•Capitolo 30•

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Presi le borse dall'auto di Louis, anche se poi finì per protestare e per prenderle lui, e entrai. Louis si sedette sul divano e mamma mi fece entrare in cucina e chiuse la porta.

Si formò un silenzio imbarazzante tra me e mia madre e lei non sembrava volerlo spezzare, ma poi lo fece.

"Perché non mi hai detto che tu fossi gay?" chiese.

"Non l'ho fatto di proposito. L'ho scoperto da poco." sussurrai con il cuore rimbombante nella gabbia toracica.

"Non è che ti stai facendo condizionare da questo ragazzo, tesoro? Perché, sai, a me va bene che tu sia gay ma quello che mi turba è che non mi hai mai dato un segno di esserlo e ho paura che tu ti sia lasciato trasportare da lui." sospirò, e capii il suo punto, ma non era così perciò scossi la testa.

"No, mamma, lui mi ha fatto conoscere me stesso. E inoltre io lo amo, lo amo davvero tanto. Ormai lui ha una parte di me che rimarrà sua in ogni caso, e... mi piace davvero tanto quando riesco a farlo sorridere in momenti a caso, mi piace quando ride e quando mi abbraccia perché è come se mi sostenesse dal cadere. Lui è tutto quello che riesco ad amare, mamma." sentii minuscole lacrime formarsi agli occhi, troppo poche per rigare le guance, e restavano lì come segno di commozione nei miei occhi.

Le lacrime erano sempre state il mio pegno di amore per Louis, nel bene e nel male.

"È bello, Harry, hai i miei migliori auguri tesoro." sorrise, mi baciò la fronte e aprì le porte e Louis stava seduto sul divano con il cellulare tra le mani, che posò di scatto appena ci vide.

Sorrise fiaccamente verso mia madre e lei ricambiò il sorriso.

"Piacere di conoscerti, tratta bene il mio bambino." disse mia madre a lui porgendogli la mano, che Louis strinse solo dopo avermi rivolto uno sguardo dolce.

"Lo tratterò come il più prezioso dei diamanti e non lo farò mai soffrire." disse, la convinzione nella voce ma gli occhi... gli occhi di Louis li sapevo leggere... e non erano affatto convinti.

"Ci conto, Louis." disse giocosamente mia madre e sorrise, "Perché non andate a fare un giro per la casa? Io vi aspetto per cena." Io e Louis annuimmo e, prendendo le brose e la sua mano, lo trascinai al piano di sopra.

Entrai in camera mia, lo spinsi dentro e chiusi la porta a chiave dietro di lui. Lanciai le borse sul letto e lo pressai contro il muro, felice, grato di avere una mamma così apprensiva. Sfiorai le sue labbra, pregustandole, poi lo baciai, come una promessa.

Nessuno nel mondo poteva mettersi contro di noi.

"Bello aver messo la camicia, posso sbottonarti i bottoni facilmente, rivelando solo le parti che--"

"Lou, non voglio fare niente quando di sotto ci sono i miei." sussurrai interrompendolo e lui ribaltò le posizioni schiacciando me al muro.

"Lasciami fare." disse, l'estasi negli occhi quasi come se mi stesse mangiando con gli occhi e io lo lasciai fare...

Sbottonò lentamente quattro bottoni della mia camicia e poi poggiò le labbra sullo sterno e incominciò a succhiare, cosicché si formò un succhiotto. Salì con le labbra fino ad arrivare alla mia mascella che mordicchiò, e proprio un po' più sotto sul mio collo fu in procinto di fare un altro succhiotto ma lo fermai.

"Lou, si vedrà e m-mia madre penserà male e... ahh" iniziai con la voce mista di piacere ma un gemito interruppe la mia frase quando lui iniziò a succhiare proprio sotto la mia mascella, marchiando la mia pelle irrimediabilmente.

"... e vedrà che sei mio." disse a lavoro completo e baciò le mie labbra guardandomi con quei suoi irresistibili occhi dolci. Ci stendemmo sul letto e lui prese la mia mano intrecciando le nostre dita.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now