•Capitolo 12•

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"Harry! Harry ti prego aprimi. Non ignorarmi!", urlava Louis da dietro la porta.

Mi ero chiuso a chiave in camera perchè era solo un fottuto idiota. Mi usava solo per i suoi capricci e mi avrebbe gettato in un cassonetto appena questa cosa sarebbe arrivata a un certo punto.

Noi non eravamo niente, ma ormai quello che eravamo era diventato così importante perché ci pensavo continuamente. Era un'ossessione. Mi si spezzò il cuore a pensarlo.

"HARRY! TI PREGO!"

Mi decisi ad aprire, ormai non poteva succedere niente di più grave, mi aveva già deriso davanti a tutta la scuola. E poi non avrei potuto far finte che quella non fosse anche la sua stanza.

Aprii la porta e lui si fiondò sulle mie labbra, le sue mani raggiunsero le mie guance prima che potessi richiudere la porta dietro di lui. Ma è serio?!  Lo spinsi via rudemente, deciso a non umiliarmi ulteriormente.

"Harry, ti prego.", la voce gli si incrinò un po' e mi sembrò che stesse per piangere. Che recita ridicola.

Gli voltai le spalle, perchè non c'è cosa più dolorosa dell'indifferenza per una persona se realmente soffre per te.

"Era per questo che non dovevi venire all'incontro. Io non intendevo dire davvero quello.", aveva il tono lamentoso di un bambino piagnucolone.

"Ma l'hai detto.", sputai con aggressività.

"È quello che vogliono che io dica...", disse con tono triste. Crede davvero di essere giustificabile?

"Porca miseria, ma smettila! Sei ridicolo. Senti, facciamo finta che non sia successo niente. Facciamo finta che non ci siamo mai avvicinati e non rivolgermi più la parola. Tanto non siamo niente."

"Haz, non fare così.", mi pregò.

Le lacrime, ormai, da quando l'avevo visto pungevano dolorosamente nei miei occhi e un paio erano scivolate sulle mie guance. Sono proprio uno stupido, mi sono fatto usare e umiliare come un fesso. E ora sto facendo la figura del bambinone.

"Hai fatto tutto tu, Louis. Perchè ti interessa di me se non siamo niente e sono un coglione? Lascia perdere e vattene." Odiavo farmi vedere in quelle condizioni da chiunque, figuriamoci dalla persona che mi aveva ferito.

"Harry io... ti prego.", era incerto lui stesso riguardo a cosa dire.

"La smetti di pregarmi così? Mi hai solo usato per i tuoi comodi." Ero proprio infastidito. Poche ore fa mi hai fatto una sega, frocio di merda.

"No, Harry no. Non dire così, non è vero." Era così pateticamente convinto di essere giustificabile da farmi schifo.

"Ah no? E 'senza sentimenti' cosa vuol dire? Che puoi fare tutto quello ti salta in mente senza prenderti nessuna responsabilità, Louis. Vuoi usarmi in parole povere."

"Se lo metti così, se lo vuoi definire 'usare' allora anche tu puoi usare me.", aveva le guance rosse e gli occhi sbarrati. "Era una cosa per il piacere di entrambi, non solo per il mio."

"Non è questo il punto. Mi hai chiamato coglione davanti a tutta la scuola. Era proprio necessario?"

"Non lo intendevo davvero. Mi dispiace.", continuava a gesticolare istericamente come se quello che aveva fatto avesse un senso.

"Non pensavo che tu fossi lì."

"C'ero invece, ora non ci sono più per te in tutti i sensi: fai finta di non conoscermi.", conclusi. "Almeno rispetta questo. O sei così tanto frocio da non riuscire a trattenerti dal saltarmi addosso?"

"No.", cercò di opporsi. Dal modo in cui aveva serrato la mascella sapevo che la mia provocazione lo avesse ferito, però ad essere sincero non mi importava un accidenti di come si sentisse lui. Mi aveva colpito nel profondo con quell'atteggiamento.

"Sì, sparisci dalla mia vista.", feci con tono severo.

Mi guardò ferito come se ne avesse il diritto. Avevo realizzato che quello che stavo facendo era sbagliato ed era meglio che l'avessi capito adesso, prima di pagare un prezzo ancora più alto. Non solo avevo una dignità da difendere, ma i miei timori si erano rivelati fondati. Da quel momento in poi avrei usato il cervello e avrei accantonato i miei ormoni.

"Non puoi dire questo Harry.", insistette.

"Posso farlo, perché devo tutelarmi. È stupido fare quello che stavamo facendo Louis!" Strinsi i pugni e incominciai a prendere respiri profondi nel tentativo di calmarmi.

"Basta, fai finta di non conoscermi.", lo liquidai alla fine.

Lui sembrò sconfitto e deluso, le spalle gli si incurvarono sotto il peso di ogni mia parola. Strinse le labbra, mordicchiandosi il labbro come avevo imparato a notare facesse nelle situazioni di stress.

"Ok...", sospirò rassegnato e si stese sul letto, voltandosi a guardare la parete opposta a me. Passò pochissimo tempo prima che prendesse il cellulare. Quel gesto sottolineò la distanza metaforica tra di noi, lo presi come la sua definitiva resa.

Decisi perciò di uscire perchè avevo bisogno di stare solo e in particolare non volevo stare accanto a lui, nella stessa stanza di quello stronzo megalomane. Forse avrei potuto chiamare Niall, fare uno spuntino, qualsiasi cosa pur di allontanarmi da Louis.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now