•Capitolo 10•

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Appena pronunciai le parole "ci sto" Louis mi prende in braccio e mi lanciò sul letto. Ridacchiai dalla sopresa come una scolaretta, spinto da un'eccitazione sovraumana che potè solo accentuarsi quando salì su di me. Sentii il suo respiro contro il collo ed iniziarono a tremarmi le gambe. È così che ci si sente quando ti piace qualcuno, allora. Nessuna donna era riuscita a provocarmi quella sensazione, nemmeno Tracy. Le mie gambe sembravano addormentate dalla frenesia, mi formicolava tutto. I suoi fianchi spingevano contro di me, premendomi contro le coperte. Sentivo ogni punto del suo corpo a stretto contatto col mio, il suo fiato sempre più veloce sulla pelle nuda del mio collo.

Iniziò a mordicchiare esattamente in quel punto e a succhiare e sperai davvero che non mi avesse fatto un succhiotto ma sfiorando con le dita quel punto sembrava davvero che le mie preghiere non fossero state esaudite. Tuttavia quella piccola tortura umida e disperata era riuscita a farmi contorcere tutti i miei organi interni. Cazzo, è dannatamente bravo.

Come lo avrei spiegato a Niall quel succhiotto, ad esempio? Bella merda. Eppure non riuscivo a lamentarmi o razionalizzare cosa stesse succedendo, mi sentivo così bene, in un mare di piacere.

"Ho fatto proprio un bel lavoro. È piccolino, sembra un brufolo da lontano.", sembrò leggermi nella mente, o forse interpretava la mia espressione.

"Tu sembri solo pazzo.", alzai gli occhi al cielo ma presi a baciargli il collo a mia volta nel tentativo di farlo sentire allo stesso modo. Sei il paradiso, Louis Tomlinson.

"Ovviamente. Sono pazzo di te.", sussurrò sensualmente al mio orecchio per poi ridere per la frase fatta che aveva usato in modo ironico.

Per lui era stato uno scambio di battute provocatorio e divertente, una frase comune  e cliché ma il problema è che da qualche parte dentro di me speravo davvero che fosse pazzo di me, sebbene non riuscissi ad ammetterlo a me stesso. Volevo che si sentisse come si sentivo io quando lo guardavo, vergognosamente impotente, irrimediabilmente affascinato. Ogni parte di lui sembrava scolpita come se fosse una statua di un dio greco. Armonioso, proporzionato, virile, elegante.

Continuava a guardarmi dritto negli occhibrespirando velocemente, come se volesse riprendere fiato dopo aver terminato la sua opera d'arte sul mio collo e quel dolce assalto. In un'ondata di euforia finalmente lo baciai. Gli leccai il labbro inferiore, quello che si mordicchiava sempre, immaginando di baciare quel ghigno insopportabile e presuntuoso che aveva sempre, stringendo i suoi fianchi con un impellente desiderio di avere di più.

Si staccò all'improvviso, leggermente imbarazzato e rotolò al mio fianco girandosi dal lato opposto. Perchè fa sempre così quando inizia a piacermi? Vuole recitare davvero la parte dell'etero confuso? Sono io l'etero confuso! Lo odiai davvero per aver fatto scoppiare quella bolla di eccitazione in quel modo.

"Louis tu sei gay, no?"

"No.", mi sorprese. Ma come no?!

"O meglio... pensavo di no, prima di incontrarti.", spiegò meglio girandosi verso di me nuovamente.

"Davvero?", feci sorpreso e lui annuì. Come potevo essere stato io a far vacillare l'eterosessualità di una persona così bella? Non mi sembrava vero.

"Tu sei gay?", alzò un sopracciglio domandandomelo. Il ghigno Tomlinson era tornato in azione e anche la mia voglia di sbaciucchiarlo.

"Solo nei tuoi confronti, immagino.", ridacchiai nel fargli quella confessione. Avrei voluto proprio sfogarmi, rivelare tutti i pensieri opprimenti che avevo, la mia confusione, chiedergli consiglio e confrontarmi visto che stavamo vivendo la stessa cosa. Eppure non lo feci, mi sentivo troppo impacciato per dirgli qualsiasi cosa, visto che in quel momento ero ancora eccitato e mi girava lo stomaco dall'agitazione e l'insoddisfazione.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonDonde viven las historias. Descúbrelo ahora