•Capitolo 34•

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Louis' P.O.V

Quella mattina mi svegliai prestissimo, sapevo cosa dovevo fare e non volevo far aspettare quel coglione se no dovevo anche sentirmi la predica.

Vidi Harry beatamente addormentato e sorrisi, ripensando a tutto quello che era successo la sera prima: volevo farlo sentire amato, volevo viziarlo più che potevo perché sapevo che fra meno di un mese e mezzo avrei dovuto lasciarlo... Rabbrividii al pensiero, pensando che Harry non era il ragazzo che si lascia, non vuoi fartelo scappare, era perfetto... ma dovevo lasciarlo. Scrissi un bigliettino, per non farlo rammaricare al risveglio.

"Harry scusa se non ci sono, fai finta che sono lì, ti ho appena detto buongiorno e dato un bacino sulla fronte. Purtroppo mi sono dovuto svegliare presto, dovevo andare in città. Ti amo, ci vediamo dopo le lezioni
-Lou xx"

Posai la penna sulla scrivania e, ormai già fresco di doccia, infilai le scarpe e cercando di non fare troppo rumore uscii dalla stanza diretto al parcheggio.

Lì c'era già l'imponente Audi nera del signor Calder. "Buongiorno, Louis. Dormito bene?" mi chiese cordialmente, io ghignai ricordando i gemiti di Harry della sera prima e come mi pregava di continuare e di baciarlo e di come mi aveva mordicchiato il collo. Oh, magnifico. Avevo decisamente dormito bene.

"Mai dormito meglio." sorrisi più ampiamente, beandomi del fatto che quel coglione non poteva impedirmi di fare proprio niente: continuavo a stare con Hazza, non mi interessavano i suoi ricatti.

"Oh, splendido. Andiamo?" chiese spazientito, io salii in auto e mi stravaccai sul seggiolino. Mi rivolse un sorriso che non ricambiai; era più rimbecillito della figlia, che nemmeno si accorgeva che non mi importava di essere il suo ragazzo.

"Elettrizzato per lo smocking del giorno più importante della tua vita?" mi domandò, io alzai gli occhi al cielo.

"Conosce già la risposta, signor Calder." inviai quella frecciatina molto sicuro di me, sapendo che non avrebbe risposto e, infatti, non lo fece. Sapeva che non me ne poteva proprio fregare di quel giorno, se sua foglia non era Harry.

Arrivammo ad un noiosissimo atelier in città che mi faceva solo venire voglia di appiccare un incendio. Passai le mani tra i capelli che non mi ero nemmeno impegnato a pettinare quella mattina... Dopo che fummo scesi dall'auto, il signor Calder mi fece cenno di entrare, cosa che feci dopo aver sbuffato in modo poco celato.

C'erano tutti abitini bianchi che mi facevano venir voglia di vomitare. Ogni volta che ci immaginavo Eleanor con quelli, mi veniva l'ansia e anche un istinto suicida abbastanza acuto.

"I modelli maschili sono di là." ci disse una ragazza gentile a cui sorrisi grato, perché se non fosse stato per lei il signor Calder sarebbe rimasto lì a guardare quelli femminili come un deficiente. Sono gay, ma non sono femmina signore... Non sapevo neanche perché erò con quel rincoglionito a comprare l'abito, chissà se sapeva fare due più due...

Mi diressi dove la ragazza aveva detto, seguendo spazientito il signor Calder, che si avvicinò subito a un costosissimo modello scuro.

"Ti piace?" chiese con un sorriso, mostrandomelo.

"È diverso da tutti quanti gli altri?" affermai, si accese una scintilla di rabbia negli occhi che non fu tanto simpatica al signor Cazzone.

"Senti coglione," mormorò tra le labbra avvicinandosi, "se non la smetti giuro che non ti do il lavoro."

Tremai a quell'affermazione. "No, no, ok mi scusi." mi obbligai a dire e quando mi richiese se mi piacesse quel completo annuii, ancora convinto che non avesse niente di diverso dagli altri. Dovevo tenermi stretto quel lavoro, era l'unica cosa che mi restava.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora