•Capitolo 7•

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Mi strinse la maglia così forte che mi sembrò per un attimo capace di ridurla in brandelli. Qualcosa nel suo atteggiamento mi suggeriva che si fosse lasciato andare, come se finalmente stesse sfogando tutta la tensione nei miei confronti che non era mai riuscito a controllare. Mi mise le mani tra i capelli e mi avvicinò ancora di più, tirandoli piano piano.

Segui l'istinto. Porca miseria, in quel momento l'istinto lo scaricai tutto. Fino a poco fa eri con la donna dei tuoi sogni e ora sei a pomiciare con un uomo, non è questa la risposta che cercavi?, mi prese in giro il mio cervello.

Le sue lunghe dita affusolate diedero un po' di tregua al tessuto che stavano stringendo e si infilarono sotto la maglia, raggiungendo i fianchi e finendo dietro la mia schiena. I nostri baci continuavano ad essere più delicati, però c'era qualcosa di estremamente intenso e oltre ogni dire erotico in quello che stavamo facendo. Sentivo il mio battito cardiaco accelerare nelle mie orecchie e le sue dita tremare sulla  pelle della mia schiena.

Aveva qualcosa che non mi faceva pentire di ciò che stavo facendo, anche se pensavo che fosse sbagliato. Sarà perche sei gay che non te ne penti? Ugh.

La sua morsa si fece letale, si spinse all'indietro sul letto e mi trascinò su di lui e io caddi con poca eleganze e con tutto il mio peso sul suo petto. Continuai a baciarlo senza spingermi oltre, non sfiorandogli altro che il viso sebbene la sua erezione urtava contro la mia. Non voglio fare altro che chiarire i miei dubbi, niente di spinto.

Baciarlo mi andava oltre il bene. E inoltre non ero pronto per nessuna cosa del genere con nessun essere umano, gay, etero, donna o uomo che fosse. Soprattutto non lo farei così con uno sconosciuto che rasenta una malattia mentale pesante, non importa quanto sia bello.

Le sue labbra erano una droga. Conosceva tutti i miei punti deboli, modellava ogni bacio da quelli più umidi a quelli più rudi come se le nostre bocche fossero creta e lui fosse un vasaio esperto. Mi aveva completamente drogato, e odiavo non riuscire a mantenere il controllo.

Non volevo rimanere coinvolto ma non riuscivo a fermarmi, i nostri corpi si cercavano così disperatamente, nemmeno il sudore e il bisogno di respirare ci aveva frenato quel pomeriggio.

"Potresti pentirtene.", Louis lo aveva detto come se stesse parlando di qualcosa di illegale.

"Non me ne pentirò, te lo assicuro." Devo scoprire se sono davvero gay, Louis!

"Harry, non ci conosciamo neanche." E ora ti viene in mente questo piccolo dettaglio!

"Conosciamoci.", proposi con un sospiro frustato, mozzato dall'eccitazione. E poi vorrei autoconvincermi di essere etero?

Avevo proposto di conoscerlo, perchè lo volevo davvero, volevo sapere se fosse davvero un potenziale paziente psichiatrico perché ormai in quella cosa c'ero dentro e non riuscivo più ad uscirne. Almeno potevo assicurarmi che la persona dalla quale ero sessualmente attratto non fosse un possibile assassino.

"Ok.", era confuso ma non era più scorbutico. È già un primo passo.

Gli sorrisi e lui ricambiò. Era stupendo. Come faceva? Certo che se avessi avuto il suo viso, quei lineamenti e quel corpo avrei conquistato Tracy molti anni prima. Sembrava un angelo, la pelle diafana illuminata dalla debole luce autunnale che filtrava dalla finestra gli dava un'aura così pacifica.

I suoi occhi chiarissimi facevano risaltare ancora di più la sua carnagione e le labbra rosa. Tutto in Louis era equilibrato e proporzionato.

Gli dissi che sarei a fare una doccia così avremmo potuto parlare a letto, era quasi ora di cena ma non avevo fame e forse sarebbe stato meglio prendermi il resto della giornata e non impiegarla nello studio, dato che ero leggermente sconvolto da tutti quegli avvenimenti.

Appena ritornai da Louis, in pigiama e profumato di doccia, i letti erano uniti e il mobile che li separava era finito nella parete opposta.

