•Capitolo 18•

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Inutile dire che, dopo una mezz'oretta che Louis era uscito per andare in palestra, già ero pronto per uscire con lui.

Avevo messo una felpa nera e un pantalone nero con i miei stivaletti. Avevo cercato di domare i miei capelli con un po' di gel ma solo dopo aver fatto la doccia.

Mi arrivò un messaggio e quasi saltai di gioia.

Da: Louis

"Dieci minuti, il tempo di fare una doccia qui, e arrivo.

Tieniti pronto, riccio. ;) xx"

Il cuore iniziò a battere forte, il nervosismo prese il controllo su di me. Presi a mangiare le unghie e a passare convulsamente le dita tra i capelli. E se mi rendo ridicolo per il mio modo goffo di mangiare o di camminare?

Respirai profondamente cercando di riprendermi ma non ci riuscivo, perché non sapevo cosa stessimo facendo, se stessi facendo la cosa giusta e se andassi bene io. Sono diversi gli appuntamenti gay da quelli etero? Non è un appuntamento, però, giusto?

Le mie paranoie vennero stroncate dal bussare alla porta, che quasi non sentii perchè a tratti più lieve del battito forte e velocissimo del mio cuore.

Aprii la porta e Louis mi sorrise a trentasei denti: aveva una felpa blu scuro e un paio di jeans che gli modellavano le gambe come se fosse stati fatti su misura per lui, era semplice ma efficace. E soprattutto era mozzafiato.

"Hey, scusa avevo dimenticato la mia copia delle chiavi sulla scrivania. Sei pronto?", curvò le labbra in un sorriso molto più tenero del suo solito ghigno superbo e annuii semplicemente.

"Lasciami solo posare la borsa.", posò la borsa da football dal suo lato del letto, che era ancora unito. Aveva l'aria stanca, però un atteggiamento leggermente nervoso.

Si voltò verso di me, forse trovando strano che da quando era entrato ancora non avevo detto una lettera, ma non ci riuscivo. Lui era più dolce e più comprensivo di quanto lo fosse mai stato e questo lato di lui era un trauma per il mio povero cuore che non faceva altro che battere e battere e battere incostantemente, tanto forte da spaccarmi le costole e riecheggiare fino in gola.

Posò dolcemente e inaspettatamente le labbra sulle mie e sorrise, mentre io mi sciolsi e tutto il resto del mondo scomparve. Allora è così che ci si dovrebbe sentire!

"Andiamo?" chiese. Io annuii ancora senza parole.

Aggrottò le sopracciglia e disse: "Stai bene? Perchè non parli?" Già ti rendi ridicolo, Harry. È mai possibile?

"Sto bene...", sussurrai mentre dentro inveivo contro me stesso per aver fatto la figura dell'idiota. Abbozzò un sorriso e io ricambiai mentre aprì leggermente la porta. Scendemmo al piano terra e uscimmo dall'ingresso principale.

Prese la mia mano ma la lasciò quasi subito come se scottasse. Io rimasi un po' deluso perché pensavo non volesse farlo, però rispolverai i miei propositi di essere il maschio alpha e decisi di prendere un minimo di iniziativa. Seppur con fare incerto presi di nuovo la sua mano e lui la strinse con decisione facendo intrecciare le nostre dita, facendomi intuire che era solo imbarazzato nel fare il primo passo.

Quando mi voltai verso di lui, notai un rossore sulle sue guance in contrasto con gli occhi blu che lo rendeva solo più adorabile e mi faceva sempre più convincere che mi stessi innamorando di lui. Non puoi essere reale.

***

Eravamo nella sua macchina, tutto procedeva per il meglio e parlavamo come due normali amici. Era piacevole. Riuscii anche a ridere con lui e a realizzare ancora di più quanto fosse una persona interessante e affascinante.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now