•Capitolo 4•

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La mia mente mi riportava continuamente a rivivere il bacio del giorno precedente con Louis, il profumo della sua colonia, le sue mani tra i miei capelli, il modo in cui li stringeva.

L'unico momento in cui ero riuscito a distogliermi da quello spiacevole casino fu quando raccontai a mia madre dell'incontro col Preside.

"È perfetto, in questo modo risparmierai molto tempo, potrai anche svegliarti più tardi.", commentò e io annuii.

"Vai via già stasera?", alla sua domanda mossi la testa in un secondo cenno d'assenso.

"Ti prego, vienimi a trovare di tanto in tanto. Nei weekend puoi studiare qui, magari." Nei suoi occhi verdi c'era un'immensa fiducia ma anche una supplica stanca.

"Certo." Ci abbracciammo forte, io mi aggrappai a quel contatto in modo disperato. Nonostante fossi sempre infastidito per la sua iperprotettività le volevo un gran bene, chi non vuole bene alla propria mamma?

Mi trattenni dal chiederle qualcosa come "Mamma tu come hai capito che ti piacciono gli uomini?", reputandola davvero un'odea ripugnante e imbarazzante.

Con una smorfia in viso, mi diressi in camera mia per preparare un borsone con qualche cambio di vestiti, lo spazzolino, l'occorrente per la doccia e il resto dei miei effetti personali.

Ci vollero pochi minuti, perché presi praticamente qualsiasi paio di pantaloni, camicia o maglietta mi capitasse e impilai il tutto nella borsa. Decisi di prendere anche una delle mie camicie preferite all'ultimo minuto. Tracy potrebbe chiedermi di uscire.

Avevo pianificato di tornare a casa la domenica successiva per prendere qualche altro paio di pantaloni, nel caso fossero serviti.

Un altro motivo per il quale cercavo di fare in fretta era che volevo arrivare in camera prima di Louis per evitare qualsiasi accoglienza imbarazzante da parte sua ed essere io quello ad avere il controllo. Per poco non caddi dalle scale.

Incontrai mia sorella prima di uscire. Aveva i capelli di un colore blu indefinito, che andava a schiarirsi nel verde a causa del maldestro tentivo di tingerseli da sola. Erano un completo disastro. Stava sentendo la musica e non sembrava essersi neanche accorta della mia presenza, perciò le tolsi una cuffia per attirare la sua attenzione e salutarla.

"Ciao eh!", le dissi.

Lei mi squadrò con gli occhi affilati come la lama di un coltello. "Dove vai?"

"Mi trasferisco in un alloggio del college."

"Posso prendere la tua stanza come guardaroba?!", strillò elettrizzata. "Dai lo fanno sempre nei film!"

"Non ci provare nemmeno.", la minacciai con un indice puntato verso di lei e gli occhi chiusi a piccole spaventose fessure.

Si rimise le cuffiette sbuffando, mi fece un cenno con la mano e salì le scale verso la sua camera. Salutai mia madre con un bacio sulla guancia e il mio padrino con qualche pacca sulla spalla per poi letteralmente correre via.

Camminai velocemente, pregando di arrivare prima di Louis. Pensa se ti stupra nella notte! I miei stessi pensieri mi facevano sudare freddo, avanzavo il passo così come accelerava il mio battito cardiaco. Nel giro di pochi minuti ero lì.

Andai in segreteria dove la dolce bidella un po' grassotta e dai capelli neri di cui non ricordavo minimamente il nome mi sorrise e mi diede la chiave della mia camera, la numero 327.

Corsi al plesso che la bidella mi aveva indicato sentendo il sudore imperlarmi la fronte e le mani tremare e mi affrettai ad arrivare al terzo piano.

324, 325... eccola, la 327!

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now