•Epilogo•

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6 anni dopo.

Era da sei anni che abitavo a New York e non ero mai tornato a casa.

Era da sei anni che lavoravo in un centro che mi pagava profumatamente e che mi aveva dato un posto di lavoro a tempo indeterminato e che si era offerto di farmi finire gli studi privatamente, lì a New York.

Chi avrebbe mai rifiutato? Uno stupido.

Avevo chiamato i miei e avevano pianto, stavolta senza nasconderlo, e avevo detto loro che sarei rimasto in America a tempo indeterminato.

Certo, c'erano cose che non sarebbero mai cambiate, come la videochiamata che facevo su Skype ogni venerdì sera con il mio migliore amico Niall, che era sempre colma di risate.

Mi sentivo molto più adulto di quanto non fossi: un ventiquattrenne solo in una città enorme da sei anni con un lavoro serio ed un appartamentino e una maturità superiore a tutta la situazione.

Non mi mancava niente, se non si contava il settore sentimentale... Non avevo più avuto una relazione seria da quando Louis e io ci eravamo lasciati. Avevo provato ad averne un'altra con un ragazzo biondo e gentile di nome Brian, che avevo conosciuto in un gay bar in una sera in cui mi sentivo molto solo, ma con cui arrivati a qualcosa di più intimo non riuscii a fare nulla; poi ci provai con una ragazza di nome Britney, credendo di essere etero e che Louis fosse un'eccezione (a causa di Brian) ma andò allo stesso modo, se non peggio, perché con le ragazze non sapevo proprio da dove cominciare...

Con una vita sentimentale disastrosa, l'unica cosa che potevo fare per svagarmi era uscire con gli amici, per cui c'era il mio coinquilino Jeremy, che viveva sul mio stesso pianerottolo da tre anni: vedevamo film insieme, giocavamo a calcio a volte ma comunque sentivo sempre che mi mancava qualcosa.

Quel Natale fu il mio capo a dirmi di tornare un po' dalla mia famiglia per quelle due settimane di ferie.

"Styles, prendi troppo sul serio questo lavoro davvero, dopo sei anni puoi prenderti anche due mesi di ferie!" furono le sue esatte parole accompagnate da un bel sorrisone e una pacca sulla spalla.

Ci pensai a lungo, e decisi che volevo tornare. Mi mancavano tutti e forse era arrivato il momento di riabbracciarli.

Così, preparai la valigia e andai a comprare un regalo di Natale a tutti quelli che mi venivano in mente: una volta tanto che avevo la possibilità di spendere i soldi che guadagnavo volevo cogliere l'occasione per far felice i miei cari.

Quanto mi mancavano! La mamma, papà, Gemma, Niall, Sara...

Louis...

Mi chiesi vagamente se quel ragazzo che mi aveva reso la vita sentimentale impossibile, perché non ci sarebbe stato nessun altro capace di arrivare ai suoi standard, stesse bene con Eleanor, se fosse felice...

Passai l'ultimo pomeriggio prima della mia partenza a sorpresa a comprare una collana di diamanti per mia madre, una cintura italiana per mio padre, un bracciale per Sara e uno per Gemma, dei pancakes direttamente da New York per Niall (che mi aveva detto di desiderare provare in una videochiamata) e dei souvenir della Grande Mela per chiunque mi fossi dimenticato.

Infilai tutto nella valigia, insieme a degli abiti. Poi cenai e mi misi a letto dopo essermi fatto una doccia, rigirandomi il biglietto aereo e quello del treno tra le mani riepilogando nella mia mente tutto il programma per il giorno dopo.

Partenza da New York alle 08:00

Arrivo a Londra alle 16:00 circa

Arrivo a Doncaster con il treno alle 18:00 circa
Sbuffai all'idea di dover viaggiare tutto il giorno e mi feci inghiottire dal sonno.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora