•Capitolo 6•

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"Non lo sai?", ripetei le sue parole.

"No.", la sua voce ridotta ad un soffio.

Io mi morsi il labbro perchè il suo sguardo confuso era davvero qualcosa da fotografare e proteggere dall'UNESCO, con quella mascella contratta e le rughette d'espressione in mezzo alle sopracciglia.

Louis era bello da fare male, mi sentivo in difetto accanto a lui. Ero sempre stato un po' insicuro sul mio aspetto e lui era bellissimo ogni momento senza nemmeno provarci. Non era normale che provassi interesse per i ragazzi, forse alla fine lui era l'eccezione alla regola.

Mi arrivó un messaggio che mi distolse da quella pazzia.

DA: TRACY *ω*

Hey, Harry. Possiamo andarci a fare un giro o sei impegnato?

A: TRACY *ω*

No, affatto. Vediamoci al piano terra del plesso delle camere.

Lei acconsentì e io alzai lo sguardo sul mio coinquilino, osservandolo mentre catturava il labbro inferiore nervosamente tra i denti, mordicchiandolo. I suoi occhi azzurri erano pieni di confusione, ansia. È praticamente stuprabile.

Stuprabile...? Ma in che guaio mi sono cacciato?! Usavo termini che non avrei mai usato, ma cercai di non pensarci in quel momento momento. Tracy mi aspetta.

Mi ero perso nello spazietto tra le sue iridi e le pupille, nei suoi capelli spettinati. Era la perfezione fatta persona, avrebbe dovuto fare il modello. Tracy mi sta aspettando.

"Io devo uscire.", dissi di punto in bianco. Lanciai la borsa sul letto e mi diedi una sistemata ai capelli nello specchio e intanto studiavo il riflesso della sua figura dietro il mio volto, le sue gambe toniche incrociate, le mani sulle ginocchia.

"Dove vai?", chiese nervosamente.

"Esco con Tracy, la ragazza dell'altro giorno.", ammisi esitante, non sapevo se dirglielo o meno ma tanto valeva di dirgli la verità. L'atmosfera nella camera si era condensata e si faceva sempre più imbarazzante. Come eravamo arrivati ad avere quel rapporto bizzarro in così pochi giorni? Perchè mi sentivo così maledettamente ossessionato?

"Ah, vai. Ciao.", una nota vaga nota di gelosia e fastidio nella sua voce. Era ovviamente irritato.

"Uhm, ciao.", lo salutai in imbarazzo. Sentivo le guance bollenti dalla vergogna, come avevo potuto permettere che un ragazzo condizionasse la mia vita in questo modo? Dovevo assolutamente riprendermi.

Aprii la porta e lo guardai per l'ultima volta per imprimere i suoi occhi nella mente, per ogni volta che ne avessi bisogno e volessi immaginarli. Li amavo, erano freddi e taglienti ma anche calorosi e capaci di farti sciogliere. I suoi occhi azzurri erano una delle cose più belle al mondo. E questa era una cosa oggettiva, tutti avrebbero dovuto avere quegli occhi, anche io glieli invidiavo. Non era un pensiero gay.

Correndo giù per le scale continuavo a ripetermi lo stesso mantra che non facevo che rifilarmi da un paio di giorni. Non sono gay, mi piace Tracy, non sono gay, voglio toccare le tette di Tracy, i suoi fianchi morbidi, le sue curve. Eppure non ne ero più così convinto, e questo mi mandava in escandescenza. Mi morsicai le unghie mentre misuravo con passo lento gli ultimi gradini.

Tracy era bella come sempre, con i suoi capelli lunghi e biondi e i suoi occhi verdi, brillanti di felicità.

Sorrise e io ricambiai mentre mi avvicinavo, apprezzando ogni dettaglio che si faceva sempre più chiaro man mano che mi avvicinavo. Dettagli che apprezzo perchè non sono gay e lei mi eccita da morire, continuai a ripetermi.

"Ciao. Sei bellissima."

"Grazie.", farfugliò. Aveva un imbarazzo pudico che la contraddistingueva e la rendeva molto tenera. Arrossiva quando incrociava il mio sguardo.

Uscimmo dal plesso ma, non potendoci allontanare non avendo nè una macchina nè idea di dove andare, passeggiammo per lo spazio che c'era tra un plesso e l'altro che in pratica era una serie di giardini e arrivammo a parlare piacevolmente, ridere, farci scherzi e anche a schizzarci a vicenda con l'acqua della fontana.

Passai un pomeriggio da favola, un pomeriggio che avevo sognato di trascorrere da anni. Ma era normale il fatto di immaginare degli occhi azzurri al posto dei suoi? Che quel pallido verde oliva non riusciva a suscitarmi nessuna meraviglia? Mica significa che sono gay!

"È stato un bel pomeriggio.", le dissi ad appuntamento concluso.

"Stupendo.", rincarò lei e sorrise di gioia.

Andiamo Harry, questo è il momento di provare a te stesso di non essere gay. Eppure non si dovrebbe baciare una persona solo per un esperimento personale, ma per il piacere di farlo, per l'attrazione che si prova. Avrei dovuto capire già da quel dettaglio che qualcosa non andasse.

Mi avvicinai sempre più per unire le nostre labbra, inalai il profumo troppo dolce e troppo da donna per i miei gusti, ma appena i suoi capelli biondi si accorciarono e diventarono bruni e i suoi occhi diventarono azzurro topazio mi scostai terrorizzato.

"Harry, se non ti piaccio non fa niente."

Quella frase mi spezzò il cuore. Lei era la mia Tracy, la mia musa e mi stavo comportando come un disadattato e le stavo mandando messaggi fuorvianti.

"No, no. Tu mi piaci. Ho sempre sognato stare con te, sei stupenda." ero sincero. Non stava nè in cielo nè in terra che lei pensasse quelle cose.

"Va bene, Harry. Quello che ti posso dire è di seguire l'istinto.", sorrise non mostrando i denti, con i suoi modi dolci e delicati.

Era davvero una persona dolcissima.

"Grazie. Scusami, sono un idiota.", conclusi e la accompagnai alla sua camera in una processione decisamente umiliante, fatta di una conversazione forzata e una pesantezza disumana.

Che cosa mi sono fatto scappare...? Che fine ho fatto...?

Il suo consiglio, però, era il migliore che potesse mai darmi. Aveva ragione. Come potevo continuare a vivere la mia vita tranquillamente se ogni azione che compivo cercavo di ricondurla alla mia presunta omosessualità. Dovevo fare chiarezza seguendo il mio istinto.

Corsi in camera e aprii la porta, togliendomi il cappotto. La stessa porta si richiuse con un tonfo che fece saltare dalla paura il mio coinquilino. Pazzo frocio di merda, guarda come mi hai ridotto.

"Già di ritorno?", sbottó Louis, la voce aspra faceva sembrare tutte le lettere più roche.

Io non gli risposi, semplicemente mi inginocchiai davanti al suo letto e inziai a baciarlo dolcemente, cosa che non era mai successa. I nostri baci erano sempre stati prepotenti, urgenti, voraci. La sua bocca sapeva di tabacco. Si è messo pure a fumare in camera? Quasi come per vendicarmi cerca di spingerlo all'indietro sul letto e Dio solo sa cosa sarebbe potuto succedere se solo non mi avesse fermato.

"Che cosa cazzo stai facendo?", disse in tono confuso, all'apparenza per niente arrabbiato nonostante le parole fossero pungenti.

"Sto seguendo l'istinto.", risposi e prima sembró pensarci un po', guardandomi come di solito lo guardavo io, come se fossi matto da legare, poi con un'espressione di rassegnazione si aggrappò alla mia maglia e si protese in avanti, riprendendo a baciarmi con la stessa dolcezza. L'atmosfera era sicuramente imbarazzante ma mi sembrava di non aver mai fatto niente di più soddisfacente.

† Since we were 18 † -Larry StylinsonWhere stories live. Discover now