•Capitolo 20•

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"Mi dica signor Calder.", mormorai, ancora al telefono col padre di Eleanor.

"Preferirei parlarti... a quattr'occhi...", non prometteva niente di buono il suo essere così vago. Subito guardai Harry preoccupato e prima che potessi accorgermene davvero, le mie dita giocherellavano con i suoi ricci. Adoravo farlo.

"Dove ci vediamo?", chiesi mordicchiando il mio labbro inferiore e segretamente sperando che Haz si svegliasse e mi baciasse per liberarlo dai denti come aveva fatto già parecchie volte.

"Vieni nel mio ufficio. Il tempo di guidare fino a qui ... parti ora, è urgente!", si raccomandò.

"Bene.", borbottai. "Arrivo, a fra poco.", conclusi la chiamata.

Posai il cellulare sul comodino e guardai Harry con uno sguardo addolorato.

Spero di non aver messo nei guai il nostro rapporto, pensai guardando quel ragazzo fantastico.

Perdonerai mai le cazzate che ho fatto prima di ieri? Se poi ci aggiungiamo quelle che sicuramente dovrò fare dopo essere andato dal signor Calder, direi che non mi perdonerai mai, diedi troppo spazio ai miei pensieri perciò li scacciai e mi alzai cercando di non svegliarlo.

Feci una doccia veloce, presi una felpa non troppo sportiva e uno skinny jeans nero.

Sono troppo casual?, riflettei e mi guardai per dei buoni cinque minuti, poi mi innervosii. Chi se ne frega del signor Calder e l' abbigliamento che dovrei avere a suo cospetto...

Dieci minuti più tardi ero in macchina. Le mie dita non sembravano voler smettere di picchiettare nervosamente sul volante.

I miei pensieri andarono ad Harry. Harry, Harry, Harry. Se fosse stato per me non avremmo passato tutto quel tempo insieme, ero un po' titubante sull'essere attratto da quel ragazzo. Probabilmente non l'avrei nemmeno conosciuto veramente perché non mi sarei mai messo in gioco fino in fondo.

Dopo averci pensato attentamente realizzai quanto io in realtà fossi stupido: ero stato io a baciarlo per la prima volta, in classe dopo il compito. Ok, in realtà forse non si poteva davvero chiamare bacio perché era a stampo ed era così minuscolo e discreto che se ci fossero state altre persone in classe non lo avrebbero nemmeno notato. Però comunque avevo fatto io la prima mossa, e questo andava completamente in constrasto con ciò che avevo pensato prima.

Non mi pento di nulla, lui mi piace e non capisco cosa ci veda di sbagliato la gente nell'amore. Tra due ragazzi, ma pur sempre amore, pensai.

Frena, avevo pensato amore? No, no. Era troppo presto per quella parola e dovevo decisamente dare un limite alle mie fantasie.

Per tutto il tragitto pensavo a Harry e mi maledivo per non averlo baciato prima di andare. E se non potessi più stare con lui dopo la chiacchierata con Mr. Calder? Dio, dovevo calmarmi e cercare di pensare positivo.

Entrai nel palazzo su cui era prepotentemente scritto "CALDER" a caratteri cubitali. Camminavo, prendendomela con la parte interno del mio polso, pizzicandolo nervosamente.

Ancora i miei pensieri andarono ad Harry: si era svegliato? Gli importava del fatto che non fossi accanto a lui? Presi l'ascensore e premetti il tasto corrispondente al piano dov'era collocato l'ufficio del padre di Eleanor. Ormai lo conoscevo a memoria.

Louis, devi dannatamente calmarti.

Pochi secondi e le porte dell'ascensore si spalancarono, come le porte del piccolo spazio nel mio cuore in cui avevo cercato di rinchiudere la mia ansia, facendola fuoriuscire tutta.

Bussai alla porta del suo ufficio e mi aprì. I suoi fastidiosissimi occhi marroni mi scrutavano severi, i suoi capelli marroni non molto folti erano pettinati all'indietro.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora