Capitolo 32

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Erion

La riunione non stava andando affatto come speravo. Ero certo che la decisione riguardante le terre di Omerin fosse praticamente presa, invece Lachlan aveva buttato là la questione come una mera ipotesi e diversi membri del consiglio – troppi per i miei gusti – sembravano volersi opporre all'eventualità di un ritiro delle truppe.

«La questione, Altezza, è molto delicata» stava dicendo Richard Hallworth, un tale che era stato proposto per il consiglio da una di quelle vecchie mummie che avevano sostenuto mio padre durante il suo regno. «Non possiamo permetterci errori dettati dall'inesperienza della vostra giovane età.»

«Inesperienza?» domandai ironico, piantando i palmi sul tavolo. «La decisione è stata frutto di un'attenta analisi da parte del Re e mia, in concomitanza con le notizie fornite dal nostro ambasciatore a Omerin, Lord Byron Laurent.»

«Decisione? Credevo dovessimo discuterne, prima di prendere una decisione!»

«Naturalmente» assicurò Lachlan, lanciandomi un'occhiata di avvertimento. «È proprio questa la ragione dell'incontro di oggi.»

«Se posso dare la mia modesta opinione» intervenne Lord Munroe, alzandosi in piedi, «non sottovaluterei le capacità strategiche del nostro sovrano. È giovane, è vero, ma anche suo padre lo era quando salì al trono, e credo che le sue intenzioni siano le migliori, sia per Bellaris che per Omerin.»

Lo fissai accigliato, domandandomi dove volesse andare a parare con quella sceneggiata. Probabilmente desiderava solo ingraziarsi mio fratello.

«Tuttavia, Maestà, anche io ho delle perplessità riguardo questa manovra politica» aggiunse, spostando lo sguardo su Lachlan.

«Parlate, coraggio» lo esortò lui.

«Con i trascorsi che sussistono, ho i miei dubbi che sia saggio ritirare le truppe dal territorio.»

«Dobbiamo dare loro una prova della nostra buona fede!» rimarcai, sporgendomi sul tavolo. «Come potranno mai fidarsi se continuiamo a occupare ingiustamente il loro regno?»

«Non mi sembra che Omerin abbia sofferto di chissà quali privazioni a causa della presenza delle nostre truppe» osservò un altro tizio, un uomo decrepito di nome Thomas Grisen, membro del vecchio consiglio. Ci era sembrato quello più innocuo tra i sostenitori di nostro padre, ragione per cui avevamo pensato di tenerlo nel consiglio come mossa strategica. Pessima idea.

«Avete fatto una passeggiata a Omerin, di recente?» domandò Byron, piccato. «Sono sicuro di no, altrimenti avreste di certo notato i villaggi razziati e i raccolti distrutti. Avreste sentito le donne piangere i propri uomini morti per difendere le loro case.»

«Se non si fossero ribellati...»

«Sono stati invasi, dannazione!» sbottò Byron. «Come diavolo avreste reagito voi?»

«Lord Laurent, calmatevi» lo avvertì Lachlan.

Lui ammutolì, ma potevo vedere la furia che montava dietro i suoi occhi scuri. Lo comprendevo bene. Era la medesima furia che provavo io.

«Il vostro ardore è toccante, Lord Laurent» intervenne di nuovo William Munroe. «C'è una ragione particolare per la quale tenete in questo modo alla liberazione di quelle terre?»

Maledetto bastardo. Mi rifiutavo di credere che sapesse anche di Georgia.

Lui non si scompose minimamente. «Si chiama giustizia, Munroe. Non so se conoscete questo termine.»

«Vi prego di placare gli animi, siamo qui per esprimere le nostre opinioni in merito e prendere una decisione insieme. Gradirei che vi confrontaste senza aggredirvi a vicenda.» Lachlan spostò la sua attenzione su Munroe. «Dicevate, William?»

La Fiamma di BellarisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora