco pugile bellicoso.
"Come puoi dichiarare una cosa del genere?! Sì, d'accordo, sono una perfetta sconosciuta ai tuoi occhi, ma sono ugualmente una persona e voglio essere trattata con rispetto! Come io, ho fatto con te. Tuttavia è inutile discutere di discrezione, con te, una persona agghiacciante, senza umanità!" sbraitai avviandomi in direzione del corridoio ma prima di incamminarmi mi voltai verso di lui "In aggiunta è cosa migliore che tu non voglia partecipare al mio articolo. Sai perché? Perché le persone come te, non devono essere d'esempio per i giovani. Detto ciò, buona vita signor. Hagen." conclusi la mia argomentazione, uscendo poi dal palazzo raggiungendo la biondina. Con i nervi a fior di pelle.
Non appena mi vide balzò giù dal muretto salutandomi con la racchetta, ancora stretta tra le sue dita scarlatte per il freddo "Allora com'è andata?" "È...è...è disumano! Sgradevole!...dannazione, vorrei prenderlo a schiaffi in faccia!" strepitai calciando rabbiosamente un sasso in un cespuglio smorto "Non ha accettato,vero? Cosa ti ha detto?" "No, non ha accettato! Ma non si è limitato solo a questo! Mi ha oltraggiata! Gli ho detto delle derisioni che ho ricevuto in questi anni e mi ha detto che non gli importa nulla. Come puoi dire una cosa del genere?! Quanto puoi essere barbaro?!" "Hai fatto bene ad andartene, Holly. Non è luogo e non è una persona adatta a te." "Però prima di andarmene gliene ho detto quattro, a quello zoticone. Oh sì...gliele ho cantate di santa ragione." sogghignai fiera guardando Charlotte, d'improvviso divenuta smunta. I suoi occhi erano sbarrati, agganciati ad un punto fermo alle mie spalle "C-osa gli h-ai detto, Holly, di preciso?" sussurrò "Uhm...solo e soltanto la verità!" "Tu l'h-ai i-nsultato?" "Gli ho detto quello che si meritava! Anzi stavo anche per colpirlo. Un colpo micidiale sul setto nasale!" "I-o...i-o...non credo l'abbia presa bene." "Pff! Sai che m'importa! E poi credo sia scarso! Incute terrore solo perché è un gigante e apatico. Si può sapere cosa stai guardando?" ruotai su me stessa volendo vedere cosa stesse guardando con così tanto terrore. E lo capii istantaneamente.
Il pugile.
Il pugile era lì, alle mie spalle ad ascoltare il mio eloquio avverso alla sua persona arrogante.
Imbestialito si mosse tenendo lo sguardo idrofobo su di me e prima ancora di reagire, Charlotte, accesa da un'inaspettata temerarietà, puntò contro il pugile la racchetta ed enunciò compassata "Vedi questa racchetta? Ecco, verrà adoperata contro di te! Quindi non ti conviene avvicinarti o sarà peggio per-" il pugile, senza scomporsi, abbrancò l'attrezzo e lo scagliò dall'altro lato della strada.
Io e la biondina tremammo, come foglie.
"Oh porca-...Cr-edo di essermela fatta sotto." bisbigliò retrocedendo, servendosi del mio corpo per immunizzarsi da lui.
Ma al pugile non interessava Charlotte bensì io, colei che l'aveva oltraggiato. Difatti si calò, con il viso, alla mia altezza per potermi bisbigliarmi all'orecchio "La tua qualità non mi va a genio, eppure ho sentenziato di aiutarti. Ci incontreremo soltanto una sola volta, nella tua scuola. Verrò io, tra due giorni alle cinque scoccate, non fare ritardo o me ne andrò. Intesi?" assentii con la testa, incapace di replicare. Troppo presa da quella vicinanza "Un'ultima cosa: la prossima volta, bada a come parli e non rivolgerti mai più, in quel modo, a me. Capito, ragazzina? Oppure quelle fasce che ti piacciono tanto verranno adoperate per strangolarti."
Il pugile se ne andò mentre io rimasi lì, sul ciglio della strada, arrossita e traballante.
Aveva accettato la mia proposta.


Ses Snart
07/25

The BoxerWhere stories live. Discover now