Lo interpretai come un modo per rimanere vicini e conoscerci meglio come avevamo deciso. Ero felicissimo perché potevo avere un contatto con lui e chiarirmi ulteriormente le idee, ma quel gesto mi fece un pochino temere per la mia incolumità. Okay che dobbiamo conoscerci meglio, ma questo qui è ossessionato da me.

Non commentai, spensi la luce e mi stesi sotto le coperte. All'inizio eravamo molto impacciati ed era imbarazzante stare nello stesso letto, poi in un momento di esasperazione Louis mi abbracciò i nostri visi erano a pochi millimetri di distanza. La cosa più strana era quell'intimità improvvisa che eravamo riusciti ad avere in così poco tempo. Forse era proprio perchè eravamo pressochè estranei che riuscivo ad essere così sciolto. Se qualcosa fosse andato storto avrei potuto dimenticare tutta la faccenda molto più facilmente, non avendo molto da dimenticare. Il nostro rapporto sembrava quello di due persone appena conosciute che si concedono una sveltina in discoteca e per sbaglio di addormentano insieme.

Iniziammo a parlare di tutto e di niente, da mia sorella alla nostra squadra di football preferita. La sua voce era un pochino più acuta rispetto ad un uomo medio, ma era rilassante e piacevole da ascoltare. A volte era difficile seguire il filo del discorso, con le sue gambe che sfioravano le mie, le sue mani ad accarezzare impercettibilmente la mia schiena. Mi toglieva il respiro e mi inebriava i sensi.

Tra distrazioni e tensioni varie, scoprii che Louis fosse una persona bella sia dentro che fuori. Certo, aveva dei momenti in cui sembrava ancora un pazzo, però era insopportabilmente dolce, gli brillavano gli occhi quando parlava delle cose che gli piacevano e quando ridacchiava, il suo respiro si infrangeva contro il mio collo facendomi perdere la testa. Porca miseria, ma da quando sono così gay?

"Sei bellissimo.", a questo suo complimento ringraziai Dio per il fatto che le luci fossero spente perché ero diventato come un peperone, guance, orecchie e tutto il resto.

"Tu lo sei molto di più.", il buio mi rendeva parecchio coraggioso.

"Lo pensi davvero?", domandò sconcertato.

"Beh, sì, non ti pare?", feci un cenno imbarazzato con la testa come per dire "secondo te sono avvinghiato a te perchè ti trovo brutto?"

"Ok, allora se sono bello ti piace baciarmi?", sembrava davvero come se cercasse di mettere insieme i pezzi di un puzzle nella sua testa.

"Sì, Cristo, sì. Basta fare domande.", alzai gli occhi al cielo. Trattenni il respiro quando lo sentii muoversi e i suoi fianchi si spinsero ancora più vicini ai miei. Così mi uccidi, Louis Tomlinson.

Con tutto quel muoversi aveva lo scopo di tirarsi a sedere e accendere la luce, incrociando le braccia al petto.

"Sei imbarazzato?", avrei voluto cancellare quel ghigno bastardo dalle sue labbra. Stuzzicava le mie fantasie ma mi faceva incazzare come un animale. Io ho una crisi esistenziale e tu ti metti a fare lo sbruffone!

"Sì.", dissi freddo.

"E l'istinto, il coraggio, dov'è finito?", alzò un sopracciglio divertito, quello stupido ghigno che si allargava come una macchia d'olio nell'acqua. Forse tutte queste sensazioni dovrebbero essere abbastanza a convincerti di essere gay.

Ma come faceva ad essere così bello? A volte mi chiedevo se fosse un ologramma, un sogno, qualcosa di surreale. Anche dopo aver passato una buona mezz'ora con la testa sul cuscino aveva i capelli sistemati in un disordine estremamente attraente e aveva una scintilla di malizia nello sguardo che mi faceva proprio impazzire.

Guidato da quell'istinto e da quel coraggio che lui aveva tanto predicato mi tirai a sedere, gli presi il viso tra le mani e lo baciai ancora. Le sue braccia si allacciarono attorno al mio collo, le sue dita finirono tra i miei ricci come ogni volta che avevamo pomiciato. Forse gli piacciono, dovrei asciugarli più vaporosi.

"Mi fai perdere la ragione, Harry.", ansimò attirandomi di più a sè.

Era il giorno più bizzarro e appagante della mia vita.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora