Capitolo 26 - Parte 1

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Erion

«È inaccettabile.» Picchiai le mani sul tavolo, davanti alla faccia perplessa di mio fratello.

Lui posò gli incartamenti che stava esaminando e mi fissò. «Puoi essere più preciso?»

«Parlo di Lord Munroe» chiarii, «del fatto che si sia presentato a riunione quasi terminata perché gli incontri politici lo annoiano. Vogliamo davvero un individuo simile nel nuovo consiglio?»

Lachlan sospirò e prese penna e calamaio. Intinse la punta della penna nell'inchiostro e cominciò a firmare i fogli che aveva messo da parte poco prima.

«Capisco la tua irritazione» disse, senza guardarmi negli occhi, «di certo è stata una mancanza di delicatezza da parte sua.»

«Di rispetto, vorrai dire» ringhiai. «È evidente che non ha alcun interesse a entrare nel consiglio, né a partecipare alla costruzione di un nuovo regno.»

«Non sanno ancora che cosa abbiamo in mente. Per lui poteva trattarsi dell'ennesima, noiosa discussione sulla ripartizione dei territori.»

«Mi rincresce che le discussioni di natura politica non si adeguino ai suoi gusti. Di cosa vorrebbe parlare? Di vino e banchetti?»

«Di donne, magari» replicò con un sorrisetto. Gli lanciai un'occhiataccia a cui lui rispose con un'alzata di spalle. «Erion, non è così grave. Era una riunione preliminare, in fondo. Dovevamo tastare il terreno per capire chi potesse essere interessato a entrare nel consiglio reale.»

«A lui non interessa, è chiaro.»

«Lord Munroe è un elemento importante per l'economia del regno e l'ho già redarguito per la sua leggerezza di oggi.»

«Non abbiamo bisogno di lui!» esclamai con fervore, agitando le braccia in aria. «Cos'ha di così importante?»

«I soldi, Erion.» Lachlan mi gelò con la sua risposta secca e diretta. «E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno in questo momento di transizione. Con le sue campagne militari nelle terre di Omerin, nostro padre ha prosciugato le casse del regno e io ho bisogno di fondi, più che di titoli.»

Tacqui, perché, a quel punto, non sapevo come ribattere. In politica, spesso, era necessario fare delle scelte non proprio piacevoli, ma funzionali alla sopravvivenza del regno. Capivo mio fratello ed ero anche consapevole che non gli piacesse dover fare affidamento sulle ricchezze altrui, così come non amava in modo particolare ingraziarsi i nobili solo per questioni di interesse e non per effettiva affinità.

«Non c'è nessun altro che possa garantirci il denaro?» tentai.

«Non nell'immediato e nessuno che sia stato suggerito da un membro del vecchio consiglio. Lord Munroe non è nobile, ma è più ricco della maggior parte di loro e si è mostrato disponibile a investire nel mio regno.»

Maledetto. Non c'era modo di farlo fuori.

«Non mi piace. Non mi fido.»

«E immagino che questo non abbia nulla a che fare con il suo manifesto interesse nei confronti di Ariadne, giusto?»

«Sì! No!»

Lui mi squadrò, sollevando le sopracciglia.

«Volevo dire no.»

«Sì. Ne sono certo.» Si alzò dalla scrivania dopo aver chiuso i documenti firmati con un sigillo di ceralacca. «Lord Munroe è dentro, discorso chiuso.»

«Però...»

«Erion» mi ammonì. «Hai accettato questo ruolo, con i privilegi e anche le rinunce che comporta. Ti ho offerto una scelta, non ti ho obbligato a essere il mio primo consigliere e non posso permettere che la tua attrazione per Ariadne influenzi le scelte che prenderai per il regno. Non ho tempo per preoccuparmi di questo, perciò ti do la possibilità di tirarti indietro, se vuoi. Troverò qualcun altro disposto a ricoprire questo ruolo. Decidi: vuoi essere il mio consigliere oppure no?»

Mi si bloccò il respiro in gola e il cuore prese a battere più veloce. Potevo rinunciare, dire a Lachlan che non faceva per me, che gli sarei stato vicino ma con un ruolo diverso, però... Però finalmente avevo uno scopo, un ruolo, un'utilità. Non ero solo il secondogenito scapestrato da cui nessuno si aspettava niente e mai avrei messo i miei interessi sopra quelli del regno.

«Sì, altezza. Voglio essere il vostro consigliere.» Non poteva esserci altra risposta.

Lachlan aggirò la scrivania e mi si fermò davanti, posandomi le mani sulle spalle. «Allora trova il modo di dimenticare quella ragazza e augurati per lei che trovi un brav'uomo che la sposi e se ne prenda cura.»

Quello non sarei mai riuscito ad accettarlo. Magari non l'avrei fatto nel modo in cui avevo sperato, ma mi sarei preso io cura di lei, in ogni modo in cui mi fosse stato possibile.

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now