XVII

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Capitolo diciassette

Capitolo diciassette

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Kristoffer

Le nocche doloranti e pulsanti,colpivano con veemenza,la consueta superficie del sacco,appeso in quella frantumata palestra;ove ero solito rinchiudermi per sfogare tutte quelle irritazioni,inglobate dentro la mia testa.
Una valvola di sfogo alquanto insolita e masochista.
Eppure,l'unica in grato di suscitare in me,emozioni,all'infuori della: adrenalina,rabbia e irritazione,che erano all'ordine del giorno.
Riuscivo,per un instante,a sentirmi vivo.Umano.
Provare dolore,era,per me,un fattore vitale

Perché grazie ad esso,riuscivo a capire che da qualche parte,dentro di me,c'era ancora qualcosa di vivo.
"Hagen!" una mano tozza,mi trainò via dai miei pensieri,riportandomi in quella palestra malandata.
Deglutii schiudendo le labbra,calmando l'affanno che, ad ogni ispiro raschiava la mia gola secca.
"Cosa!"grugnii a denti stretti guardando il coach dinanzi alla mia struttura sudata e tesa.
Le sue labbra non enunciarono nessuna parola,ma la sua mano si alzò in aria indicando qualcosa alle mie spalle.
Mi voltai trovando il sacco da boxe,forato e traboccante di pelle.
"Kristoffer,sono felice di vederti produttivo.Ma è notte inoltrata,cosa ci fai ancora in piedi?" chiese superandomi e afferrare tra le mani il sacco malmesso.
"Non ho sonno."dissi soltanto, guardandolo indifferente,mentre accantonava il sacco in un angolo della palestra.
Sospirò insoddisfatto voltandosi verso di me.I suoi occhi chiari erano circondati da delle striature,dovute alla sua età matura o forse dal lavoro arduo che conduceva da troppi anni ormai.
"Cos'hai?"chiese ancora,non curandosi della mia scarsa voglia di dialogare.
"Non ho nulla."sbuffai stringendo le mani in due pugni,procurandomi un fitta di dolore.
L'uomo le notò "Quante volte ti ho detto di usare le fascette?"affermò agguantando un straccio e lanciarlo verso di me.
Tamponai le nocche spaccate,asciugandole dal sangue scuro.
"Sono scomode,coach." borbottai sedendomi a terra distendendo le gambe,così da sciogliere i muscoli tesi.
"Che ti sta succedendo figliolo?"chiese ancora,sentendosi sulla panca dove vi erano accatastate:corda,borraccia e altre cianfrusaglie.
Sospirai gettando la testa all'indietro,contro la superficie fresca del muro.
Non era cambiato nulla in me,o nella mia vita.
Il solito Kristoffer di sempre.
"Perché?" risposi non volendo minimamente aprire gli occhi.
"Chi è quella ragazzina,Kristoffer?"
Aprii di scatto gli occhi guardandolo spaesato.
"Dovevo acquistare delle cose per mia moglie e ti ho visto nella caffetteria difronte al college.Con la ragazzina." Disse serio non mollando,neanche per un istante,il nostro contatto visivo.
Mi sentivo come un dannato bambino,sorpreso di notte a frugare nel barattolo dei biscotti.
Chinai la testa tirando i miei capelli umidi.
Erano passati tre giorni,da quel pomeriggio in quella piccola caffetteria.
"È solo una ragazzina innocua."mormorai spossato massaggiandomi le tempie con le mani doloranti.
Holly era la creatura più docile che la mia persona,avesse mai incontrato.
Certo,era anche petulante e irritante.Ma in ogni modo,sempre educata e buffa.
Come quei strambi modi di combinare le pietanze.
Un piccolo sorriso inaspettato si venne a creare sulle mie labbra,al ricordo di quella torta di mele immersa in un cioccolato caldo.
"Chi è?" "Mi ha chiesto di collaborare con lei,per un suo articolo."dissi scrollando la testa in modo da allontanare ogni pensiero che si ricollegasse a quella ragazzina dai capelli sbarazzini.
"Una studentessa così piccola,ha tutti quei verdoni per pagarsi un'intervista con te?"rise scuotendo la testa.
"Non mi farò pagare.È una ragazzina." sbuffai seccato da quelle troppe domande.
"Cosa!?" chiese esterrefatto alzandosi "È solo una ragazzina!"urlai"Potrebbe usarti."
'Usarti'
Quelle parole colpirono il mio viso,come un destro inaspettato durante un combattimento.
La mia psiche non ci mise molto ad elaborare la scena,ove le urlavo contro tutte quelle parole,mentre lei se ne stava lì,ferma e immobile,con quei occhi pieni di innocenti lacrime.
Lacrime causate dal sottoscritto e dalle sue parole brutali.
Strizzai gli occhi stringendo la testa tra la mie mani,mentre i morsi del rimorso,mi divoravano lo stomaco pian piano.
"So quel che faccio e lei non mi fare del male!"sbraitai contro di lui,per poi alzarmi e dirigermi verso l'appartamento.
Ero riuscito a far del male ad una ragazzina.
Una candida e docile ragazzina.
"Oh..Ei!" Caitlin mi salutò scivolando giù dal letto "È tutto okay,K?" le sue mani calde sfiorarono le mie guance "Ho fatto piangere una ragazzina."affermai a denti stretti allontanando il suo corpo dal mio.
"E quindi?" rise divertita seguendomi.
"Non è una storiella divertente.Ho fatto piangere una fottuta ragazzina!"urlai scagliando un pugno contro lo stipite della porta.
"Chi è questa ragazzina?"chiese curiosa inglobando il mio corpo,tra il suo e la porta.
I suoi occhi,studiavano il mio corpo,cercando una risposta alternativa al mio silenzio.
"Hai bisogno di rilassarti?"chiese lasciva toccando il mio corpo sudato.
Abitualmente non avrei mai declinato quella avance così  impura.
Ma in quel momento,la mia testa,bramava qualcos'altro.
"Devo andare in un posto."

"Cosa sto facendo?" chiese a me stesso mentre,posizionavo le suole delle mie scarpe,sul muro coperto di arbusti,del college di Holly.
"Mi devi delle nuove Dottor.Martens,Fyrstikk."ringhiai una volta superato il confine.
Il college era silenzioso e la maggior parte delle luci erano spente.
Tutto il giardino che contornava la struttura maestosa,regnava nel silenzio più tombale.
Avanzai con passo spedito tenendo la guardia alzata.Ma fortunatamente non vi era nessuno,pronto,ad ostacolare la mia folle idea.
Ero certo che quella ragazzina non avrebbe collaborato,dopo tutto quello che le avevo gridato contro come un pazzo.Ma volevo,comunque,tentare un'offerta di scuse nei suoi confronti.
Diedi una veloce occhiata all'interno della reception del padiglione femminile e trovai solo una donna corpulenta,appisolata con una stomachevole ciambella americana,stretta in una mano tozza.
Ruotai gli occhi inoltrandomi nel corridoio illuminato e cercai di ricordare il percorso effettuato con quello scricciolo,molte settimane fa.
Mi fermai dinanzi alla porta,ove un targhetta enunciava 'Holly Wilson'.Presi un bel respiro e colpii la porta,pronto ad essere schernito da una ragazzina.
Tutto quello che stavo per fare,era un enorme assurdità.
Era notte inoltrata ed io mi trovavo in college.
Per una ragazzina!
La porta si aprì pigramente,lasciandomi gustare,gradualmente,la esile figura di Holly.
Il suo pigiama dalle tonalità del rosa,troppo grande per il suo corpo mingherlino,metteva in risalto quelle ciocche vermiglie arruffate dal sonno.
Le sue mani erano chiuse in due pugni stretti,impegnati a massaggiare gli occhi appiccicaticci,dal sonno.
Un sorriso beffardo nacque sulle mie labbra al ricordo delle sue parole:
'Non sono una bambina.'
Holly era una bambina.
"C'è un incendio?Dobbiamo scappare?"chiese assopita "No."risi spingendola all'interno della stanza,chiudendomi la porta alle spalle.
"Kristoffer?"mormorò "Holly dev-" "Kristoffer?!"sbraitò mentre le sue guance coperte da migliaia di puntini,assumevano un colore medesimo ai suoi capelli.
"Si,Holly.Kristoffer è il mio nome,smettila di ripeterlo."sbuffai stringendo i miei capelli in due pugni.
Il suo faccino coperto da delle lentiggini, assunse un cipiglio.Che solo  dopo pochi secondi capii,che quella buffa espressione simboleggiava uno sguardo infuriato.
Soffocai una risata mentre i suoi occhi verdi,si scurivano mentre le sue braccia erano incrociate sul suo petto. "Vai immediatamente fuori di qui!" mormorò a denti stretti.
"Hol-" "Fuori.Ora."continuò avvicinandosi di un passo.
"Fammi parl-" "Fuori!"urlò spingendomi all'indietro.
Ruotai gli occhi calmando l'impulso di tapparle la bocca e finire il mio discorso.
"Non voglio sentire una parola!Vai fuori di qui!Ora!"mi spinse fuori dalla sua stanza "Vai al diavolo!"urlò con le guance rosse,prima di chiudermi la porta in faccia.
"Mocciosa!"sbuffai spolverandomi con le mani,il maglioncino nero.
"Mocciosa e snervante." continuai voltandomi per tornarmene sulla mia strada,ma la mia vista venne catturata da una locandina appesa in una bacheca,con tante altre scartoffie.
'Festa in maschera alla Boston College High School!
Questo sabato!'
Un idea malsana fece irruzione nella mia testa.
"Ci vedremo presto,Fyrstikk."mormorai lanciando un ultima occhiata alla porta della sua stanza.

Lo so,è orrendo e insignificante.
So anche di essere in ritardo anche questa volta e sono stanca di scusarmi.
Sono una pessina ragazza.
Mi spiace tanto.Davvero.
Ma essendo una studentessa,trovo molto difficile ricavarmi del tempo,per scrivere un capitolo.
Sto già scrivendo il capitolo successivo,visto che oggi,ho del tempo per rilassarmi!
Scusate ancora!
Ses Snart
11/11

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