Capitolo 9 - Parte 1

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Ariadne

Ci avevo pensato fin troppo, ormai avevo deciso.

In realtà, non avevo fatto altro sin da quando ero sfuggita al labirinto e alle grinfie del Re. Non avevo nemmeno presenziato a cena, troppo spaventata per lasciare la sicurezza della mia stanza, una sicurezza, però, che sfumava con l'arrivo della notte.

Perciò mi feci coraggio, uscii dalla camera con il cuore in gola e feci l'ultima cosa che avrei creduto possibile: mi diressi verso le stanze del Principe Erion.

Tenevo lo sguardo basso e le mani aggrappate alla gonna dell'abito blu, chiedendomi cosa diavolo stessi facendo senza tuttavia potermi fermare. Avevo bisogno del suo aiuto, non ero in grado di cavarmela da sola contro gli attacchi del sovrano.

Speravo solo che volesse ancora darmi una mano, nonostante avessi declinato la sua offerta, in modo non proprio cortese, alcuni giorni prima.

Di fronte alla doppia porta della sua stanza c'erano ben due guardie armate. Non me ne intendevo molto di sicurezza reale, ma a che diamine servivano due guardie armate davanti alla camera da letto del Principe? Dovevano forse difenderlo dagli attacchi delle donne che aveva sedotto e abbandonato?

Mi scappò un sorriso, che camuffai con la mano, e mi avvicinai a uno dei soldati.

«Milady», mi salutò con un lieve cenno del capo.

«Dovrei vedere il Principe», dissi, cercando di assumere l'aria di una che aveva tutto il diritto di stare di fronte a quella porta.

La guardia si scambiò uno sguardo con l'altra e scosse la testa.

«Sua Altezza è in compagnia...» disse in evidente imbarazzo.

«Ha ordinato di non disturbarlo», aggiunse l'altro.

Cercai di sfoggiare un'espressione indispettita mentre pensavo a cosa fare. Non potevo tornare in camera, dovevo essere con Erion quella sera, per forza.

«Annunciatemi», dissi con fermezza, cercando di imitare gli atteggiamenti che diverse volte avevo visto assumere a Theodora.

«Non possiamo, Milady.»

«Lui mi sta aspettando», insistetti, «non la prenderebbe bene se sapesse che non mi avete fatta entrare.»

Le due si scambiarono un altro sguardo incerto e poi si decisero a bussare.

Nessuna risposta se non un lieve gemito.

La guardia mi guardò, chiedendomi con gli occhi di non costringerlo a disturbare il suo Principe. Io lo fissai decisa e annuii.

Lui colpì di nuovo la porta.

Nulla.

Alla terza volta, la voce scocciata di Erion esplose in tutta la sua soave delicatezza.

«Che diavolo c'è?» sbottò dall'interno.

Una risatina femminile riecheggiò dall'altro lato della porta.

«Lady...» mi guardò incerto e io gli rivelai il mio nome, «Lady Ariadne è qui, Altezza.»

Me l'avrebbe fatta pagare a caro prezzo, ne ero sicura.

Mi aspettavo che dicesse alle guardie di cacciarmi via, invece, dopo alcuni interminabili secondi di silenzio, lo sentii rispondere con un tono annoiato: «Ditele di attendere un momento».

Chissà cosa stavano pensando le guardie di me, di Erion e della donna che era già nella stanza del Principe. Non sembravano molto sorprese, il che mi fece domandare se quel viavai non fosse una cosa abituale da quelle parti. Trattenni una smorfia e incrociai le braccia al petto, attendendo con impazienza che la porta della stanza si aprisse.

La Fiamma di BellarisWhere stories live. Discover now