•Capitolo 21•

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Liam mi aiutò ad alzarmi dal pavimento, e inziò a camminare facendomi segno di seguirlo e così feci.

Arrivammo nella caffetteria della scuola e lui mi guardò preoccupato.

"Tutto ok?", domandò sospirando. No, Liam, non va affatto bene e non so nemmeno perchè sono venuto qui quando dovrei essere da Louis e discutere e capire che diavolo ha di sbagliato in quella stupida fottuta testa che non gli funziona perchè ogni volta che facciamo un passo avanti nel nostro rapporto, ne facciamo mille indietro e sono sempre io quello che ne rimane spezzato.

"Sto bene.", mentii mentre i miei pensieri mi urlavano di ascoltarli, quasi offesi di aver risposto in quel modo a Liam.

"Magari stai davvero bene, ma non sembri una persona che sta bene.", constatò.

Abbassai lo sguardo sul tavolo color noce scuro di legno, assomigliava a quello del pub dove ero uscito con Louis...

Dovevo seriamente smetterla di pensare a lui e farmi un nuovo hobby. Che ne so... avrei potuto provare a ricontattare Tracy...

"Harry?" mi riscosse Liam.

"Scusami Liam, hai ragione sono molto nervoso e un po' stanco.", ammisi.

"Capisco.", annuì con l'intenzione di lasciarmi stare ma mi sorrise leggermente. Si fece pensieroso e poi si illuminò, insieme al suo sorriso.

"Ti va di  fare una partita a ping pong?"

E quindi finimmo nella sala allestita per i giochi di società, ping pong, biliardo e cose del genere pensata come un'opportunità per gli studenti di svagarsi.

Liam stava vincendo e non riuscivo proprio a recuperare, ma stavo ridendo e stavo scherzando e mi sentivo molto più risollevato di una mezz'oretta prima.

"Punto mio.", disse e sembrava la centesima volta che lo diceva.

"Basta, io mollo.", mi arresi, era troppo bravo.

Lui fece un sorrisino compiaciuto e poi posò la piccola racchetta e la pallina che aveva preparato per fare la battuta.

"Vuoi tornare in camera?", mi chiese dopo un po' e Louis si fece ancora spazio prepotentemente nei miei pensieri. Chissà  che cosa sta facendo.

"Sì, immagino che io debba farlo." concessi."Grazie del pomeriggio."

"Quando vuoi Harry!", esclamò e io gli sorrisi per poi salutarlo e dirigermi verso la mia camera.

Entrai e Louis subito mi guardò male. Io, da parte mia, non mi sforzai nemmeno di salutarlo. Non poteva davvero dirmi che era stufo di me: io ero quello che avrebbe dovuto essere stufo a causa dei suoi repentini cambiamenti di umore. Eppure non lo ero perchè me ne stavo innamorando.

"Liam è il tuo ragazzo?", lo sentii borbottare, ma giurai a me stesso di essermelo immaginato e mi stesi sul letto.

Si alsò di scatto con i pugni stretti lungo i fiachi e i denti digrignati e si avvicinò al letto con occhi spenti.

"Harry rispondimi.", ringhiò. Ma che cavolo gli viene? Questo è bipolare pesanre.

"Scusa a te che interessa, sei comunque stufo di me, no?", ribattei acido. Non poteva non salutarmi, parlarmi e fare anche la parte della persona gelosa come se ne avesse il diritto.

"No.", urlò.

...No? Non è stufo?

"Cioè, si.", si corresse con voce tratteggiata, gli occhi lo tradivano, un dolce e chiaro azzurro umido. Impazzivo per i suoi occhi ma mi stava dando su i nervi.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now